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RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE

Ridurre l'ineguaglianza all'interno di e fra le Nazioni

Pandemia e inflazione acuiscono le disparità all’interno del Paese: dal 2019 al 2021 è peggiorato l’indice di disuguaglianza del reddito disponibile e permangono elevate differenze territoriali e di genere. Anche nel resto del mondo si amplia il divario tra ricchi e poveri: il 10% di popolazione più abbiente possiede il 76% della ricchezza globale.

Notizie

I diritti violati delle popolazioni indigene: l’86% lavora nell’economia informale

Gli indigeni si trovano più spesso in condizioni di povertà. Le donne le più colpite, con scarse probabilità di concludere l’istruzione di base. Oil: fondamentale attuare la Convenzione n.169 per la tutela dei loro diritti. 6/2/20

Le popolazioni indigene hanno probabilità tre volte maggiori degli altri di vivere in condizioni di estrema povertà. Rappresentano quasi il 19% dei poveri estremi (coloro che vivono al di sotto di 1,90 dollari statunitensi al giorno) nonché una quota considerevole dei poveri globali. A più di 30 anni dall’adozione della Convenzione internazionale sui diritti delle popolazioni indigene e tribali del 1989 (n.169), un nuovo Rapporto presentato il 3 febbraio dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), dal titolo “Implementing the Ilo indigenous and tribal peoples Convention No. 169. Towards an inclusive, sustainable and just future”, afferma che è urgente affrontare l’elevato livello di povertà e le disuguaglianze a cui devono far fronte queste comunità.

Si calcola che nel mondo ci siano più di 5mila comunità indigene, presenti in circa 90 Paesi. Ciò equivale a oltre 476 milioni di persone, il 6% della popolazione mondiale. L’Asia Pacifico è la regione con la più alta percentuale di popolazioni indigene (70,5%), seguita da Africa (16,3%), America Latina e Caraibi (11,5%), America del Nord (1,6%), Europa e Asia centrale (0,1%).

Più dell’80% delle popolazioni indigene nel mondo vive in Paesi a medio o basso reddito. L’86% del totale lavora nell’economia informale, spesso associata a cattive condizioni di lavoro e mancanza di protezione sociale, rispetto al 66% delle persone non indigene. Un aspetto fondamentale dell’esclusione è rappresentato dalle condizioni socio-economiche delle donne: queste ultime hanno basse possibilità di completare l’istruzione di base e hanno maggiori probabilità di trovarsi in condizioni di estrema povertà. Le donne indigene hanno anche una più alta partecipazione al lavoro familiare (34%) rispetto alle non indigene. Allo stesso tempo, solo un quarto di loro (24,4%) ha un lavoro retribuito, una percentuale inferiore rispetto alle donne non indigene (51,1%) e agli uomini non indigeni (30,1%). Anche quando svolgono un lavoro retribuito, gli uomini e le donne delle comunità indigene guadagnano in media il 18% in meno rispetto agli altri.

La Convenzione

La Convenzione n.169 è l’unico trattato internazionale volto a proteggere e promuovere i diritti delle popolazioni indigene e tribali. Stabilisce una strategia chiara e fornisce una guida specifica per l’attuazione di questi diritti. Attualmente, è stata ratificata da 23 dei 187 Stati membri dell’Ilo, il che significa che solo il 15% circa delle popolazioni indigene nel mondo vive in Paesi coperti dal trattato. “Più ratifiche della Convenzione n.169 e azioni per la sua effettiva attuazione” – ha dichiarato Martin Oelz, senior specialist di eguaglianza e non discriminazione dell’Ilo e coautore del Rapporto - “sarebbero un passo nella giusta direzione. Per garantire che le politiche pubbliche rispondano alle esigenze delle popolazioni indigene e riflettano le loro aspirazioni, è essenziale affrontare la diffusa assenza di quadri istituzionali e giuridici che consentano la loro partecipazione al processo decisionale”.

Il Rapporto identifica anche molte opportunità per affrontare la situazione e dare diritti alle donne e agli uomini indigeni, per renderli attori dello sviluppo e delle battaglie per il clima, per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e realizzare l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. L’Agenda 2030, con il suo impegno a non lasciare nessuno indietro, offre un’opportunità unica per intraprendere uno sforzo globale per affrontare le vulnerabilità socio-economiche che devono affrontare queste comunità.

 

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di Andrea De Tommasi

giovedì 6 febbraio 2020

Aderenti

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