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Tutela degli ecosistemi: il ruolo della produzione di olio di palma sostenibile
Gli ultimi risultati di un rapporto Cmcc sulla filiera dell’olio di palma evidenziano l’efficacia della certificazione di sostenibilità e delle politiche di zero deforestazione e riduzione delle emissioni. 15/11/21
“Realismo, tempo e investimenti strategici. Sono queste le componenti essenziali per arrivare ai risultati espressi alla Cop26”. Mentre la Conferenza della Nazioni unite di Glasgow entra nel tratto finale, il presidente dell’Unione italiana per l’olio di palma sostenibile, Giuseppe Allocca, ha sottolineato che i processi di sostenibilità richiedono sforzi di lungo periodo e una nuova cultura di impresa. “È quanto stanno già facendo gli operatori della filiera dell'olio di palma certificato come sostenibile, le cui attività finalizzate alla lotta alla deforestazione e al cambiamento climatico e di difesa delle biodiversità oggi sono un modello per altre filiere”, ha aggiunto Allocca.
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Recentemente sono stati presentati i primi risultati dell’analisi del ciclo di vita (Lca) condotta dalla Fondazione Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) sugli impatti ambientali della filiera dell’olio di palma, da cui emerge che le emissioni generate per la produzione dell'olio di palma sostenibile sono inferiori sia a quelle dell’olio di palma convenzionale che a quelle di altri oli vegetali, come soia, colza o girasole. “Il grande vantaggio dell'olio di palma è la sua elevata resa, per cui a parità di input e superficie utilizzata, le emissioni per unità di prodotto sono minori rispetto agli oli alternativi”, ha dichiarato Maria Vincenza Chiriacò, ricercatrice del Cmcc e coautrice del rapporto. “Inoltre, la deforestazione evitata grazie alla certificazione di sostenibilità comporta un notevole vantaggio in termini di riduzione delle emissioni per la produzione dell'olio di palma sostenibile. Tuttavia, è altrettanto importante che anche gli altri oli sostitutivi provengano da coltivazioni certificate che non hanno causato deforestazione, altrimenti spostare i consumi dall’olio di palma verso altri oli non certificati potrebbe voler dire addirittura amplificare le emissioni”. Il Rapporto completo sarà pubblicato a breve.
Il Cmcc ha recentemente svolto anche un’analisi approfondita della letteratura esistente per riflettere sui diversi aspetti socio-economici legati allo sviluppo della filiera dell’olio di palma ed esplorare il contributo dell’olio di palma sostenibile al raggiungimento dei seguenti Obiettivi dell’Agenda 2030: Goal 1 “Sconfiggere la povertà”, Goal 2 “Sconfiggere la fame”, Goal 3 “Salute e benessere”, Goal 4 “Istruzione di qualità”, Goal 5 “Parità di genere”, Goal 6 “Acqua pulita e servizi igienico-sanitari”, Goal 8 “Lavoro dignitoso e crescita economica”, Goal 10 “Ridurre le disuguaglianze”. Dal Rapporto, presentato lo scorso giugno, è emerso che la maggior parte degli studi analizzati evidenziano una presenza consistente di impatti dichiaratamente positivi. “L’incidenza degli impatti positivi sugli indicatori socio-economici cresce via via che si passa ad esaminare pubblicazioni più recenti che fanno riferimento a produzioni sostenibili” ha sottolineato Matteo Bellotta, ricercatore di Cmcc e coautore dello studio. Commentando i principali risultati dello studio, Maria Vincenza Chiriacò, anch’ella coautrice del lavoro, ha aggiunto inoltre che “la produzione di olio di palma e in particolar modo quello prodotto secondo schemi di sostenibilità, supporta l’economia e il sostentamento delle comunità locali in molti Paesi produttori in via di sviluppo, fornisce un contributo alla diminuzione dei tassi di povertà e migliora l’accesso fisico, sociale ed economico al cibo”.
Certified sustainable palm oil. Ma è certamente la certificazione l’elemento fondamentale e discriminante per assicurare una produzione a basso impatto ambientale, come ha evidenziato Francesca Morgante, market development manager Europa di Rspo (Roundtable on sustainable palm oil), un’associazione multistakeholder che raccoglie oltre 4mila membri a livello mondiale. Sono diversi gli strumenti che Rspo mette a disposizione per migliorare la gestione delle coltivazioni in chiave responsabile. Uno di questi strumenti è il PalmGHG Calculator, che consente di stimare e monitorare le emissioni nette di gas serra del ciclo produttivo e offre poi sostegno per ridurre l’impatto ambientale. Attraverso l'implementazione dei principi e criteri Rspo del 2018, i coltivatori hanno identificato e preservato aree forestali ad alto valore di conservazione, rendendo possibile il risparmio, dal 2019 ad oggi, di 191.254 tonnellate di emissioni di CO2, equivalenti a 41.594 veicoli passeggeri guidati per un anno.
Il ruolo della comunicazione. Sono numerosi i produttori che stanno adottando soluzioni e pratiche sempre più sostenibili, come mostrano anche i più recenti dati sull’andamento della deforestazione nei Paesi produttori di olio di palma, in calo per il quarto anno consecutivo (Fonte: Word Resources Institute), ma – evidenzia l’Unione italiana olio di palma sostenibile – “il consumatore stenta ad orientarsi fra i mille messaggi che riceve e che trova sulle etichette dei prodotti”. Inoltre, con l'affollarsi dei messaggi, ha spiegato Davide Pettenella dell’Università di Padova, “se aumenta il livello complessivo di informazione del consumatore, si allarga anche il gap tra conoscenza e percezione del problema e comportamento effettivo di spesa. È stato infatti rilevato che non sempre un consumatore molto informato è un consumatore che nelle scelte di acquisto si comporta coerentemente”.
Secondo l’Unione, la produzione e il consumo di olio di palma sostenibile certificato sono certamente la risposta allo sforzo collettivo di fermare la distruzione del nostro ecosistema e contrastare i cambiamenti climatici a vantaggio di pratiche sostenibili, rispettose del contesto in cui vengono applicate e delle popolazioni locali. “Tra Indonesia, Malesia e America Latina, la sostenibilità ambientale dell’olio di palma certificato ha portato a rimesse virtuose sul mercato del lavoro, della micro imprenditoria e della trasparenza”, ha concluso Allocca.
di Monica Sozzi