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LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze

La concentrazione media globale di CO2 in atmosfera ha raggiunto nel 2022 nuovi livelli record, pari a 415,8 ppm (parti per milione). Dopo il crollo delle emissioni per la pandemia (-8,9%) nel 2020, le emissioni in Italia sono aumentate nel 2021 del 4,8%.

Notizie

È online la mappa dei target nazionali sulle emissioni presentati alla Cop21

Dopo l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi, in cui sono stati stabiliti i programmi per l’azione climatica, i paesi che lo hanno ratificato sono 125.

Sul sito del Climate Policy Server è stata pubblicata una dettagliata mappa dell’intero globo in cui è possibile scoprire gli obiettivi e i piani di ciascun Paese che ha ratificato l’Accordo di Parigi del dicembre 2015, per ridurre le emissioni di gas serra e aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici.

L'accordo di Parigi, per la prima volta, convoglia tutte le nazioni verso la causa comune di combattere il cambiamento climatico migliorando il supporto per avviare i Paesi in via di sviluppo verso lo stesso traguardo.

L’obiettivo centrale dell’accordo è quello di rafforzare la risposta globale alla minaccia del cambiamento climatico cercando di mantenere la temperatura globale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali e di perseguire gli sforzi per limitare l'aumento della temperatura a 1,5°. Inoltre, l'accordo mira a rafforzare la capacità dei Paesi di affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici.

Per raggiungere questi obiettivi ambiziosi era stato richiesto ai Paesi di presentare a Parigi i propri “Intended Nationally Determined Contributions” (Indc), cioè intenzioni di intervento di ciascun governo per farsi carico della riduzione delle emissioni. Con la ratifica dell’Accordo di Parigi, le intenzioni diventano impegni,  e gli Indc sono diventati "Nationally Determined Contributions" (Ndc), Ad oggi questi paesi sono 125 su 195 firmatari. Gli Ndc possono sempre essere rivisti in corso d’opera, ma solamente per essere rafforzati.

Entro il 2018, le Parti valuteranno gli sforzi collettivi per raggiungere l’obiettivo prefissato e riferiranno sugli Ndc concordati. Ogni cinque anni si valuteranno, poi, i progressi verso il traguardo collettivo. In questo modo tutte le parti saranno a conoscenza delle azioni delle altre.

Gli obiettivi italiani rientrano in quelli collettivi dell’Ue, per cui non sono stati indicati dei singoli Ndc nazionali. Nessun membro dell’Ue, infatti, ha stabilito un proprio contributo nazionale, sebbene alcuni di essi, come ad esempio la Germania, abbiano stabilito dei propri target più ambiziosi. Nel complesso, tutti e 28 gli stati membri (compreso il Regno Unito) devono indirizzare i loro sforzi per la diminuzione delle emissioni totali del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. Ad oggi, i programmi definiti non sembrano essere soddisfacenti per il raggiungimento dell’obiettivo di limitare l’innalzamento della temperatura ben al di sotto dei 2°. In aggiunta, secondo il Climate Trasparency, l’Italia, fino al 2015, ha adottato politiche sul clima che sono state giudicate dagli esperti poco efficienti rispetto anche ai livelli internazionali.

Nel complesso, l’Italia contribuisce alle emissioni globali per l’1,04% (come viene registrato dalla mappa del Climate Policy Server) producendo quasi 400 MtCO2eq (milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente) ogni anno (dati del 2012). 

 

di Giulia D'Agata

venerdì 10 febbraio 2017

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