Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Progetti e iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

Biodiversità: un milione di specie a rischio estinzione, modificato il 75% delle terre emerse

Il 22 maggio si celebra la Giornata della biodiversità. Per invertire “un declino senza precedenti” bisogna agire subito. Il peso dei prodotti artificiali supera quello della biomassa vivente [VIDEO]21/05/21

Siamo parte della soluzione”. È questo lo slogan scelto dalla Convenzione sulla diversità biologica per celebrare la giornata internazionale della biodiversità che si tiene in tutto il mondo il 22 maggio. Una frase in continuità con quella dello scorso anno, “Le soluzioni si trovano nella natura”, per ribadire che l’adozione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile passa (anche) da una corretta gestione del capitale naturale.

Secondo infatti l’Ipbes (Intergovernmental science-policy platform on biodiversity and ecosystem services), l’ente scientifico a supporto delle Conferenze Onu sul tema, gli attuali trend di perdita di biodiversità mettono a rischio l’80% dei Target contenuti in almeno otto Obiettivi di sviluppo sostenibile (si fa riferimento agli SDGs 1, 2, 3, 6, 11, 13, 14 e 15). La perdita di biodiversità non è dunque solo una questione ambientale, ma è in grado di minare lo sviluppo economico e sociale di un Paese.

 

Biodiversità: un declino senza precedenti

Prima ancora dei lavori dell’Ipbes, era stato il “Millennium ecosystem assessment” (Mea) a informare delle conseguenze sul benessere umano scaturite dalla perdita di biodiversità. Nel rapporto del 2005 si dimostrava come “nel 58,1% della superficie terrestre (dove vive il 71,4% della popolazione) la perdita di biodiversità fosse tale da compromettere la capacità degli ecosistemi di sostenere le società umane”, una percentuale destinata poi a salire, come dimostrato dalle stime degli ultimi anni.

Giornata mondiale della biodiversità
Watson (Ipbes): "Così minacciamo il benessere umano"

 

Nel 2013, invece, lo studio “Natural capital at risk: the top 100 externalities of business”, a opera del programma internazionale Teeb (The economics of ecosystems and biodiversity), per la prima volta analizzava in modo approfondito le “100 principali esternalità negative” nel mondo. Secondo il lavoro, il prezzo pagato dalla collettività per il degrado del capitale naturale era dieci anni fa pari a circa4 mila 700 miliardi di dollari l’anno.


Si hanno esternalità negative quando un'attività economica genera una perdita di benessere in soggetti esterni al processo economico,
ad esempio l’inquinamento che si traduce in spese sanitarie


Tornando ai giorni nostri, è opera dell’Ipbes “la più ampia analisi fatta sul tema” che, con il “Global assessment report on biodiversity and ecosystem services” del 2019 lanciava l’allarme: “Siamo di fronte a un declino senza precedenti della diversità biologica”. Il Rapporto rileva che circa un milione di specie animali e vegetali sono a rischio estinzione e che dal 1900 a oggi nella maggior parte degli habitat terrestri è diminuita di almeno il 20% l’abbondanza di specie autoctone (ovvero originata ed evoluta nel territorio in cui si trova). Quest’ultime, minacciate non solo da fattori climatici e dalla pressione esercitata dall’uomo ma anche dal fenomeno delle specie aliene invasive che, secondo la ricerca “High and rising economic costs of biological invasions worldwide” (marzo 2021) pubblicata su Nature, dal 1970 al 2017 sono state capaci di generare danni economici per circa 1288 miliardi di dollari, un “onere economico di oltre 20 volte superiore al totale dei fondi disponibili per l'Organizzazione mondiale della sanità e le Nazioni unite messe insieme”.

Attualmente, ricorda l’Ipbes, più del 40% delle specie di anfibie e circa un terzo delle barriere coralline e di tutti i mammiferi marini sono minacciati. Per gli insetti ci sono maggiori difficoltà a ottenere una stima accurata, dato che siamo in presenza di quella che viene chiamata una “apocalisse silenziosa”, tuttavia almeno il 10% dovrebbe essere oggi a rischio.


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Di seguito, qualche altro dato rilevante che emerge dalle ricerche compiute dall’Ipbes negli anni:

  • circa il 75% delle terre emerse e il 66% degli ambienti marini sono stati significativamente modificati dall’attività umana;
  • più di un terzo della superficie terrestre mondiale e quasi il 75% delle risorse di acqua dolce sono ora destinate alla produzione agricola o di bestiame;
  • il degrado del suolo ha ridotto la produttività del 23% della superficie terrestre globale;
  • fino a 577 miliardi di dollari in raccolti globali annuali sono a rischio a causa della scomparsa degli impollinatori;
  • nel 2015 almeno il 33% degli stock ittici marini veniva raccolto in maniera insostenibile, e si stima che solo il 7% del raccolto sia avvenuto entro i limiti di sostenibilità;
  • le aree urbane sono più che raddoppiate dal 1992;
  • l'inquinamento da plastica è decuplicato dal 1980;
  • tra 300 e 400 milioni di tonnellate di metalli pesanti, solventi, fanghi tossici e altri rifiuti degli impianti industriali vengono scaricati ogni anno nelle acque del mondo;
  • i fertilizzanti che entrano negli ecosistemi costieri hanno prodotto più di 400 “zone morte oceaniche”, per un totale di oltre 245mila chilometri quadri (un'area complessiva maggiore di quella del Regno Unito).

La perdita di biodiversità insieme a inquinamento chimico e cambiamenti climatici, che rappresentano comunque tre questioni ambientali strettamente collegate tra loro, sono le minacce più urgenti e gravi da affrontare nell’immediato e, a ribadirlo, è il rapporto “Making peace with nature” (marzo 2021) dell’Unep (il Programma ambientale delle Nazioni unite) che senza mezzi termini ammonisce: “dobbiamo porre fine alla guerra suicida che stiamo combattendo con la natura”.

"Senza l'aiuto della natura, non riusciremo né a prosperare e né a sopravvivere”, ha dichiarato il Segretario generale delle Nazioni unite António Guterres in occasione della pubblicazione dello studio, “è ora che impariamo a vedere la natura come un alleato che ci aiuterà a raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030".

L’Unep ricorda che negli ultimi 50 anni il giro d’affari dell’economia mondiale è cresciuto di cinque volte e che, nello stesso periodo, risulta triplicata l’estrazione di risorse naturali e l’espansione di nuove terre coltivate. Un sovrasfruttamento che ha impattato negativamente soprattutto su 1,3 miliardi di persone, le stesse che oggi si trovano in una condizione di povertà.

Video Unep sulla Giornata mondiale della biodiversità

Quando si parla di biodiversità un capitolo speciale è poi quello relativo alle foreste. Esse ospitano infatti oltre l'80% delle specie terrestri di animali, piante e insetti, e sono anche “coinvolte” nello spillover: il salto di specie animale-uomo compiuto da un virus che diventa sempre più frequente man mano che ci introduciamo in profondità degli ecosistemi naturali. Tra le azioni che portano all’esplosione di un’emergenza sanitaria su larga scala, infatti, c’è di sicuro la deforestazione. L’equilibrio forestale va dunque preservato anche perché ha la capacità di essere una sorta di “antivirus naturale”. Se guardiamo però gli ultimi dati, anche su questo fronte c’è ancora tanto da fare. Basti pensare che, il Wwf, con il rapporto “Fronti di deforestazione: cause e risposte in un mondo che cambia” (gennaio 2021) ha sottolineato che tra il 2004 e il 2017 circa 43 milioni di ettari boschivi (l’Italia si estende per 30 milioni di ettari) sono andati in fumo, mettendo così in pericolo la biodiversità locale, la stabilità climatica e la sopravvivenza di milioni di persone. Inoltre, delle foreste che risultano ancora “in piedi”, il 45% è oggi oggetto di degrado e frammentazione.

Un’ulteriore dato che fa riflettere, e che dimostra chiaramente quanto l’uomo stia incidendo sull’ambiente, è tratto infine dallo studio pubblicato su Nature (nel 2020) dal titolo “Global human-made mass exceeds all living biomass”. Dal rapporto si evince che “la massa totale dei prodotti che viene costruita dall’uomo è superiore alla biomassa vivente”. In sostanza, è l’attività umana la “forza dominante” sul Pianeta: strade, palazzi, e tutti gli oggetti prodotti dall’attività antropica superano ora il peso di tutti gli organismi viventi che popolano la Terra.

Insomma, tutti gli studi confermano che il decennio trascorso (2011-2020) è stato il più distruttivo della storia umana, nonostante l’Onu lo avesse dedicato proprio “alla protezione della biodiversità”. Per correre ai ripari, dopo aver fallito in pratica tutti i Target di Aichi (gli obiettivi della Convenzione sulla diversità biologica che erano stati fissati entro il 2020), le Nazioni unite hanno dunque annunciato che il decennio 2021-2030 deve assolutamente essere quello del “ripristino degli ecosistemi”.


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La buona notizia è che la comunità scientifica ci dice che, attraverso un veloce cambio di paradigma, siamo ancora in grado di limitare i danni e di mettere un freno alla perdita di biodiversità. Per garantire però un Pianeta prospero, equo e inclusivo, sia alle generazioni presenti e sia a quelle future, non possiamo prescindere da una serie di azioni chiave, tra cui troviamo: limitare l’aumento medio della temperatura globale rispetto al periodo preindustriale entro i 2°C, facendo il possibile per restare sotto l’asticella di 1,5°C, come stabilito dall’Accordo di Parigi; dimezzare nel giro di qualche anno la quantità di specie aliene invasive introdotte negli ecosistemi; bloccare la diffusione della plastica nell’ambiente (di questo passo rischiamo di avere più plastica che pesci nei nostri mari al 2050); regolamentare l’uso di pesticidi e fertilizzanti soprattutto in agricoltura; eliminare i sussidi dannosi all’ambiente che nel mondo secondo l’Ocse ammontano a circa 500 miliardi di dollari l’anno (una quota pari a dieci volte quella che viene invece destinata alla conservazione naturale); arrestare la deforestazione; cambiare modelli di produzione e stili di vita.

Guarda il video dell'ASviS sulla Giornata mondiale per le Api

 

Biodiversità significa ricchezza: i servizi ecosistemici

La biodiversità è “la ricchezza della vita sulla Terra, in tutte le sue forme e in tutte le sue interazioni”, ricorda la Convenzione sulla diversità biologica, motivo per cui il benessere umano dipende dal buono stato di salute del capitale naturale.

Per comprendere meglio i “benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano” e il rischio che l’uomo corre con il continuo sovrasfruttamento degli ecosistemi naturali, nel 2005 è stata coniata all’interno del Mea la definizione di servizi ecosistemici. In breve, questi si dividono in:

  • Servizi di Provvigione

Cibo: proviene principalmente dal settore agroalimentare, ma anche i sistemi marini e le foreste ne forniscono.

Materie prime: usate per la costruzione di edifici e per il combustibile.

Acqua dolce: gli ecosistemi regolano il flusso e la depurazione delle acque.

Risorse medicinali: la biodiversità fornisce le diverse piante utilizzate nella medicina tradizionale e tutti gli ecosistemi sono potenziale fonte di risorse medicinali.

  • Servizi di Regolazione

Clima e qualità dell’aria: gli alberi forniscono ombra e le foreste influenzano le precipitazioni e la disponibilità di acqua sia a livello locale sia regionale. Inoltre gli alberi sono fondamentali per la rimozione delle sostanze inquinanti dall’atmosfera.

Stoccaggio dei gas serra: gli ecosistemi regolano il clima globale attraverso lo stoccaggio dei gas climalteranti nel suolo. Le foreste possono essere viste anche come riserve di carbonio e la biodiversità ha un ruolo fondamentale per l’adattamento al cambiamento climatico.

Protezione dagli eventi estremi: gli ecosistemi e gli organismi ci proteggono dalle calamità naturali (inondazioni, tempeste, tsunami, valanghe, frane).

Trattamento delle acque reflue: attraverso l’attività biologica gli ecosistemi eliminano agenti patogeni causa di malattie.

Prevenzione dall’erosione: l’erosione è un fattore chiave nel processo di degrado del suolo;

Impollinazione: insetti e vento impollinano gli alberi, un fattore essenziale per la produzione di cibo.

Controllo biologico: gli ecosistemi regolano la presenza di parassiti e le trasmissione di malattie a piante, animali e persone.

  • Servizi Culturali

Attività ricreative: camminare e fare sport in uno spazio verde non è solo un buon esercizio fisico ma anche mentale.

Turismo: ecosistemi e biodiversità svolgono un ruolo importante per il settore turistico, che ha anche notevoli risvolti economici.

Ispirazione culturale: linguaggio, conoscenza e ambiente sono fortemente legati nella storia umana. Biodiversità, paesaggi ed ecosistemi sono stati e sono fonte di ispirazione per le diverse discipline.

Religione e senso di appartenenza: foreste, grotte, montagne, molti luoghi sono considerati sacri e hanno un significato religioso. La natura è elemento comune di tutte le religioni, le tradizioni associate alla natura danno un senso di appartenenza.

  • Servizi di Supporto

Habitat: ogni ecosistema offre diversi habitat, una sorta di casa per tutte le specie.

Diversità genetica: alcuni habitat hanno un numero elevato di specie noti come “biodiversity hotspots”.

 

di Ivan Manzo

 

venerdì 21 maggio 2021

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