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In Italia la dispersione scolastica passa dal 14,7% nel 2018 al 13,1% nel 2021, a fronte di una media Ue del 9,7%. Permangono divari di genere più forti che negli altri Paesi europei e allarmanti disparità sociali e territoriali con riferimento alla qualità degli apprendimenti.

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Pandemia e generatività: relazioni e solidarietà le chiavi del futuro dei giovani

All’evento ASviS-Cortile dei Gentili si è riflettuto su come sanare le ripercussioni sociali causate dalla pandemia sulle nuove generazioni. Amato sul contrasto alla denatalità: “Per la famiglia il welfare è tutto da ripensare”.   19/2/22

“Per avviare il confronto mi vorrei soffermare su questa parola carica di significati e dal forte potere evocativo: ’Generatività’, che comprende la capacità di dare e ricevere, l’ascolto e l’empatia, utili per entrare in sintonia con gli altri esseri umani ed esercitare un impatto positivo sulle loro vite”. È con queste parole che Marcella Mallen, presidente dell’ASviS, ha aperto i lavori dell’evento “Pandemia e generatività”, organizzato dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile e dalla Consulta scientifica del Cortile dei Gentili il 18 febbraio. L’incontro, che ha toccato complessivamente 69mila visualizzazioni e raggiunto 28mila persone e che ha dato seguito alla collaborazione avviata ad aprile 2021 con l’evento “Pandemia e resilienza”, ha rappresentato l’occasione per riflettere su come affrontare le ripercussioni sociali e psicologiche su bambini, bambine e adolescenti, causate dalla crisi sanitaria scatenata dal Covid-19.

Ad affiancarla nei saluti di apertura, Giuliano Amato, presidente della Consulta scientifica del Cortile dei Gentili: “Dobbiamo domandarci come rimediare e quanti e quali sono i rimedi ai guasti che mesi di distanza dalla scuola, di scuola intermittente, di relazioni sociali e amicali troncate, hanno creato in ragazzi e ragazze che hanno avuto come unico contatto col mondo il loro telefonino e i loro rapporti con la rete”. Il tema della solitudine delle giovani generazioni è affrontato “con inusuale spessore” nel volume da cui trae origine l’evento, ha ricordato Mallen, un disagio legato alla perdita di relazioni a causa della pandemia che necessita di essere curato con la socialità: “È la relazione con gli altri che costruisce la persona”.

La socialità giovanile al tempo della pandemia. Il dibattito ha preso avvio con l’intervento di Carla Collicelli, senior expert dell’ASviS e membro della Consulta scientifica del Cortile dei Gentili, la quale ha richiamato alcuni aspetti che caratterizzavano la condizione minorile già prima della pandemia, ma che la crisi sanitaria ha reso evidenti e accentuato. Dalla povertà minorile (“le famiglie con bambini piccoli sono all’ultimo posto nella scala economica”) alla crisi dei ruoli educativi e all’analfabetismo emotivo (cioè l’incapacità di esprimere le emozioni), dallo sradicamento identitario ai disturbi da stress.  Ma soprattutto, i giovani si sono trovati “il mondo sottosopra”: “i ragazzi hanno visto modificarsi le loro abitudini, gli schemi di vita, hanno cominciato a ritrovarsi in un ambiente determinato e condizionato da ansia e paure crescenti” dei familiari intorno a loro, con riflessi sul loro corpo, come i disturbi dell’alimentazione. Quattro, secondo Collicelli, gli antidoti per sanare il loro futuro: generatività, per “determinare le scelte da qui ai prossimi anni, perché i problemi su cui stiamo ragionando non si risolvono in tempi brevi”; l’intergenerazionalità, ovvero un “passaggio tra generazioni non solo come mera successione anagrafica, ma come catena di trasmissione di valori, di conoscenze, di passioni”; il risveglio di interesse positivo intorno ai giovani, dal Papa alla politica; esperienze attivanti, come il volontariato e l’impegno sociale.

 

Le aspirazioni della “Generazione C”. Federico Brignacca, coordinatore del Gruppo di lavoro dell’ASviS “Organizzazioni giovanili”, ha esordito auspicando che la recente riforma costituzionale stimolata dall’ASviS, che ha portato all’inserimento della tutela dell’ambiente e delle future generazioni nella Carta, possa “orientare seriamente l’impegno delle istituzioni nelle politiche pubbliche future”. Brignacca ha poi riportato un esempio positivo, lo “Youth4climate”, l’evento internazionale che ha coinvolto circa 400 giovani da tutto il mondo a settembre 2021 per avanzare proposte sul clima: “è stata la prima esperienza di ‘governo dei giovani’”, che “ha dato la possibilità a ragazze e ragazzi di tutto il mondo di essere protagonisti laddove si prendono decisioni. L’auspicio, mio e del mondo giovanile, è che questo dialogo intergenerazionale non sia relegato a casi isolati ma diventi un processo di coinvolgimento dei giovani sempre più utilizzato”. Ha evidenziato in particolare la volontà dei giovani di attivarsi, perché “vorremmo essere una ‘Generazione C – di Changemakers’, in grado cioè di generare cambiamento”.


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Il paradosso italiano della denatalità. Ha preso poi la parola Stefano Zamagni, della Consulta scientifica del Cortile dei Gentili, che ha introdotto il tema del calo demografico nel nostro Paese riportando le proiezioni Istat al 2070, che portano a un valore mediano di 47 milioni, con tassi di dipendenza del 22% per i minori e del 63% per gli anziani, e questo vuol dire che “quasi raddoppierà il tasso di dipendenza degli anziani”. Il cambiamento si ripercuoterà, ad esempio, sul tasso di imprenditorialità, sulla felicità e sulle pensioni, basti pensare che “le generazioni giovani dovrebbero lavorare almeno 16 ore al giorno per poter generare quei redditi da cui ottenere i ricavi per finanziare le pensioni”. Zamagni ha poi affermato che “bisogna rimettere al centro le politiche della famiglia” (non per la famiglia, come i bonus, che non è che non servono, ma non risolvono il problema della natalità), e “considerare la famiglia come un soggetto attivo”, a partire dalle regole della contabilità nazionale dove la famiglia è vista solo come luogo di consumo e l’impresa come luogo di produzione. Zamagni ha concluso il suo intervento con una riflessione sul tema della conciliazione vita personale-lavoro, specificando che le donne vogliono generare, ma si trovano di fronte alla scelta tragica tra fare carriera e creare una famiglia.

Sviluppare una cultura positiva della maternità. “Ridare dignità alle donne vuol dire non costringerle a dover scegliere tra lavoro e famiglia”, ha affermato Mallen a introduzione dell’intervento di Dora Iacobelli, coordinatrice del Gruppo di lavoro dell’ASviS sul Goal 5 “Parità di genere”. “La cultura dominante in Italia non riconosce e non valorizza le differenze di genere, e una delle conseguenze è il mancato riconoscimento del valore sociale della maternità”, ha affermato Iacobelli. Da qui gli ostacoli che le donne devono affrontare nel mondo del lavoro, dal problema della distribuzione del carico dei figli alle difficoltà del rientro nel percorso di carriera dopo la maternità. “Alcune misure a supporto delle famiglie sono state attivate, come il Family act, ma sono d’accordo con il professor Zamagni che non bastano singole misure: è necessaria una politica strutturale” ha rimarcato la coordinatrice del Gruppo di lavoro. L’intervento si è poi concentrato sulle ripercussioni della pandemia e dello smart-working nella vita delle donne, sullo scarso accesso delle giovani alle discipline Stem (in Italia solo il 16% delle laureate si laurea in facoltà scientifiche), sulla necessità di supportare la crescente imprenditoria femminile e sull’importanza di investire su prossimità, rilancio dei consultori e medicina di genere. “È necessario ricostruire un welfare italiano più attento alle caratteristiche del genere femminile”, ha evidenziato Iacobelli.

Una solidarietà tra generazioni. Alberto Pirni, della Consulta scientifica del Cortile dei Gentili, si è soffermato sul concetto di “solidarietà”, una parola antica da recuperare con un significato nuovo. Il termine ci ricorda che “ciascuna persona è relazione” e porta il significato di colui che “accetta di assumere un debito da solo e insieme”, si tratta dunque di “una solidarietà in singolo e in collettivo”. La sfida del nostro futuro è la solidarietà non solo tra chi è qui e ora, ma con chi verrà, ha proseguito Pirni, evidenziando anche che “generare rinunciando” vuol dire “cercare di guardare non solo all’io ma anche al noi, non solo all’avere ma anche al dare, non solo ai diritti ma anche ai doveri”. Scuola e università, ha evidenziato Pirni, sono “fondamentali agenzie di rinnovata solidarietà”. Pirni ha concluso auspicando una “generatività come apertura al nuovo, alla logica della scoperta, alla ricerca di base, che possa continuare ad essere uno dei filoni principali dell’agire solidaristico”.


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La scuola e i rapporti intergenerazionali. “Se c'è una caratteristica intergenerazionale, un ponte tra generazioni nella società, è tipicamente il mondo dell'istruzione, perché la generazione attuale investe per preparare le generazioni future affinché affrontino meglio il mondo di domani”, ha affermato Andrea Gavosto, coordinatore del Gruppo di lavoro dell’ASviS sul Goal 4 “Istruzione di qualità”, a introduzione del suo intervento. Tra i problemi più urgenti da affrontare, quello della perdita di conoscenze e competenze che i giovani hanno avuto nell’arco di questi due difficilissimi anni. “Questa perdita di apprendimenti è drammatica, una ferita enorme di per sé: oggi sappiamo che un ragazzo su due al termine degli studi non raggiunge il livello minimo di competenze accettate internazionalmente”, ha affermato Gavosto, “Questa generazione ha accumulato un ritardo importante, una ferita che rischia di trascinarsi per tutta la vita”, e per questo è necessario pensare a come recuperare queste carenze. Gavosto ha anche ricordato come i giovani con disabilità siano stati tra i più colpiti durante la pandemia: “più di un terzo è stato completamente tirato fuori dalla didattica a distanza”.  

La posizione del Governo. A prendere parola è stato poi Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione, che ha invitato a non ridurre i problemi al tema della pandemia: “Se c’è stata una pandemia è stata la pandemia dell’individualismo e del populismo, che ha segnato la nostra scuola”. Il ministro ha anche evidenziato che “tutta l'azione che stiamo conducendo è stata quella di riportare i ragazzi a scuola” perché “abbiamo chiarissimo che il tema anche della sofferenza è legato soprattutto alla solitudine”. Bianchi si è poi soffermato sul tema dell’alternanza scuola-lavoro: “Nel 2015 venne introdotto questo termine, ma venne fatto con gli occhi rivolti al passato, alla vecchia industria, poi nel 2018 venne trasformata nei Percorsi per le competenze trasversali (Pcto) dove viene previsto l'orientamento”. E i Pcto, ha sottolineato, non sono avviamento al lavoro ma “orientamento alla vita” e “devono avvenire nel massimo della sicurezza”. Bianchi ha poi evidenziato il forte impegno che lo ha portato a lavorare con gli studenti per ragionare insieme a loro sui modelli di accompagnamento giusti, ricordando come un milione e 600mila ragazzi abbiano partecipato alle elezioni per le consulte studentesche. Bianchi ha proseguito il suo intervento affermando che: “Uno degli elementi fondanti su cui vogliamo lavorare sono i patti educativi di comunità”, perché la scuola deve essere l'elemento fondante per ricostruire le comunità. Bianchi ha concluso il suo intervento sottolineando che “non si può uscire da questa fase senza la ricostruzione di forti valori comuni, che io ritrovo nella Costituzione, ma che ognuno può ritrovare nella sua coscienza”.

 

Le conclusioni. Il dibattito è stato chiuso da Amato e Mallen, che hanno ripercorso i passaggi chiave dell’incontro. “Ci stiamo disperdendo tra un bonus e l’altro, anziché impostare una politica d’insieme nei confronti della famiglia e dei suoi componenti”, ha affermato Amato, precisando che “per la famiglia il welfare è tutto da ripensare e ricostruire”. Per Mallen l’incontro “generativo” ha fatto emergere alcuni temi fondamentali: l’importanza della relazione e del ruolo che può svolgere nella crescita della persona; la necessità di educare i giovani alle emozioni e alla creatività, anche attraverso la proposta del volume di definire un programma di creatività giovanile; la centralità della sfida educativa a tre livelli (giovani, formatori e imprese); l’appello a prendere sul serio la solidarietà, che è alla base del principio di giustizia intergenerazionale ora nella Carta fondamentale; così “mentre il virus dell’egoismo traballa, la Costituzione si consolida al passo con i tempi e aggiornando anche la vitalità della nostra cittadinanza”; la necessità di far evolvere l'attuale modello di sviluppo verso l'ecologia integrale, ascoltando la voce dei giovani. Con una citazione di Seneca, Mallen ha chiuso definitivamente l’incontro: “La nostra società è molto simile a una volta di pietre, cadrebbe se esse non si sostenessero a vicenda, ed è proprio questo che la sorregge”.

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di Flavia Belladonna

sabato 19 febbraio 2022

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