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RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE

Ridurre l'ineguaglianza all'interno di e fra le Nazioni

Pandemia e inflazione acuiscono le disparità all’interno del Paese: dal 2019 al 2021 è peggiorato l’indice di disuguaglianza del reddito disponibile e permangono elevate differenze territoriali e di genere. Anche nel resto del mondo si amplia il divario tra ricchi e poveri: il 10% di popolazione più abbiente possiede il 76% della ricchezza globale.

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Nel mondo ripresa economica non fa rima con equità, l'analisi di Ocse e Oxfam

ll divario globale tra i salari rimane a livelli record, nonostante la disoccupazione sia diminuita. In Italia l’1% più benestante detiene il 23,4% di ricchezza nazionale netta, pari a 39 volte la ricchezza del 20% più povero della popolazione.

La ripresa dalla crisi economica globale del 2008 che ha colpito molti Paesi è lentamente iniziata ma nonostante questo le disparità di reddito e la iniquità nella distribuzione della ricchezza rimangono importante indicatori socioeconomici.
E' quanto afferma l'Ocse nell'ultimo studio "OECD Income Distribution Database (IDD): Gini, poverty, income, Methods and Concepts", pubblicato il 24 novembre, dove si evidenziano quattro aspetti principali riguardanti le prospettive economiche e sociali connesse alla lenta e debole ripresa: il divario tra i salari rimane a livelli record, nonostante la disoccupazione sia diminuita; le classi più agiate hanno ricevuto maggiori benefici dalla ripresa rispetto alla classe media e quella più povera; la persistente disoccupazione di lungo termine ha pregiudicato l'aumento degli stipendi legati ai lavori meno qualificati;  la redistribuzione della ricchezza, che inizialmente aveva funzionato per mitigare gli effetti più duri della crisi, avviene ora in maniera meno decisiva, nella maggior parte dei Paesi.

L'analisi del coefficiente Gini, ovvero un indice che misura la disparità nella distribuzione del reddito o della ricchezza, nei Paesi Ocse mostra come i livelli di iniquità siano arrivati a picchi raggiunti solo nella metà degli anni '80.
Dal 2010 i divari salariali sono significativamente diminuiti ad esempio in Turchia, riflettendo lo sviluppo e l'affermazione economica dei lavori meno qualificati, così come anche in Estonia. Venendo a un quadro comparato della situazione dei Paesi Ocse però, la forbice tra gli stipendi sono aumentati in Slovacchia, in Spagna e in Svizzera, mentre sono cresciuti a livelli preoccupanti in Islanda e Lettonia.

Secondo il rapporto di Oxfam “Un’Economia per l’1%”, che ha rielaborando i dati raccolti da Credit Suisse, a livello globale viene registrata un’iniqua distribuzione dell’incremento di ricchezza netta nel periodo 2000-2015. Dall’inizio del nuovo millennio, infatti, il 50% più povero della popolazione mondiale ha ricevuto appena l’1% dell’incremento di ricchezza, mentre oltre la metà del surplus è andata all’1% più ricco. Inoltre Oxfam ha calcolato che nel 2015, 62 persone possedevano la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di individui, ossia la metà più povera della popolazione mondiale, nel 2010 erano 388. Nello stesso periodo la ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale si è ridotta di poco più di mille miliardi
di dollari, una contrazione del 41%.

La situazione dell'Italia, mostra come nel 2015 la distribuzione della ricchezza nazionale netta ha visto il 20% più ricco degli italiani possedere il 7,7% della ricchezza nazionale, il successivo 20% controllare il 18,3% della ricchezza, lasciando al 60% più povero dei cittadini solo il 14% di ricchezza nazionale. Il 10% popolazione italiana possiede oggi quasi otto volte la ricchezza della metà più povera dei connazionali. Inoltre l’1% più ricco degli italiani, che detiene il 23,4% di ricchezza nazionale netta, è pari a 39 volte la ricchezza del 20% più povero degli italiani.

di Elis Viettone

martedì 29 novembre 2016

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