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RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE

Ridurre l'ineguaglianza all'interno di e fra le Nazioni

Pandemia e inflazione acuiscono le disparità all’interno del Paese: dal 2019 al 2021 è peggiorato l’indice di disuguaglianza del reddito disponibile e permangono elevate differenze territoriali e di genere. Anche nel resto del mondo si amplia il divario tra ricchi e poveri: il 10% di popolazione più abbiente possiede il 76% della ricchezza globale.

Notizie

In Europa 119 milioni di persone a rischio povertà ed esclusione sociale

Nel 2015 circa 119 milioni di persone, quasi un quarto dell’intera popolazione europea, si trova a rischio povertà ed esclusione sociale. Un rischio che aumenta significativamente per giovani, donne, stranieri e nuclei familiari a bassa scolarizzazione.

In occasione della giornata per l’eradicazione della povertà, il 17 ottobre, Eurostat ha pubblicato una nuova release delle statistiche sulle persone a rischio povertà ed esclusione sociale in Europa, con una versione infografica nuova e utile per condurre analisi compartative e temporali.

In Europa nel 2015, il 23,7% della popolazione (circa 118,7 milioni di persone) si trova in condizione di povertà ed esclusione sociale. Secondo la classificazione dell’Eurostat, ricadono in questa condizione le persone che sono a rischio di povertà dal punto di vista reddituale (dopo i trasferimenti sociali) o hanno significative difficoltà dal punto di vista materiale e/o lavorativo. Il dato del 2015 è uguale a quello del 2008 (23,7%), ma in termini assoluti si è registrato un aumento di circa di 1,1 milioni di persone. I Paesi dove l’incidenza delle persone a rischio povertà ed esclusione sociale è maggiormente aumentata nel periodo 2008-2015 sono la Grecia (7,6 p.p.), Cipro (5,6 p.p.), Spagna (4,8 p.p.) e Italia (3,2 p.p, circa 2,4 milioni di persone).

La condizione di disagio colpisce in media più le donne che gli uomini (24,4% vs 23,0%), più gli stranieri che i cittadini europei (34,5% vs 25,1%), ma soprattutto più i giovani (26,9%) che gli over 65 (17,4%).

 

 

In generale, il rischio di povertà è strettamente correlato con fattori di contesto tra i quali quelli di natura familiare, abitativa, lavorativa e soprattutto educativa. Ad esempio, per i giovani (<18 anni) il rischio di povertà ed esclusione sociale è molto maggiore se provengono da un famiglia con un basso livello di istruzione dei genitori, rispetto ai giovani che provengono da famiglie ad un più alto livello di scolarizzazione. In particolare, l’incidenza del rischio povertà nei giovani con genitori con livello di istruzione primaria o media inferiore è pari al 64,5%, mentre per quelli che provengono da famiglie con un livello di superiore (diploma o laurea), l’incidenza relativa è meno della metà (pari a circa il 30,3%). Inoltre, un ulteriore dato significativo è che mentre in questo ultimo gruppo i valori dell’incidenza del rischio povertà sono aumentati solo marginalmente durante la crisi (+1,6 p.p.), per i giovani con genitori con un basso livello di istruzione l’incidenza del rischio povertà è aumentato notevolmente (+6 p.p.).

Questi dati confermano ancora una volta la distanza che ci separa dagli ambiziosi e irrinunciabili obiettivi dell’agenda Europa 2020 e dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che pongono il tema della cancellazione di ogni forma di povertà come prioritario. Le statistiche sottolineano altresì le forti interconnessioni tra diverse dimensioni di disagio economico, sociale, educativo, culturale riaffermando la necessità di disegnare un percorso di sviluppo integrato che sappia affrontare in maniera trasversale i temi della povertà, della sostenibilità, dell’inclusione sociale.

di Davide Ciferri

 

lunedì 24 ottobre 2016

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