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Alta sostenibilità: non c’è produzione duratura senza un consumo consapevole

L’impatto ambientale e sociale deve diventare centrale nella strategia delle imprese. Se ne è discusso su Radio Radicale nella rubrica ASviS condotta da Manieri e Viettone, ospiti Bobbio, Frare e Lucchini. [VIDEO] 12/10/21

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Durante la crisi pandemica, la carenza delle materie prime, la pressione sulle filiere e l’alterazione dei meccanismi di distribuzione hanno mostrato i limiti degli attuali modelli di produzione e consumo. L’evento dedicato al Goal 12 - Consumo e produzione responsabili, dal titolo “Sistemi interattivi: fare 'rete' dopo la pandemia”, organizzato l’8 ottobre nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile, ha mostrato come l’Italia sia ai primi posti in Europa in termini di economia circolare, ma servano politiche più incisive per raggiungere i target prefissati a livello internazionale.

L’ultima puntata della rubrica ASviS “Alta sostenibilità”, dal titolo “Consumo e produzione responsabili, come sta cambiando il mondo?”, andata in onda su Radio Radicale l’11 ottobre e condotta da Valeria Manieri ed Elis Viettone, è stata l’occasione per approfondire questi temi, grazie alla presenza di Valentino Bobbio,  segretario generale NeXt - Nuova economia per tutti e coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 12, Benedetta Frare, responsabile comunicazione Fairtrade Italia, e Marco Lucchini, segretario generale della Fondazione Banco Alimentare Onlus.

Valentino Bobbio,  segretario generale Next - Nuova economia per tutti e coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 12

Bobbio ha dichiarato: “Fare rete significa mettere insieme produzione e consumo, perché sono facce della stessa medaglia. Oggi si produce molto male e si consuma ancora peggio, e il cattivo consumo induce una cattiva produzione. Il centro dell’economia è il benessere delle persone, ossia la dimensione sociale, mentre la dimensione ambientale rappresenta il limite, ciò che il pianeta può reggere. Il profitto è invece il vincolo, infatti occorre fare profitto per riuscire a innovare e investire.
Il problema è che sovente si fa profitto scaricando i costi sull’ambiente (emissioni) e sulle persone (basse retribuzioni)”. Secondo Bobbio, occorre mettere l’impatto ambientale e sociale al centro della logica di produzione, altrimenti la sofferenza ambientale e sociale sono destinate a crescere. “Porsi obiettivi ambientali e sociali impone di cambiare le logiche di produzione. Abbiamo una spinta dall’alto, dall’Unione europea e dalla normativa nazionale. Accanto a questa ci vuole una spinta dal basso”.

Benedetta Frare, Responsabile comunicazione Fairtrade Italia

Frare ha esposto il punto di vista di Fairtrade, marchio di certificazione di commercio equo nato per supportare lo sviluppo dei produttori agricoli e dei lavoratori in via di sviluppo: “Molto spesso le persone non si rendono conto che la maggior parte delle cose che consumano arrivano da molto lontano. I nostri prodotti preferiti dipendono da Paesi lontani da noi. L’80% di quello che mangiamo è legato a 500 milioni di agricoltori dei Paesi in via di sviluppo, spesso famiglie che coltivano piccoli terreni. Dobbiamo consumare consapevoli del lavoro e delle sfide che questi agricoltori devono affrontare, e non parliamo solo del tema del reddito ma anche del cambiamento climatico. Allora è possibile che le persone si mettano in discussione e siano disposte a pagare di più. Questo significa anche a rinunciare, attivando un consumo più responsabile e consapevole”. Frare ha auspicato l’introduzione di una normativa che guardi all’impatto sociale ed ambientale delle filiere.

Marco Lucchini, segretario generale della Fondazione Banco alimentare onlus

Lucchini si è soffermato sulle risposte del sistema agroalimentare durante la crisi pandemica: “Il primo atto è stato l’accaparramento, in particolare di beni di prima necessità a lunga durata. Poi abbiamo assistito al fenomeno delle file davanti alle associazioni che aiutavano chi non aveva più la possibilità di andare al supermercato. I numeri sono aumentati: noi siamo arrivati a punte di due milioni di persone che si rivolgevano alle nostre quasi ottomila associazioni. Oggi siamo tornati intorno a un milione e seicentomila, comunque superiore ai livelli pre-pandemia. Questi scenari ci dicono che il tema dell’accesso al cibo non è più un problema solo dei consumatori, ma rientra in una forma di insicurezza alimentare permanente”. Lucchini ha ricordato che il 2021 è l’Anno internazionale della frutta e della verdura promosso dalla Fao: “Stiamo girando in varie fiere che trattano questo argomento, tra cui Rimini e Madrid. La nostra intenzione è di intervenire anche sul tema dello spreco riducendo il gap tra abbondanza e mancanza”.

di Monica Sozzi

 

RIASCOLTA L’ULTIMA PUNTATA – Alta sostenibilità: Consumo e produzione responsabili, come sta cambiando il mondo?

Vai all'archivio delle puntate di Alta sostenibilità, la trasmissione di ASviS a cura di Valeria Manieri, Ruggero Po ed Elis Viettone, in onda il lunedì dalle 12:30 alle 13:00 su Radio Radicale.

martedì 12 ottobre 2021

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