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Cina: da gennaio 2018 messa al bando dell'avorio per salvare l'Elefante africano
L'86% degli intervistati cinesi si è detto a favore del provvedimento che entrerà in vigore entro la fine dell'anno anche se solo il 19% ricorda dell’esistenza di regole sul commercio di zanne e corni: lo studio di GlobeScan commissionato da Traffic e Wwf.
Addio al commercio illegale di zanne e corni: la decisione sul bracconaggio da parte della Cina, il Paese ad oggi con la maggiore richiesta d'avorio, segna una svolta globale. Dalla fine di dicembre 2017, infatti, il gigante asiatico ha disposto la chiusura del mercato interno. Per questo, secondo diversi esperti della comunità internazionale, questa storica messa al bando prefigura un passaggio epocale che aiuterà a fermare i bracconieri in tutto il mondo, salvando le popolazioni di Elefante africano.
Sono alcune delle conclusioni a cui è arrivata l'indagine “Demand under the Ban: China ivory consumption research 2017 (La domanda ai tempi del bando: indagine 2017 sul consumo di avorio in Cina”) commissionata all'agenzia di consulenza indipendente GlobeScan da parte di Traffic e Wwf a proposito della svolta cinese sul commercio di zanne, corni e altri tessuti ossei entro fine dicembre 2017. Così la più grande ricerca mai realizzata prima in materia studia l'attività dei consumatori di avorio attraverso il monitoraggio di 15 città i cui mercati sono tra i più attivi in Cina, scoprendo come tale mercato sia crollato nell'ultimo triennio in megalopoli quali Pechino e Chengdu, dove vigono normative più severe e stringenti.
Tuttavia nel rapporto non mancano preoccupazioni e indicazioni che sottolineano le criticità per l'implementazione e il potenziamento di mezzi e strumenti per la corretta gestione del nuovo quadro normativo. Tra i maggiori scogli da arginare, infatti, c'è proprio la mancanza di una corretta ed esaustiva informazione, per cui si incorre nel paradosso per cui da una parte l'86% degli intervistati cinesi si è detto favorevole alla misura ritenendola efficace, dall'altra molti dei cittadini interpellati non erano affatto a conoscenza dell’imminente messa al bando: appena il 19% di loro sapeva dell’esistenza di regole sul commercio d’avorio e solo quando sollecitati, nel 46% dei casi, ricordavano queste misure.
“La Cina ha dimostrato una forte leadership su questo pressante tema, in una regione flagellata dal commercio illegale di fauna selvatica, che è esacerbato dal mercato legale”, dichiara Margaret Kinnaird, Wwf Wildlife practice leader, “È un grande passo e un grande impegno per assicurare un futuro all’Elefante africano. Tuttavia, è chiaro che i prossimi mesi saranno assolutamente critici per l’applicazione effettiva del bando e la sua comunicazione. Ma siamo fiduciosi che chiudendo le porte del più grande mercato legale di avorio, inizieremo il 2018 un passo più vicini a creare un mondo in cui la domanda di avorio è fortemente ridotta”, chiosa Kinnaird.
Se il contributo della Cina al superamento di questi flussi illegali è di primo peso, non bisogna perdere di vista i molti Paesi dove il commercio di avorio non è regolamentato o le leggi sono disattese o poco chiare. E' il caso del Giappone, in cui si registra un aumento significativo delle esportazioni illegali di avorio e ben 2,42 tonnellate sono state sequestrate tra il 2011 e il 2016, come denuncia Tomomi Kitade, uno degli autori del report commissionato da Wwf e Traffic "Ivory Towers": “I risultati mostrano che il grandissimo e mal regolato mercato interno d’avorio del Giappone sta contribuendo al commercio illegale, un problema che necessita di normative più severe” conclude Kitade.
di Elis Viettone