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VITA SULLA TERRA

Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell'ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica

Dagli ultimi dati aggiornati al 2021, risulta che sulle otto milioni conosciute, un milione di specie animali e vegetali è a rischio estinzione. L'attività antropica ha velocizzato di mille volte il tasso naturale di estinzione. Continua il declino della biodiversità italiana a causa di problemi irrisolti, come il degrado e il consumo del suolo. 

ASviS live: “Il Regolamento Ue sul ripristino della natura è una grande opportunità”

I temi ambientali non devono essere divisivi, tutelare la biodiversità ha anche un valore economico importante per le imprese. Pichetto Fratin: "Centrali a carbone chiuse in Italia entro il 2025 (tranne in Sardegna)".  6/12/24

Il territorio italiano è uno dei più impermeabilizzati d’Europa e il continuo consumo di suolo determina un aumento dei rischi climatici e idrogeologici. Per questo il Piano di ripristino che l’Italia deve predisporre entro il 2026, in base al Regolamento europeo sul ripristino della natura, va strettamente connesso con le azioni di adattamento alla crisi climatica e di messa in sicurezza dei territori più fragili. Le nuove normative europee rappresentano un’importante opportunità, ma la proposta di Legge di bilancio non prevede risorse per la loro attuazione. Del tema se ne è discusso il 5 dicembre, in occasione della giornata mondiale del suolo, durante l’ASviS live di approfondimento sulla dimensione ambientale del Rapporto ASviS 2024, che si è svolto presso la Ceoforlife clubhouse Montecitorio, e ha raggiunto oltre 155 mila persone con oltre 50 mila visualizzazioni della diretta attraverso Vimeo, il sito asvis.it e i canali Facebook e YouTube ASviS, grazie anche alla collaborazione con Ansa e Rai per la sostenibilità - Esg.

Ad aprire il dibattito è stato il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini: “In Italia la temperatura cresce a un ritmo doppio rispetto alla media globale e gli ecosistemi, specialmente quelli terrestri, continuano a degradarsi, anche per via di una cementificazione che mette a rischio l’integrità dei territori. Per fronteggiare questi fenomeni occorre attuare subito la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile approvata l’anno scorso, ma poi totalmente dimenticata, che prevede tra l’altro che il Governo si doti di un Programma per la coerenza delle politiche per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Riteniamo poi che il Regolamento per il ripristino della natura sia una grande opportunità per migliorare la qualità degli ecosistemi e per creare occupazione di qualità. All’interno del testo, secondo la nostra lettura, è già presente una importante novità: lo stop al consumo di suolo per i comuni al di sopra di 50mila abitanti”.

 Per l’ASviS, il governo deve inoltre adottare una Legge sul clima, che favorisca le energie rinnovabili e la progressiva eliminazione dei combustibili fossili. La Costituzione modificata nel 2022 prevede tra i compiti della Repubblica quello di tutelare l’ambiente, gli ecosistemi e la biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni: è quindi indispensabile attuare politiche coerenti con tale principio, che porterebbero vantaggi anche economici per le imprese e le famiglie.

Sulle proposte dell’ASviS è intervenuto Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica: “Solo per cucinare l’Africa aumenterà nei prossimi anni le proprie emissioni del 2% rispetto al livello attuale globale, questo ci fa capire che abbiamo una responsabilità verso le generazioni future. La decarbonizzazione deve essere il veicolo fondamentale della nostra azione. Un’azione che si basa sull’abbandono dei fossili, confermo la chiusura delle centrali a carbone entro il 2025 tranne che in Sardegna, sul massimo uso delle rinnovabili, sull’uso di tutte le tecnologie possibili. Le analisi ci dicono che i consumi elettrici aumenteranno, l’aumento deve essere soddisfatto con il fotovoltaico, l’eolico, la geotermia e l’idroelettrico. Dobbiamo poi puntare sull’adattamento. Questo tocca una serie di questioni, come l’abbandono delle aree interne che hanno conseguenze sulla manutenzione dei territori. Ciò aggrava le conseguenze della tropicalizzazione del clima”. Riguardo alle politiche industriali il ministro ha aggiunto: “Sono convinto che nel 2035 l’auto elettrica la farà da padrona, ciò che non capisco è come la politica possa stabilire una data limite sul tema quando non si conosceranno le tecnologie che ci saranno”.

Il Rapporto sul consumo di suolo che abbiamo da poco presentato ci dice che ne stiamo utilizzando troppo. Lo scorso anno abbiamo consumato suolo vergine pari a un’area di tre grandi città italiane, Firenze, Torino e Bologna. La situazione purtroppo non è così tanto lontana da altri Paesi europei. Ricordiamo che per formare un centimetro di suolo ci vogliono decenni e, quando si perde, la perdita è spesso irreversibile. Ripristinare la natura ha una più ampia lettura, che ha carattere ambientale ma anche economico e sociale”, ha dichiarato Stefano Laporta, presidente dell'Ispra, che ha poi sottolineato l’importanza della raccolta differenziata e che bisogna fidarsi maggiormente della scienza: “Credo ci sia un valore da dare alla scienza e alla ricerca. In questo dobbiamo tutti fare un passo in questa direzione. Credo inoltre che dovremmo distribuire meglio il carico di lavoro e cogliere le esperienze positive. Oggi abbiamo raggiunto un livello di raccolta differenziata superiore al 60%, ma questo non si è ottenuto solo per decisioni politiche e amministrative. Ciò è avvenuto anche perché le imprese che si stanno muovendo sul riciclo sono tantissime, si sono accorte che si tratta di un'opportunità economica. C’è bisogno di portare messaggi positivi: senza perdere di vista le urgenze, le persone vanno incoraggiate su determinati percorsi”.

Per Alessandra Prampolini, direttrice generale del Wwf, “il Regolamento sul ripristino della natura ci dice qualcosa di semplice, cioè ripristinare tutti gli ecosistemi che lo richiedono entro il 2050, una decisione che va a braccetto con l’obiettivo di difendere il 30% delle aree terrestri e marine entro il 2030. Si tratta di un impegno che si è assunta l'Europa e che non può essere letto se non come chiave a incastro con gli altri impegni assunti. Abbiamo osservato con attenzione anche quello che sta succedendo con la Legge di bilancio e, devo dire, che qualche preoccupazione c'è. Se guardiamo alle ipotesi di finanziaria per l'anno prossimo, vediamo una riduzione dell'80% dei fondi per l'automotive. Dove sta andando l'automotive è un tema di estrema delicatezza. Ed è incredibile vedere come un settore che ha pesato così tanto e che soffre di uno spostamento della percezione del prodotto e del mercato globale, in Italia negli ultimi mesi venga trattato solo in termini di ‘le politiche green stanno danneggiando il settore’, quando in realtà c'è una mancanza di investimenti per l'innovazione. In sostanza, gli strumenti europei hanno fatto un passo avanti enorme, ma la gestione di questi strumenti sta facendo fatica. Non è pensabile dividere la tutela della natura in base all’appartenenza territoriale”.

Di interventi per la mitigazione e del rischio idrogeologico ne ha parlato Alessandro Bratti, segretario generale dell'autorità di bacino distrettuale del fiume Po. “C’è necessità di ripensare i territori. Gli eventi dell’Emilia-Romagna sono stati una sorta di spartiacque, che ci ha portato a fare un piano per la ricostruzione della Romagna. Dentro questo piano ci sono indicazioni molto concrete, anche grazie all’applicazione di due direttive: quella del 2060 sulla qualità delle acque e quella sulla mitigazione dal rischio alluvione. Tra piani presentati dai governi e finanziamenti devo dire, però, che emerge un distacco. Abbiamo fatto richiesta, come autorità di bacino, per essere inseriti a pieno titolo nella discussione sul Regolamento per il ripristino della natura. Tante imprese oggi considerano la tutela della biodiversità come un valore. C’è un mondo imprenditoriale che chiede di intervenire, un mondo che occorre ascoltare e a cui occorre dare risposta. Oggi il 63% delle imprese, che si trovano a medio rischio idrogeologico, è in Emilia-Romagna. I temi della sicurezza e della biodiversità sono importanti per le imprese, è evidente che se non si creano le condizioni di tutela omogenea a livello nazionale, l’autonomia differenziata sarà un volano assolutamente negativo”, ha infine dichiarato Bratti.

Scritto da Ivan Manzo
venerdì 6 dicembre 2024
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