Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Progetti e iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

L’Europa importa un terzo dei prodotti agricoli associati alla deforestazione

Il consumo dell’Ue, a causa dell’elevata domanda di materie prime quali olio di palma, cacao e caffè, contribuisce in modo significativo al fenomeno globale. Nel 2018 persi nel mondo 3,6 milioni di ettari di foresta. 14/1/20

Un terzo dei prodotti agricoli associati alla deforestazione globale è stato consumato dall’Unione europea tra il 1990 e il 2008. L’Ue è uno dei principali importatori di materie prime legate alla deforestazione, quali cacao (80% della domanda mondiale), caffè (60%), carne bovina (41%), mais (30%), gomma (25%), olio di palma (17%) e soia (15%),. È quanto emerge da uno studio condotto da un consorzio di istituti[1] e finanziato dalla Commissione europea, oggetto di una recente analisi pubblicata a dicembre dall’Institute for european environmental policy (Ieep), che valuta l’impatto del consumo dell’Ue sulla deforestazione.

La maggior parte delle colture e dei prodotti animali associati alla deforestazione è consumata a livello locale o regionale e non è commercializzata a livello internazionale. Il 33% delle colture e l'8% dei prodotti animali sono, invece, esportati al di fuori dei Paesi di produzione. Di questa quota, l'Ue ha importato e consumato il 36% dei prodotti agricoli associati alla deforestazione nei Paesi di origine. Se si prende in considerazione il consumo globale di prodotti agricoli e di bestiame con deforestazione incorporata (ovvero deforestazione associata alla produzione di un bene), includendo anche il consumo interno e regionale, l'impatto dell'Ue è del 7%. Questa cifra può aumentare fino al 10% se si aggiungono tutti i prodotti trasformati e tutti i settori di consumo (ad esempio, tessile e servizi).

Nel luglio 2019 la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione sulla deforestazione. Il documento è stato salutato come un passo importante nella lotta al fenomeno ma, secondo lo Ieep, i leader dell’Unione europea devono spingersi oltre. Nello specifico, dovrebbero:

  • stabilire una data limite entro la quale i prodotti senza un’origine garantita non possono essere accettati sui mercati;
  • istituire un quadro normativo per determinare i prodotti agricoli e forestali che possono essere immessi sul mercato dell’Unione europea senza compromettere gli ecosistemi naturali all’interno dell’Ue e nei Paesi terzi;
  • incoraggiare e facilitare il consumo di prodotti alimentari sostenibili di provenienza locale;
  • introdurre linee guida per l’etichettatura delle materie prime e dei prodotti alimentari.

Solo nel 2018, il mondo ha perso 3,6 milioni di ettari di foresta fluviale primaria, un’area delle dimensioni del Belgio. Tra il 2010 e il 2015, ogni anno sono andati persi circa 7,6 milioni di ettari di foresta. Le maggiori perdite si sono verificate in Sud America e in Africa, ma le foreste stanno scomparendo in quasi tutto il mondo, sfruttate da agricoltura, pascolo di bestiame, attività estrattive e trivellazioni, che insieme incidono per oltre il 50 per cento.

 

Guarda l’analisi dello Ieep

Scarica il rapporto

 

di Andrea De Tommasi

 


[1] Lo studio è stato condotto da: Vision of technology (Vito), Center for international climate and environmental research – Oslo (Cicero), International institute for applied systems analysis (Iiasa), Hiva Research institute for work and society e International union for conservation of nature (Iucn Nl).

 

martedì 14 gennaio 2020

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