Un mondo segnato da violenze, la soluzione è nella collaborazione internazionale
Mai così tante morti civili nei conflitti dal 2015, aumentate nel 2023 del 72% rispetto all’anno prima. Il 2022 ha registrato invece il record di donne vittime di omicidio degli ultimi 20 anni. Il quadro dal Global Progress Report. 27/8/24
L’Obiettivo 16 “Pace, giustizia e istituzioni solide” dell’Agenda Onu 2030 è un crocevia importante per tutti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, ma la strada per costruire società pacifiche, giuste e inclusive è ancora lunga.
Lo dichiara il Rapporto “Global Progress Report on SDG 16 Indicators. At the Crossroads: Breakdown or Breakthrough for Peace, Justice and Strong Institutions” pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Unpd), dall'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) e dall'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr), in occasione dell’High Level Political Forum.
Il mondo non è ancora un posto sicuro
I dati rilevati dal Rapporto parlano chiaro. Nonostante gli sforzi, il progresso verso la creazione di un mondo più sicuro arranca. Dal 2015 al 2022, il tasso di omicidi ha registrato una riduzione del 5%, molto lontana dall’obiettivo del 50% fissato al 2030.
La criminalità prolifera, così come la violenza, i maltrattamenti e le vittime civili causate dalle guerre. Solo nel 2023, evidenzia il Report, le morti civili legate ai conflitti sono aumentate del 72%, raggiungendo quota 33.400 morti, con donne e bambini che rappresentano rispettivamente il 36% e il 31% del totale. Il peggior risultato di sempre dall’adozione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Il numero di giornalisti e operatori dei media uccisi in tutto il mondo nel 2023 si è ridotto, ma sono aumentati quelli scomparsi e sono raddoppiati rispetto al 2021 quelli uccisi durante i conflitti. La criminalità organizzata rappresenta un ostacolo significativo alla pace e allo sviluppo: nel 2021 è stata responsabile del 22% degli omicidi. Non va meglio se guardiamo i dati relativi alla violenza sulle donne. Nel 2022, continua il Rapporto, si stima che circa 48.800 donne e ragazze siano state uccise dal loro partner o da un famigliare stretto. Nello stesso anno, circa 88mila donne sono state vittime di omicidio: il numero più alto mai registrato negli ultimi 20 anni.
Quasi 8 bambini su 10 di età inferiore ai 14 anni hanno dichiarato di aver subito violenze domestiche nell’ultimo mese. Più di un terzo delle vittime di tratta di esseri umani sono bambine e bambini. Più in generale, evidenzia il Rapporto, nel mondo, una persona su sei subisce discriminazioni razziali radicate in fattori come l’etnia, colore o lingua, per citare le più comuni. Le persone con disabilità subiscono discriminazioni con il doppio della frequenza.
Un timido segnale positivo arriva dai dati sulla corruzione. Le recenti tendenze mostrano un calo del tasso di percezione della corruzione che passa da una media del 18,3% nel 2010 al 17% nel 2023. Nelle imprese, i tassi di corruzione segnano un calo moderato, soprattutto nei Paesi a medio reddito. Un progresso che suggerisce come gli sforzi globali volti a promuovere governance trasparente e combattere la corruzione stiano iniziando a dare i loro frutti.
Raccolta dati e collaborazione internazionale la chiave per fermare le violenze
Per raggiungere Il Goal 16, continua il Rapporto, serve la collaborazione internazionale. Gran parte della violenza a cui si assiste non si ferma ai confini nazionali. La criminalità organizzata transnazionale, ad esempio, attraverso il traffico di droga, il riciclaggio di denaro, la tratta di esseri umani e il traffico di armi da fuoco, alimenta la violenza e la corruzione, mina lo stato di diritto e sfrutta le situazioni fragili. Solo la cooperazione internazionale può spezzare queste catene di violenza.
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Per supportare al meglio le politiche che sostengono i diritti umani e assicurano una governance giusta e inclusiva è necessario anche migliorare la raccolta e l’accesso a dati di qualità. Sebbene buona parte dei dati sia disponibile per tutti gli indicatori dell'Obiettivo 16, infatti, la copertura nazionale e regionale rimane bassa. Servono sforzi significativi da parte dei sistemi statistici nazionali per rafforzare le capacità di monitoraggio di tutti gli indicatori di pace, giustizia e inclusione a livello nazionale.
di Tommaso Tautonico