Rubrica: #UnescoSostenibile
Spirit of Napoli: dalla stratificazione millenaria alla guida mediterranea della sostenibilità Unesco
Il patrimonio non va solo conservato, ma utilizzato come leva strategica per orientare le politiche globali su clima ed energia. Il sindaco Manfredi: “La transizione non è nemica del patrimonio, ma può diventarne il motore”.
Intervista al sindaco Gaetano Manfredi e a Maria Grazia Falciatore, site manager del Sito patrimonio mondiale – Comune di Napoli. A cura di Annateresa Rondinella, Cattedra Unesco in Comunità energetiche sostenibili – Università di Pisa.
“La transizione energetica non è solo una sfida ambientale, ma la più grande opportunità di rigenerazione urbana e di valorizzazione del patrimonio culturale che la nostra città abbia davanti” – afferma il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. “Napoli, sito Unesco di eccezionale valore universale, vuole dimostrare al mondo che la cultura può diventare energia sociale e motore di sviluppo sostenibile”.
Iscritta nella Lista del patrimonio mondiale Unesco nel 1995, Napoli è riconosciuta per il suo centro storico quale straordinaria testimonianza di continuità culturale e stratificazione millenaria, dove il patrimonio materiale e quello vivente convivono in un unico organismo urbano. Oggi questa identità storica diventa la base di un nuovo modello di sostenibilità: Napoli non si limita a conservare il proprio patrimonio, ma lo utilizza come leva strategica per orientare le politiche globali sul clima e sull’energia. È in questo quadro che la città ha ospitato gli ultimi due Forum Unesco dei ministri della Cultura, dai quali è scaturita la Call for Action – Spirit of Napoli, il primo documento internazionale che riconosce il patrimonio culturale come infrastruttura per la resilienza climatica, l’innovazione sostenibile e la cooperazione tra Stati.

Alla base di questo processo vi è una pianificazione integrata. Napoli dispone di un Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima (Paesc), strumento strategico dell’Unione europea previsto dal Patto dei sindaci per coordinare le politiche locali di mitigazione e adattamento climatico. Elaborato con Enea e con le Università Federico II e Vanvitelli, il Piano integra bilanci energetici comunali, analisi delle vulnerabilità climatiche e obiettivi di riduzione delle emissioni in coerenza con l’Agenda 2030. La site manager Unesco, Maria Grazia Falciatore, sottolinea che “il Paesc si confronta con il nuovo Piano urbanistico e con il Piano di gestione del sito Unesco per garantire che ogni intervento energetico rispetti i valori storici e paesaggistici, trasformando la transizione in un’opportunità di valorizzazione del patrimonio”.
Questa visione ha già dato luogo a interventi concreti. Nel centro storico Unesco sono stati sostituiti gran parte dei sistemi di illuminazione pubblica con tecnologie Led intelligenti, sono stati realizzati programmi di building automation e installati 240 semafori intelligenti per ridurre traffico ed emissioni. Parallelamente, il progetto MaaS (Mobility as a Service) promosso nell’ambito del Pnrr sta producendo un'idea di mobilità integrata e sostenibile, favorendo l’uso del trasporto pubblico, la sharing mobility e i veicoli elettrici, con l’obiettivo di ridurre drasticamente l’uso dell’auto privata e migliorare la qualità dell’aria. La transizione energetica diventa così occasione di rigenerazione del patrimonio monumentale, come dimostra l’intervento sul Real Albergo dei Poveri, storicamente destinato all’accoglienza e all’assistenza dei più fragili e oggi, con il finanziamento del Pnrr, rappresenta l’emblema di una nuova visione: un monumento storico trasformato in polo culturale sostenibile grazie a materiali ad alta efficienza termica, sistemi di climatizzazione a basso impatto e strategie di adattamento climatico. “Vogliamo dimostrare che la transizione non è nemica del patrimonio, ma può diventarne il motore” afferma il sindaco Manfredi, evidenziando una visione in cui la cultura si fa energia sociale e opportunità di sviluppo.

Elemento distintivo del modello Napoli è il coinvolgimento diretto della cittadinanza. Nel centro storico Patrimonio Unesco si stanno predisponendo le basi per la costituzione delle prime Comunità energetiche rinnovabili, con l’obiettivo di coinvolgere residenti, università e terzo settore nella produzione e condivisione di energia pulita. Percorsi partecipativi come le Maratone Unesco e il Tavolo dell’energia testimoniano un approccio in cui la transizione energetica non è imposta dall’alto, ma costruita dal basso come processo condiviso, inclusivo e identitario.
La consapevolezza dell’urgenza climatica è particolarmente forte in un contesto geografico vulnerabile come quello napoletano, esposto a ondate di calore, piogge intense e alluvioni improvvise. Nel Paesc è stata integrata un’analisi dettagliata dei rischi che incidono direttamente sul patrimonio Unesco che orienta le politiche di integrazione e adattamento urbano per migliorare la qualità dell’aria, ridurre le isole di calore attraverso la forestazione diffusa e favorire la ventilazione naturale terra-mare. “La resilienza”, sottolinea Falciatore, “è un processo culturale prima ancora che tecnico, costruito attraverso la cooperazione tra istituzioni, esperti e comunità locali”.
Questo percorso si rafforza grazie alla partecipazione a progetti europei come Knowing e HealthRiskAdapt, che aumentano la capacità istituzionale della città nel fronteggiare il cambiamento climatico attraverso il trasferimento di conoscenze e lo sviluppo di reti multilivello. La collaborazione con Enea, le università e gli stakeholder territoriali consente di integrare ricerca scientifica, innovazione tecnologica e politiche pubbliche, posizionando Napoli come modello internazionale per le città storiche che vogliono guidare la transizione verso un futuro sostenibile.
Gli ultimi Forum Unesco hanno consolidato il ruolo di Napoli come capitale de facto della diplomazia culturale globale, luogo in cui si definiscono le nuove strategie mondiali per un patrimonio culturale capace di generare sviluppo equo, coesione sociale e innovazione sostenibile. La città sta sviluppando iniziative rivolte ai e alle giovani, alle istituzioni culturali e ai centri di ricerca, trasformando il sito Unesco in un laboratorio internazionale di sperimentazione, crescita condivisa e di costruzione di competenze per la transizione.
In questo contesto, Napoli si afferma come un modello non solo culturale, grazie alle sue tradizioni e allo “Spirito di Napoli” riconosciuto dall’Unesco nel 2022 e nel 2025, ma anche come un punto di riferimento nel Mediterraneo per la sostenibilità e la transizione ecologica. Non si tratta di un’identità statica, legata esclusivamente alla sua lunga e ricca storia, ma di una realtà dinamica, aperta all’innovazione e proiettata verso il futuro. Un percorso in fieri, ancora da rafforzare, per garantire che la “bellezza” dei luoghi sia accompagnata da una tutela sostenibile dell’ambiente e del territorio. “Il patrimonio culturale – conclude Manfredi – è l’energia sociale che ci permette di costruire una città più giusta, resiliente e competitiva a livello internazionale”. La transizione energetica a Napoli si configura così non solo come percorso tecnico-amministrativo, ma come modello concreto di come le città patrimonio mondiale Unesco possano guidare il cambiamento globale.
