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Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile

Oltre tre miliardi di persone nel mondo dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il loro sostentamento. Secondo gli ultimi dati 2021, risulta che di questo passo entro il 2050 avremo più plastica che pesci nei nostri mari. A fronte di una media europea del 77,8%, in Italia gli stock ittici sono sovrastruttati al 91,4%. 

Notizie

Un fondo per le barriere coralline: nasce la prima assicurazione sulla natura

Proteggere le persone e l’economia delle zone costiere dalle inondazioni aumentando la resilienza di barriere coralline e spiagge. È lo scopo del nuovo fondo assicurativo di The Nature Conservancy.

Le barriere coralline, le mangrovie e le aree paludose rappresentano la prima difesa contro le inondazioni marine delle aree costiere. È per questo che The Nature Conservancy (Tnc), organizzazione non governativa con sede ad Arlington (Virginia) la cui missione è salvaguardare la natura, sta sviluppando un fondo assicurativo sui beni e servizi ecosistemici.

Il progetto si chiama The Reef & Beach Resilience and Insurance Fund e la logica che segue è quella di preservare e riparare le barriere coralline e le spiagge per ridurre il rischio di inondazioni e mitigare le conseguenze che queste hanno sulla sicurezza e l’economia delle zone costiere.

Quando sono intatte, infatti, le barriere coralline riescono a ridurre la potenza delle onde del 97%, mentre un’estensione di mangrovie pari a 100 metri può limitarne l’altezza del 60%: valori che pongono i servizi naturali allo stesso livello di efficacia di dighe, frangiflutti o sacchi di sabbia anti allagamento, infrastrutture meno resilienti e più costose da installare o mantenere.

Le opportunità economiche legate alla protezione degli ecosistemi marini sono evidenziate anche da uno studio condotto da scienziati del Tnc e pubblicato a maggio nel Journal of Marine Policy. Secondo l’indagine, il turismo legato alle barriere coralline genera 40 milioni di dollari l’anno per ogni chilometro quadrato di estensione e 36 miliardi di dollari a livello globale.

Se a questo si aggiunge che sono circa 840 milioni le persone nel mondo che vivono in zone a rischio di inondazioni, ecco che affiora il potenziale di un’assicurazione sugli ecosistemi che sia in grado di tutelare le comunità costiere e salvaguardare il turismo naturalistico da cui dipendono.

Il progetto, al quale The Nature Conservancy lavora da più di due anni, è il primo del suo genere ed è già operativo in via sperimentale a Cancún e Puerto Morelos, in Messico, dove gran parte del turismo è legato alla Barriera corallina mesoamericana. In questa sua prima applicazione, il sistema assicurativo funziona grazie alla collaborazione tra settore pubblico e privato, dove gli alberghi delle zone costiere alimentano e usufruiscono del fondo, mentre la gestione dello stesso è monitorata dal governo. Ecco come funziona:

  1. L’albergo paga il premio assicurativo per acquistare una polizza su una determinata estensione di barriera corallina e spiaggia.
  2. Parte del fondo finanzia la riparazione e il mantenimento degli habitat marini e costieri.
  3. Il resto viene usato per acquistare un’assicurazione sulle calamità naturali i cui risarcimenti coprono danni quali l’erosione delle spiagge o il danneggiamento degli ecosistemi marini.
  4. Di fronte agli eventuali danni subiti dalla struttura alberghiera in quanto tale, che tecnicamente non rientrano nella copertura assicurativa e quindi non prevedono risarcimento, il fondo opera come autoassicurazione. In altre parole, gli alberghi ricevono comunque del denaro in misura sufficiente a coprire le perdite.

Scopri di più sul Reef & Beach Resilience and Insurance Fund
Visualizza l’infografica per comprendere come funziona il fondo
Lo studio sul turismo naturalistico e le barriere coralline


di Lucilla Persichetti

venerdì 8 settembre 2017

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