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Allarme biodiversità: sono 31 le specie estinte, oltre 35mila quelle minacciate
Uno squalo, alcuni delfini e tre anfibi tra le popolazioni animali scomparse per sempre, dice la red list di Iucn. Inquinamento, crisi climatica e pratiche di pesca illegali fra le cause. 22/12/20
A che punto è la vita di piante e animali sulla Terra? La buona notizia è che il più grande mammifero terrestre presente in Europa, il bisonte europeo, che nel giro di 100 anni sarebbe potuto scomparire, sta iniziando a riprendersi. Grazie infatti ai continui sforzi mirati alla conservazione e alla tutela delle specie animali a rischio, è cresciuto negli ultimi tempi il numero di esemplari di questa specie tipica del nostro Continente. Basti pensare che nel 2003 in Europa se ne contavano 1.800, mentre la popolazione odierna ammonta a 6.200 esemplari suddivisi in 47 mandrie che vivono in libertà tra Polonia, Bielorussia e Russia. La cattiva notizia è che, fra le specie esaminate a livello globale (quasi 129mila), 31 sono ora estinte e 35.500 sono minacciate dallo spettro dell’estinzione, inclusi il 40% degli anfibi, il 34% delle conifere, il 33% dei coralli che formano le barriere coralline, il 26% dei mammiferi e il 14% degli uccelli.
L’aggiornamento della situazione l’ha fornito il 10 dicembre la Iucn red list of threatened species, la lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura, tra le più autorevoli valutazioni sul grado di vulnerabilità delle specie animali e vegetali.
“Storicamente, i bisonti europei sono stati reintrodotti principalmente negli habitat forestali, dove non trovano cibo a sufficienza in inverno. Tuttavia, quando si spostano fuori dalla foresta verso le aree agricole spesso si trovano in conflitto con le persone", ha detto Rafal Kowalczyk, coautore della nuova valutazione, spiegando il motivo per cui questo animale rischiava seriamente l’estinzione, "Per ridurre il rischio di conflitto tra l’animale e l’uomo, sarà importante creare sempre più aree protette che includano prati aperti per il pascolo".
Secondo lo studio, il numero di specie minacciate è in costante aumento. Negli ultimi tempi, ad esempio, i delfini d’acqua dolce sono entrati a far parte delle specie a rischio di estinzione per via dell’inquinamento, delle pratiche illegali di pesca, della costruzione di dighe e delle uccisioni da imputare all’attività umana. Stesso discorso per il “tucuxi”, un piccolo delfino grigio che vive nei pressi dell’Amazzonia, vittima del crescente uso di reti illegali da pesca usate nei fiumi. L'Iucn consiglia di eliminare al più presto l’uso di queste pratiche e di imporre nella regione il divieto di uccidere deliberatamente questo mammifero, invitando anche le autorità a limitare il più possibile la creazione di nuove dighe se si vuole preservare questa e altre specie minacciate che vivono in acqua dolce.
Per quanto riguarda le specie che si sono estinte negli ultimi anni, si segnalano, ad esempio, tre esemplari di rane dell’America centrale e uno squalo. In merito alle rane, si tratta della “arlecchino chiriqui”, di cui non è stato rinvenuto alcun esemplare dal 1996 nonostante le approfondite ricerche (la scomparsa è probabilmente dovuta alla diffusione di malattie causate da fungo “chitride batrachochytrium dendrobatidis”); della rana “arlecchino avvizzita” che non viene rinvenuta dal 1986 (altra probabile vittima del chitride); e della “craugostor myllomyllon”, rana di cui è stato registrato un singolo esemplare femminile solo nel 1978. Lo squalo “perduto”, invece, è il “carcharhinus obsoletus” e viveva nel mar meridionale cinese, era stato catalogato per l’ultima volta nel 1934. Estinzione, questa, che non ha destato molte sorprese tra i ricercatori, dato che parliamo di uno degli ecosistemi marini più sovrasfruttati al mondo.
Ma anche il mondo vegetale vive una serie di difficoltà che potrebbero portare all’estinzione di diverse specie nei prossimi anni. Lo studio Iucn ha infatti lanciato l’allarme per alcune piante, tra cui le “noci di macadamia”. Tre specie di questo esemplare sono a rischio estinzione anche per via della crisi climatica. Molte di queste piante sono infatti limitate nel loro raggio d'azione e per questo motivo risultano maggiormente vulnerabili alla stagione degli incendi che continua a intensificare i propri impatti a causa dell’aumento medio della temperatura terrestre. Inoltre, altri pericoli per le piante arrivano dalle specie aliene invasive e dalla continua perdita di suolo a causa dell’espansione del settore agricolo.
di Ivan Manzo