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In Italia la dispersione scolastica passa dal 14,7% nel 2018 al 13,1% nel 2021, a fronte di una media Ue del 9,7%. Permangono divari di genere più forti che negli altri Paesi europei e allarmanti disparità sociali e territoriali con riferimento alla qualità degli apprendimenti.

Notizie

La scuola che cambia: il contributo dei patti educativi territoriali

Positivo l’impatto delle collaborazioni tra scuole e attori locali, dice un Rapporto del Forum DD, ma servono risorse pubbliche e politiche settoriali per intervenire sulle profonde disuguaglianze educative dell’Italia. 15/12/21

Sono le istituzioni politiche e scolastiche di livello intermedio le grandi assenti nei patti educativi territoriali, in particolare nella fase di progettazione. È quanto emerge dal rapporto “Patti educativi territoriali e percorsi abilitanti. Un’indagine esplorativa” pubblicato il 1° dicembre dal Forum disuguaglianze e diversità (Forum Dd). Tre gli obiettivi della ricerca: diffondere informazioni sulle disuguaglianze educative, raccogliere le esperienze delle comunità educanti e proporre un’agenda politica intersettoriale che colmi i divari territoriali, tra Nord e Sud e tra centro e periferia, in ambito formativo.

Ma che cosa sono i patti educativi e qual è il loro contributo? I patti educativi consistono in accordi di collaborazione tra scuole e attori, pubblici e privati, che possono contribuire al miglioramento del contesto formativo, al contrasto alla dispersione scolastica e alla diminuzione del divario educativo, causato da fattori territoriali e socio-economici e acuito dall’emergenza sanitaria, fenomeno rilevato anche nell’indagine Invalsi del 2021. Nel Rapporto sono state analizzate le esperienze di 15 patti educativi (rappresentati nella mappa sotto) diversi per prospettive temporali, livello di formalità e territori interessati sulla base di tre dimensioni: l’anatomia dei progetti, la sostenibilità economica e i risultati ottenuti. Sebbene non sia possibile individuare un modello unico in quanto le esperienze sono eterogenee, si possono tuttavia riscontrare alcuni punti in comune: i patti hanno l’obiettivo di sviluppare competenze trasversali e non cognitive; le risorse pubbliche a disposizione sono carenti, motivo per cui la maggior parte dei progetti è finanziata da fondi privati o di bandi specifici che non garantiscono continuità e flessibilità; le iniziative hanno contribuito al miglioramento del contesto sociale, alla rigenerazione urbana, ai processi di innovazione scolastica e allo sviluppo locale. Alla luce dei risultati positivi riscontrati anche nell’indagine di Forum Dd, reti e organizzazioni della società civile hanno indirizzato a Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione, una lettera, sottoscritta anche dall’ASviS, per chiedere di destinare parte dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) alla realizzazione di 100 patti educativi in aree fragili del Paese.

Dieci raccomandazioni di policy. Il lavoro del Forum disuguaglianze e diversità si conclude con la descrizione di una serie di misure da implementare. Tra queste, oltre alla necessità di una maggiore responsabilità da parte dei diversi livelli di governo, si evidenzia l’importanza di considerare la multifattorialità delle disuguaglianze formative e di attuare politiche intersettoriali. I divari educativi sono infatti strettamente legati alle differenze socio-economiche e al contesto familiare di ragazzi e ragazze. Occorre quindi che le politiche di contrasto alle disuguaglianze educative, accentuate dalla pandemia, siano accompagnate, ad esempio, da misure di sostegno all’occupazione e di promozione della parità di genere. Si invitano inoltre le istituzioni ad effettuare un monitoraggio e una valutazione dei patti educativi territoriali per condividere esperienze e favorire ulteriori progetti di cambiamento.

 

Scarica il Rapporto

 

Di Maddalena Binda

mercoledì 15 dicembre 2021

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