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Il futuro dei giovani e le altre angosce che affliggono la popolazione europea
La fiducia nelle istituzioni europee è calata sensibilmente in molti Paesi, dice il 10° Rapporto Unipolis sulla sicurezza e insicurezza sociale. Aumenta la percezione delle diseguaglianze e torna a salire l’insicurezza economica.
È stato presentato alla Camera il 28 febbraio il “10° Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa” redatto dalla Fondazione Unipolis in collaborazione con Demos&pi e l’Osservatorio di Pavia.
Il documento, analizzando i principali indicatori dell’Osservatorio sulla sicurezza, delinea un quadro sulla percezione di benessere economico e sociale della popolazione europea a sessant’anni dal Trattato di Roma.
L’evoluzione degli indici analizzati fino ad ora ci restituisce uno scenario del 2017 non molto diverso rispetto a quello 2007, sebbene abbia alcune peculiarità.
“È la crisi economica, con il corredo di perdita di lavoro, disoccupazione, impoverimento e timori per il futuro dei giovani a determinare situazioni di vera e propria angoscia. Al punto che l’80% degli intervistati dichiara di avere percepito un aumento delle disuguaglianze economiche e sociali”.
Dopo la “grande incertezza” accertata alla fine del 2012, in cui si sono registrate diverse fonti di inquietudine, in Italia il quadro sembra essersi in parte normalizzato, sebbene alcune questioni irrisolte, come le difficoltà che tuttora caratterizzano il mercato del lavoro e le profonde disuguaglianze sociali, sembrino ancora essere motivo di sofferenza. Le differenze più accentuate rispetto a dieci anni fa riguardano il tema del terrorismo, fenomeno che si è particolarmente accentuato in Europa rispetto al 2007, e quello dell’insicurezza ambientale.
Il rapporto analizza nel particolare quattro indicatori standard dell’Osservatorio:
- L’indice di insicurezza globale, che si riscontra nel 76% della popolazione europea (74% nel 2007). In particolare gli italiani affermano di sentirsi frequentemente preoccupati, per sé o per i propri familiari, per “la distruzione dell’ambiente e della natura” (58%), “l’inquinamento” (55%), “la sicurezza dei cibi che mangiamo” (47%), “gli atti terroristici” (44%), “la globalizzazione” (39%) e “essere vittima di disastri naturali” (38%).
- L’indice di insicurezza economica (63%), che dopo alcuni anni in cui era diminuito(-22 punti dal 2012 al 2016), ricomincia a salire e si attesta sui livelli del 2007. Le singole paure che compongono la dimensione economica nella graduatoria degli italiani troviamo la paura di “non avere o perdere la pensione” (38%) e “la perdita del lavoro, la disoccupazione” (37%). È aumentata, inoltre, la paura di “non avere abbastanza soldi per vivere” (37%), 4 punti in più rispetto allo scorso anno.
- L’indice di insicurezza connesso alla criminalità, con il 41% si è leggermente contratto rispetto ai livelli del 2007 (39%). In Italia il 29% dei cittadini teme di subire un furto in casa.
- L’indice di insicurezza assoluta che riassume le altre tre principali fonti di incertezza si mantiene sullo stesso valore di dieci anni fa (29%). Quest’indice, tuttavia, crescerebbe se includesse anche la preoccupazione per il terrorismo, che si è intensifica dopo gli attentati avvenuti in Francia e in Germania (29% nel 2010, 37% nel 2015 e 44% nel 2017).
Rispetto a dieci anni fa si sono aggiunte, in Italia, alcune nuove preoccupazioni come l’instabilità politica (56%) e poi il futuro dei figli (50%).
Dal documento risulta una insoddisfazione generalizzata nei confronti dell’Ue e delle sue istituzioni che vengono percepite più come un elemento frenante e impositivo che come un fattore aggregante capace di superare l’incertezza sociale e l’inquietudine personale.
di Giulia D’Agata