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VITA SULLA TERRA

Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell'ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica

Dagli ultimi dati aggiornati al 2021, risulta che sulle otto milioni conosciute, un milione di specie animali e vegetali è a rischio estinzione. L'attività antropica ha velocizzato di mille volte il tasso naturale di estinzione. Continua il declino della biodiversità italiana a causa di problemi irrisolti, come il degrado e il consumo del suolo. 

Fao: il degrado del suolo riduce i raccolti e minaccia la sicurezza alimentare

Secondo il nuovo rapporto 1,7 miliardi di persone vivono in aree in cui la produzione agricola cala per il deterioramento dei suoli. Ripristinare il 10% delle terre degradate permetterebbe di nutrire 154 milioni di persone in più ogni anno. 19/11/25

mercoledì 19 novembre 2025
Tempo di lettura: min

Il degrado dei suoli, causato dalle attività umane, sta compromettendo la capacità produttiva dei sistemi agricoli e minacciando la salute degli ecosistemi. Lo rivela il rapporto “The State of food and agriculture 2025” della Food and Agriculture Organization (Fao), presentato nei giorni scorsi a Roma. Secondo le stime, 1,7 miliardi di persone vivono oggi in aree in cui la produttività agricola è diminuita di almeno il 10% a causa della degradazione del suolo. Il fenomeno colpisce in modo particolare l’Asia, dove la densità della popolazione amplifica gli effetti sulla sicurezza alimentare. Tra i più vulnerabili ci sono 47 milioni di bambini e bambine sotto i cinque anni, che soffrono di ritardi nella crescita legati a malnutrizione e ridotta disponibilità di alimenti.

Una crisi (anche) di origine umana

La Fao definisce la degradazione del suolo come una perdita duratura della capacità della terra di garantire servizi e funzioni ecosistemiche. Le cause naturali, come l’erosione e la salinizzazione, si intrecciano con pressioni sempre più forti dovute all’azione umana: deforestazione, pascolo eccessivo, coltivazioni intensive e irrigazione non sostenibile. Il Rapporto adotta un approccio basato sul “debito di degradazione”, che misura quanto le condizioni attuali del suolo (in termini di carbonio organico, erosione e acqua disponibile) si discostano da uno stato naturale senza attività umane. L’analisi utilizza un modello di apprendimento automatico per stimare il livello di degradazione antropica globale, fornendo una base comparabile per politiche e interventi.

Nord e Sud: due modelli di crisi

Nei Paesi ad alto reddito, dove l’agricoltura è intensiva, le perdite di produttività per ettaro sono più gravi ma spesso mascherate da un forte uso di fertilizzanti e sostanze chimiche, che aumentano i costi e aggravano il degrado. In Africa subsahariana, invece, le rese basse derivano più da vincoli strutturali come mancanza di credito, meccanizzazione, accesso ai mercati, che dal degrado stesso. La priorità, in questi contesti, è migliorare l’accesso alle risorse senza replicare i modelli di intensificazione insostenibile tipici delle economie avanzate.


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Recuperare il suolo per nutrire milioni di persone

Nonostante la portata della crisi, la Fao individua ampi margini di intervento. Ripristinare il 10% delle terre degradate attraverso pratiche di gestione sostenibile del suolo, come la rotazione delle colture, le coperture vegetali e la conservazione dell’umidità, permetterebbe di nutrire 154 milioni di persone in più ogni anno. Si tratta di un potenziale concreto per migliorare la sicurezza alimentare e ridurre la pressione sugli ecosistemi naturali, senza necessità di nuove espansioni agricole.

Politiche integrate e sostegno agli agricoltori

Il Rapporto evidenzia che il degrado colpisce aziende agricole di ogni dimensione, ma le soluzioni devono essere calibrate in base alla loro dimensione. Le piccole aziende, spesso vincolate da limiti finanziari, richiedono incentivi mirati e accesso a risorse tecniche; le grandi imprese, invece, possono implementare strategie su scala più ampia. La Fao raccomanda strategie integrate di uso del suolo, che combinino misure regolamentari (come il controllo della deforestazione), programmi di incentivi economici e meccanismi di condizionalità ambientale che colleghino i sussidi agricoli a risultati verificabili in materia di sostenibilità.

Verso la neutralità del degrado del suolo

Più di 130 Paesi hanno aderito all’obiettivo di raggiungere la Land degradation neutrality (Ldn) nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (Unccd). La Fao, in qualità di agenzia custode del Goal 2 (Sconfiggere la fame), contribuisce a questi sforzi fornendo dati e strumenti scientifici come il Global agro-ecological zoning (Gaez v5), che valuta il potenziale produttivo dei suoli, e la Global soil organic carbon Map (Gsoc Map), che misura il contenuto di carbonio organico. Come scrive nel Rapporto il direttore generale Qu Dongyu, “per cogliere le opportunità offerte dalla gestione sostenibile del suolo, servono ambienti favorevoli a investimenti di lungo periodo, innovazione e responsabilità nella gestione delle risorse naturali”.

Scarica il Rapporto

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