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Entro il 2050 triplicata la necessità delle materie prime, già oggi in deficit rispetto ai consumi del Pianeta

La necessità e la relativa estrazione di materie prime è aumentata di tre volte dal 1970 ad oggi e mantenendo questo ritmo triplicherà nei prossimi 35 anni. La denuncia dell'Unep in uno studio che analizza lo status quo, le tendenze, le dinamiche dell'estrazione, commercio e consumo delle risorse.

La necessità e la relativa estrazione di materie prime è triplicata dal 1970 ad oggi e mantenendo questo ritmo è destinata a triplicare ancora entro il 2050.
La denuncia, frutto del lavoro di un gruppo di scienziati che studiano i flussi globali di materie prime (Irp-International resource panel) per conto dell'Unep, il Programma ambientale dell'Onu, nel dettagliato rapporto Global Material Flows and Resource Productivity, sottolinea ancora una volta come il modello economico e produttivo attuale non sia sostenibile e serva una nuova consapevolezza condivisa per invertirlo. Basato su dati solidi, lo studio analizza la situazione attuale, le tendenze, le strategie e le dinamiche rispetto all'uso delle risorse, inclusi l'estrazione, il commercio e il consumo di biomasse, combustibili fossili, metalli e minerali.

Così la quantità oggi necessaria di questi materiali è aumentata vertiginosamente, in particolare dal Duemila, a causa dello sviluppo industriale e urbano dei Paesi emergenti quali Cina, India e Sud-est asiatico che hanno richiesto sempre più ferro, acciaio, cemento, energia e forniture per l'edilizia: da 22 miliardi di tonnellate di materie estratte nel 1970 si è arrivati a 70 miliardi di tonnellate nel 2010.

Continuando in questa direzione, entro il 2050 saranno necessari 180 miliardi di tonnellate di materie prime per venire incontro alla domanda di 9 miliardi di abitanti della Terra.
Consumi che ad oggi risultano fortemente sbilanciati in favore dei Paesi sviluppati: questi utilizzano in media 10 volte la quantità di risorse di quelli in via di sviluppo.
Nello specifico il divario tra Europa e Nord America, dove il consumo procapite di materie prime oscilla tra le 20 e 25 tonnellate, l'Asia del Pacifico, l'America Latina e i Caraibi, con consumi procapite tra le nove e le dieci tonnellate, e l'Africa, dove questa media si ferma ad appena tre tonnellate procapite, mostra le diseguaglianze delle condizioni di vita nelle diverse aree del mondo e ribadisce il lavoro opportuno per raggiungere uno sviluppo sostenibile per tutti.
Il rapporto indica anche come il grado di sviluppo e benessere raggiunto nelle ricche aree industrializzate è stato largamente ottenuto attraverso dinamiche produttive e di consumi ad alto impatto in termini di risorse naturali non sostenibili, e che questo tipo di modello è a maggior ragione ancor meno replicabile nelle altre parti del mondo.

Come avevamo già sottolineato anche sul nostro sito, la data in cui idealmente tutte le risorse a disposizione nell'arco di un anno vengono esaurite, l'Earth Overshoot day, è stata raggiunta l'8 agosto: abbiamo consumato quindi in sette mesi le risorse che in proporzione alla popolazione e al capitale naturale, sarebbero dovute bastare per 12, oltre ad aver immesso nell'atmosfera un volume di Co2 nettamente superiore alle capacità della Terra di equilibrarla. Nonostante l'attenzione collettiva a livello nazionale e mondiale su questi temi, questa data continua ad essere anticipata ogni anno, mostrando come i consumi continuano in realtà ad aumentare.

L'unica via per raggiungere uno standard sostenibile di sviluppo per tutti, si legge nel rapporto, è scollegare l'uso crescente delle materie prime dalla crescita economica, migliorare l'efficienza dei materiali e aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo.

di Elis Viettone

lunedì 22 agosto 2016

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