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LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze

La concentrazione media globale di CO2 in atmosfera ha raggiunto nel 2022 nuovi livelli record, pari a 415,8 ppm (parti per milione). Dopo il crollo delle emissioni per la pandemia (-8,9%) nel 2020, le emissioni in Italia sono aumentate nel 2021 del 4,8%.

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Alta sostenibilità: l’antropocene è l’era del paradosso difficile da spezzare

Dobbiamo ripensare interamente il nostro modo di vivere sul Pianeta. Se ne è discusso su Radio Radicale nella rubrica ASviS condotta da Manieri e Po, ospiti Dubini, Gori Sassoli, Meschiari. [VIDEO]   28/3/22

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“Come ripensare alla cultura dell’abitare questa Terra, dopo pandemia e con una guerra in corso?” è il titolo della puntata di “Alta sostenibilità” andata in onda su Radio Radicale il 28 marzo e condotta da Valeria Manieri e Ruggero Po. Ospiti della trasmissione sono stati Paola Dubini (coordinatrice del Gruppo di lavoro ASviS "Cultura per lo sviluppo sostenibile”), Niccolò Gori Sassoli (responsabile ASviS delle relazioni con i media), Matteo Meschiari (scrittore, professore associato di Geografia e Antropologia Università di Palermo).

Niccolò Gori Sassoli, responsabile relazioni con i Media

In apertura di dibattito Gori Sassoli ha ricordato il “programma comune di lavoro indicato nell’Agenda 2030, messo in piedi da tutte le nazioni del mondo che fanno capo all’Onu, attualmente la principale infrastruttura organizzativa con cui l’umanità si governa. Una infrastruttura fragile, continuamente messa a rischio. In relazione all’abitare questo Pianeta, ci sentiamo un po’ i padroni pur sapendo di essere solo degli ospiti, di passaggio. Abbiamo sviluppato tanta conoscenza scientifica, però usiamo spesso il nostro arbitrio in maniera contraddittoria. Forse abbiamo bisogno di assumere un po’ di umiltà e tornare a essere umani, anche nel rapporto con la natura. Chiediamo ai nostri ragazzi cosa vogliano per il futuro. In queste settimane dobbiamo ripensare al nostro rapporto con l’energia, un tema che riguarda non solo l’occidente, che ha guidato negli anni un modello di sviluppo da cambiare, ma tutta la specie umana”.

Matteo Meschiari, scrittore, professore associato di Geografia e antropologia Università di Palermo

“La vera urgenza è ripensare interamente al nostro modo di vivere sul Pianeta”, ha argomentato Meschiari. “Fiaccati dalla pandemia e dal ritorno della guerra, ci troviamo in una situazione di negazione del trauma. Un qualcosa di molto pericoloso, che ci impedisce di guardare la realtà che sta arrivando fatta di cambiamenti climatici e vari collassi di sistema. Dobbiamo provare a lavorare su un livello doppio, tanto pratico quanto di tipo psicologico collettivo. Faccio un esempio, intorno al 2016 due inventori svedesi hanno ideato un rubinetto che permette di risparmiare fino al 98% d’acqua. Sapendo che entro il 2030 aumenterà la richiesta di acqua di circa il 40% nel mondo, mi interessa descrivere come nasce questo progetto: i due inventori hanno dichiarato che l’idea nasce dall’aver immaginato un futuro peggiore. Si sono collocati dunque in una narrazione distopica per evitare i problemi che ci attendono. È in questo tipo di meccanismo che possiamo trovare la formula per riabitare la Terra, e cioè prevedere la tempesta e non rassegnarsi al male che porterà. Abbiamo poi anche un problema di manipolazione della complessità, per me siamo in pieno collasso cognitivo. Non abbiamo la capacità del pensiero paradossale, caratteristica dell’antropocene che rappresenta proprio l’era del paradosso. Faccio un altro esempio. A seguito dell’uragano Katrina del 2005 una marea di sfollati si è rifugiata nella ‘Superdome’ (Lousiana). Quando si sono spenti i generatori di energia elettrica, si sono innescate violenze da romanzo distopico, da serie di Netflix. L’interruzione elettrica fu causata dalla fine del gasolio, lo stesso che se consumato alimenta i cambiamenti climatici che fortificano gli eventi estremi come Katrina. Parliamo di una circolarità difficile da spezzare. Tutta l’economia occidentale si regge su questo tipo di consumi. Ognuno di noi può fare molto per il cambiamento, ma il problema strutturale è l’impostazione economica dei Paesi industrializzati”.

Paola Dubini, coordinatrice del Gruppo di lavoro ASviS "Cultura per lo sviluppo sostenibile" (professoressa di management all'Università Bocconi di Milano)

Ma dopo due anni di pandemia e con la guerra e la crisi climatica in corso, qual è la funzione della cultura? Sul tema è intervenuta Dubini: “La prima cosa che mi sento di dire è che le organizzazioni culturali hanno come compito quello di tenere sotto controllo la distanza di sicurezza fra le persone, visto che aiutano a metterci in relazione con lo spazio, con il tempo e con gli altri. Molto di questo è presente anche nell’Agenda 2030, basti pensare al Goal 4 sull’istruzione e al Goal 10 sull’inclusione. In generale, c’è bisogno in questo momento di avere un diverso livello di consapevolezza, soprattutto tra persone, società ed economie più fortunate che devono riconoscere una dimensione solidaristica, elemento che spesso è mancato. L’idea per esempio di una economica circolare deve anche sposarsi con quella di una società circolare. Un lavoro importantissimo da fare è sull’attenzione alla postura individuale, che passa dalla scelta delle parole allo sguardo. Se poi parliamo di transizione, dobbiamo anche capire che la soluzione migliore è consumare meno. Un problema non facilmente risolvibile, che ha diverse implicazioni”.

 

di Ivan Manzo

 

RIASCOLTA L’ULTIMA PUNTATA – Alta sostenibilità: come ripensare alla cultura dell’abitare questa terra, dopo pandemia e con una guerra in corso?

 Vai all'archivio delle puntate di Alta sostenibilità, la trasmissione di ASviS a cura di Valeria Manieri, Ruggero Po ed Elis Viettone, in onda il lunedì dalle 12:30 alle 13:00 su Radio Radicale.

lunedì 28 marzo 2022

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