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In Italia la dispersione scolastica passa dal 14,7% nel 2018 al 13,1% nel 2021, a fronte di una media Ue del 9,7%. Permangono divari di genere più forti che negli altri Paesi europei e allarmanti disparità sociali e territoriali con riferimento alla qualità degli apprendimenti.

Notizie

Istat: gli italiani hanno difeso il loro benessere ma aumentano le aree di sofferenza

Il Rapporto Bes 2021 evidenzia il rischio di una crescita non sostenibile e senza equità. La soddisfazione per la vita aumenta ma non per i più giovani. Molti divari si sono allargati. Gli interventi di Blangiardo, Sabbadini e Giorgetti.  21/4/22

Nel 2021 in Italia il benessere è aumentato ma la tenuta del Paese è minacciata dall’emergere di aree di sofferenza nuove e vecchie. Il reddito disponibile delle famiglie e il potere d’acquisto hanno segnato una ripresa, pur restando al di sotto dei livelli precedenti la crisi. Tuttavia, la quota di famiglie in povertà assoluta resta sostanzialmente stabile a livello nazionale e segna una crescita nel Mezzogiorno e tra le fasce d’età più giovani. I due anni di Covid-19 hanno avuto un impatto sulla formazione e sulle competenze dei giovani, sui tassi di occupazione, in particolare quella femminile, e sui divari territoriali. È il quadro che emerge dalla nona edizione del Rapporto sul benessere equo e sostenibile presentato il 21 aprile dall’Istat in diretta streaming dalla sede di Via Cesare Balbo con la partecipazione, tra gli altri, del presidente Gian Carlo Blangiardo, della direttrice generale Linda Laura Sabbadini e del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.  L’analisi dell’Istat è basata su un set di 153 indicatori sui 12 domini (salute, istruzione e altri) in cui è articolato il benessere, analizzati nella loro evoluzione nel corso dei due anni di pandemia: il 2020, anno dello shock dell’emergenza sanitaria, e il 2021, anno della ripresa economica e dell’occupazione, esaminando le differenze tra i vari gruppi di popolazione e tra i territori.

Blangiardo ha dedicato gran parte della sua presentazione alle nuove generazioni, sottolineando come siano stati i bambini, gli adolescenti e i giovanissimi a pagare un altissimo tributo alla pandemia e siano loro a richiedere la massima attenzione da parte delle politiche. Se gli adolescenti insoddisfatti e con un basso punteggio di salute mentale erano nel 2019 il 3,2% del totale, nel 2021 tale percentuale è raddoppiata (6,2%) e include ora circa 220 mila ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni. In questo stesso gruppo di età, la sedentarietà è passata dal 18,6 al 20,9%. Se nella popolazione cresce il benessere soggettivo, ossia la quota di persone che si dichiarano molto soddisfatte per la propria vita, tra i giovani è diminuita in modo tangibile la soddisfazione per le relazioni con gli amici ed è diminuita la percentuale di chi si dichiara molto soddisfatto delle proprie relazioni familiari (-4 punti). Blangiardo ha parlato di “desertificazione degli affetti che ha eroso le basi della soddisfazione dei giovani”, ricordando poi che l’Italia ha un triste primato in Europa per il numero dei giovani tra 15 e 29 anni che non lavorano né sono inseriti in un percorso scolastico o formativo, noti come Neet. Un altro fattore di criticità è rappresentato dall’elevato numero di abbandoni precoci: la quota dei 18-24enni che escono dal sistema di istruzione e formazione senza aver conseguito un diploma o una qualifica, sfiora in Italia il 13%. D’altra parte, ha osservato Blangiardo, “ai giovani più istruiti e qualificati il Paese non offre ancora opportunità adeguate”. Le emigrazioni all’estero dei giovani laureati italiani si sono intensificate rispetto al 2019. In particolare, il Mezzogiorno, soltanto nel corso del 2020, ha perso oltre quasi 22mila giovani laureati. Infine, il presidente dell’Istat ha detto che “il quadro fornito dagli indicatori del Bes suggerisce che è tempo di cambiare strategia” e ha auspicato un robusto investimento sul sistema scolastico e universitario (non solo per gli edifici e le attrezzature ma anche sulle competenze), sulle reti di servizi territoriali per la cultura, lo sport e il tempo libero, e sull’occupazione, soprattutto delle giovani donne.

Nella sua relazione, Sabbadini ha illustrato i risultati principali del Rapporto 2021. Sul tema della salute, l’Italia ha sofferto di più la prima ondata della pandemia, insieme alla Spagna. L’eccesso di mortalità, cioè la differenza tra morti complessive per qualsiasi causa e il numero atteso di decessi basato sul trend storico, è diminuito nelle ondate successive, rimanendo però sempre al di sopra di altri Paesi. Nel 2021 è migliorata la speranza di vita dopo il forte peggioramento dell’anno precedente, ma resta lontana dai livelli del 2019 e diminuisce ancora nel Mezzogiorno. L’Italia continua ad essere comunque ai primi posti in Italia per speranza di vita. In conseguenza della pandemia, è aumentato il numero di coloro che hanno dovuto rinunciare a visite ed esami diagnostici, passando dal 6,3% nel 2019 all’11% nel 2021. Si registra un forte apprezzamento dei cittadini per i medici e il personale sanitario, ma anche per gli scienziati.

Sul lavoro, il Rapporto mostra che l’Italia ha subito una perdita di occupazione maggiore rispetto alla media europea recuperando più lentamente, sia prima che dopo la pandemia. Nel secondo trimestre del 2020 il tasso di occupazione 20-64 anni ha registrato un brusco calo: -1,9% rispetto al trimestre precedente nell’Unione europea, con picchi negativi in Italia (-3%) e Spagna (-4,5%). Rispetto ad altri Paesi, ha rilevato Sabbadini, in Italia la pandemia ha colpito di più le donne, che tuttavia hanno anche recuperato prima degli uomini. “Peggiora la posizione relativa alle donne con figli piccoli, troppo pochi i bambini negli asili nido, il lavoro familiare continua a sovraccaricare le donne”. Un altro elemento riguarda la presenza delle donne nei luoghi decisionali, che si attesta ancora su livelli bassi. Meno di un quinto delle posizioni di vertice è occupato da donne.

La ripresa occupazionale del 2021 ha riguardato esclusivamente dipendenti a termine e collaboratori, soprattutto di breve durata. D’altra parte, nel 2021 è aumentata la soddisfazione per il lavoro ed è scesa la percezione di insicurezza sul proprio futuro lavorativo. Continuano ad aumentare gli occupati che lavorano da casa, triplicati dal 2019. Il picco più alto è stato raggiunto nei mesi del lockdown (circa il 23%), per stabilizzarsi poi intorno al 14,8%. Nel Mezzogiorno il tasso di occupazione, che mostra un aumento più marcato rispetto alle altre ripartizioni (+1,1 punti rispetto a 0,6 del Centro e del Nord), torna ai livelli – ancorché bassi – del 2019 (48,5%). Critica la situazione dell’occupazione nel settore culturale, che “è stata colpita dalla crisi da Covid-19 già nel 2020, e non mostra segni di ripresa nel 2021", secondo il rapporto Bes. Alla fine del secondo anno di crisi pandemica gli occupati del settore sono 55mila in meno, con una perdita relativa del -6,7% tra il 2019 e il 2021, più che doppia rispetto alla contrazione del complesso degli occupati (-2,4%).

Nonostante la crescita dell’occupazione, nel 2020 è aumentata la povertà assoluta, giunta ai suoi massimi dal 2005. Nel 2021, pur in uno scenario economico mutato, la povertà assoluta si è mantenuta stabile, riguardando oltre 1 milione 950mila famiglie (7,5%) e più di 5 milioni 500 mila individui. In Italia 1.400.000 bambini vivono in condizioni di povertà assoluta e continua a crescere la percentuale di famiglie che segnala il peggioramento della propria situazione economica.

Gli indicatori del livello di istruzione e delle competenze hanno subito una battuta d’arresto negli ultimi due anni. Nel 2021 le attività culturali che si svolgono fuori casa hanno subito una ulteriore forte contrazione. Tra lockdown e corsi solo online, “peggiorano le conseguenze dei ragazzi e troppi giovani hanno un livello insufficiente”, ha detto Sabbadini. Inoltre, in Italia i giovani di 30-34 anni che sono in possesso di un titolo di studio terziario sono il 26,8%, a fronte del 41% dei Paesi dell’Unione europea.

Sull’ambiente, dagli indicatori del Bes emerge un miglioramento della qualità dell’aria, ma si segnalano gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, con un aumento degli eventi meteo-climatici estremi quali periodi di caldo, assenza di pioggia e precipitazioni estreme. Permangono le forti criticità sulla distribuzione dell’acqua potabile e la raccolta e il trattamento delle acque reflue urbane. La superficie delle aree terrestri protette, che ricopre oltre un quinto del territorio nazionale, e la disponibilità di verde pubblico pro capite nelle città italiane, non subiscono avanzamenti sostanziali negli ultimi anni. Si riduce la produzione pro capite di rifiuti urbani per effetto del ciclo economico e prosegue la riduzione della quota ancora smaltita in discarica. Si conferma l’incremento degli ultimi anni della percentuale di energia elettrica da fonti rinnovabili.

“La pandemia ci ha dato un duro colpo ma la crescita della copertura vaccinali e la fiducia dei cittadini nella scienza e l’adesione alle politiche che sono state portate avanti ha permesso di ridurre fortemente il danno", ha concluso Sabbadini, segnalando il rischio di “una crescita senza equità” e “non sostenibile”.

Nel corso dell’evento, Giancarlo Rovati, professore di Sociologia generale presso l’Università cattolica di Milano, ha posto l’accento sull’importanza degli investimenti nella cultura come bene comune e nell’occupazione “fondamentale tassello dell’inclusione sociale attiva. Il principale antidoto alla povertà consiste nello sviluppo di occasioni di lavoro regolare e dignitoso più che nell’erogazione di sussidi di lunga durata”.

Filomena Maggino, professoressa di Statistica sociale alla Sapienza di Roma, ha evidenziato che l’Italia grazie al Bes può contare su un lavoro prezioso sul tema dell’equità, con un particolare focus sui bambini e gli adolescenti. Ha quindi auspicato che l’aggiornamento del Bes sia basato su un processo partecipativo che coinvolga la società civile e il mondo scientifico, come è avvenuto in passato.

Nel suo intervento, il ministro Giorgetti ha parlato del rilancio di una politica industriale del Paese come strumento di diffusione del benessere: “È necessario preservare un modello europeo di economia sociale di mercato. Oggi c'è un mercato delle rilocalizzazoni europee in cui i diversi Paesi e anche l’Italia devono offrire un approdo appetibile per le decisioni di investimento. Un fatto essenziale è costituito dall’attività imprenditoriale che genera ricchezza. È essenziale che agli interventi di politica industriale si affianchino politiche sulle competenze del capitale umano. Questo è il momento che la politica economica si concentri sull’offerta. Gli indicatori Bes confermano che siamo di fronte a un contesto straordinario che impone riforme coraggiose. Abbiamo shock che si vanno ripetendo. Probabilmente il rapporto del prossimo anno inquadrerà una situazione ancora più critica rispetto a quella ereditata oggi”.

Leggi il Rapporto

 

di Andrea De Tommasi

 

Fonte dell'immagine di copertina: designer491/123rf

giovedì 21 aprile 2022

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