Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Progetti e iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

Oms-Ilo: lavorare più di 55 ore/settimana può provocare ictus e malattie cardiache

Tra il 2000 e il 2016, a causa dell’aumento degli orari di lavoro, i decessi per malattie cardiache e ictus sono aumentati rispettivamente del 42% e del 19%. Una situazione che colpisce più gli uomini e i lavoratori di mezza età.  9/6/21

Secondo la ricerca “Global, regional, and national burdens of ischemic heart disease and stroke attributable to exposure to long working hours for 194 countries, 2000–2016”, pubblicata il 17 maggio su Environment International, che presenta le prime stime congiunte dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) sul legame tra malattie e lavoro, orari di lavoro prolungati (superiori alle 55 ore a settimana) hanno causato circa 745mila morti per ictus (398mila) e cardiopatia ischemica (347mila) nel 2016. Nonostante la Convenzione internazionale sull'orario di lavoro dell’industria, proposta nel 2019 dall’Oil, preveda che l'orario di lavoro dei dipendenti non superi le otto ore al giorno e le 48 ore alla settimana (con alcune eccezioni), la tendenza negli ultimi anni vede un aumento dell’orario di lavoro medio.

La pandemia Covid-19 ha cambiato in maniera significativa il modo in cui molte persone lavoranoha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore Generale dell'Oms. “Il telelavoro è diventato la norma in molti settori, offuscando i confini tra casa e lavoro. Inoltre, molte aziende sono state costrette a ridimensionare o chiudere le attività di alcuni settori per risparmiare denaro, portando a un carico di lavoro maggiore per la forza lavoro rimasta assunta. Ma nessun lavoro vale il rischio di ictus o malattie cardiache. Governi, datori di lavoro e lavoratori devono lavorare insieme per concordare i limiti da non superare e proteggere la salute dei lavoratori”.


 Con la pandemia molte aziende sono state costrette a ridimensionare o chiudere le attività di alcuni settori, portando a un carico di lavoro maggiore per la forza lavoro rimasta assunta

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore Generale dell'Oms

Molti Paesi definiscono orario di lavoro standard 35-40 ore/settimana e come lavoro straordinario quando si superano le 41 ore/settimana. Gli epidemiologi occupazionali classificano ulteriormente l’orario di lavoro prolungato in tre categorie analitiche: 41-48 ore, 49-54 ore e più di 55 ore/settimana. Tra il 2000 e il 2016, il numero di decessi per malattie cardiache e ictus associate a lunghi orari di lavoro (almeno 55 ore a settimana) è aumentato rispettivamente del 42% e del 19%.

Questa incidenza di malattie legate al lavoro è particolarmente significativa negli uomini (72% dei decessi), nelle persone che vivono nelle regioni del Pacifico occidentale e del Sud-est asiatico e nei lavoratori di mezza età o più anziani.

Gli studi dimostrano che i decessi da cardiopatia ischemica e ictus sono veicolati dallo stress psicosociale, determinato principalmente da due fattori: le risposte biologiche e quelle comportamentali. Nel primo caso il rilascio eccessivo di ormoni dello stress manda in tilt le funzioni regolatorie del sistema cardiocircolatorio con conseguenti lesioni strutturali. Nel secondo caso, i fattori comportamentali conseguenti allo stress riconducono a fattori di rischio cardiovascolari noti da tempo, come l’uso del tabacco, l’alcol, l’inattività fisica e diete malsane.

Il Sud-est asiatico, sottolinea la ricerca, è la regione che evidenzia il maggior numero di decessi per cardiopatia ischemica e ictus, mentre la regione africana e americana registrano il numero più basso per i decessi da ictus.  

GUARDA ANCHE - FONDAZIONE VISENTINI: AGILE WORKING E FORMAZIONE CONTINUA PER I LAVORI DEL FUTURO

Lavorare 55, o più, ore settimanali, continua lo studio, comporta un aumento del rischio di ictus e cardiopatia ischemica, del 35% e del 17% rispetto a chi lavora per 35/40 ore settimanali. Inoltre, evidenza la ricerca, il numero di persone che lavorano per molte ore è in aumento, attestandosi attorno al 9% della popolazione totale mondiale.
I Paesi, conclude la ricerca, assieme alle organizzazioni internazionali e regionali di settore e alle parti sociali, posso trarre vantaggio dalle stime accurate e trasparenti sugli effetti indesiderati che un orario di lavoro prolungato può avere sulla salute. Questi dati, se condivisi, forniscono la base per progettare, sviluppare, pianificare e implementare nuovi regolamenti, politiche e programmi per mitigare l'esposizione ai fattori di rischio professionale e le conseguenti malattie.


LEGGI ANCHE - I limiti del capitalismo e le prospettive di una trasformazione inclusiva (da FuturaNetwork.it)


I governi, i datori di lavoro e i lavoratori, conclude la ricerca, devono collaborare per proteggere la salute dei lavoratori. Ai governi spetta l’obbligo di introdurre e far rispettare le leggi, regolamenti e politiche che vietano lo straordinario obbligatorio e garantiscano limiti massimi all’orario di lavoro. Secondo lo studio, i datori di lavoro, assieme alle associazioni dei lavoratori, dovrebbero introdurre nuove contrattazioni collettive, con orari più flessibili, concordando allo stesso tempo il numero massimo delle ore di lavoro. I dipendenti potrebbero condividere l’orario di lavoro per garantire che il numero delle ore di lavoro non superi le 55 ore a settimana.

 

Leggi la ricerca

 

di Tommaso Tautonico

mercoledì 9 giugno 2021

Aderenti