Approfondimenti
La trivabilità è la vera sfida globale all’umanesimo sostenibile
Trivabilità è un neologismo che indica il percorso di un insieme di persone che si allontanano da pratiche socio-economiche insostenibili verso un mondo in cui tutti hanno un'alta qualità della vita. Rappresenta una destinazione finale per l'umanesimo globale che punta alla sostenibilità.
19 marzo 2020
T r i v a b i l i t à , proprio così come scritto nel titolo, non si tratta di un errore di ortografia. È solo che ho dovuto inventarmi una parola in lingua italiana, un neologismo, una parola mai usata prima, che non esiste nei vocabolari, per riuscire a spiegarmi!
Nelle mie lezioni di Master sullo sviluppo sostenibile in lingua inglese la parola che uso più frequentemente è thrivability, un passo più avanti della sostenibilità e secondo me il vero percorso e destinazione finale della trasformazione dell’umanesimo globale, che punta alla sostenibilità socio-economica, ambientale e politica. La thrivability è anche la descrizione in una sola parola dell’eccezionale esperienza di sostenibilità felice e rigenerativa che da decenni è in atto nelle comunità montane del Triangolo d’oro, al confine tra Thailandia, Myanmar e Laos, dove opera la Mae Fah Luang foundation con la quale collaboro, nei villaggi nell’area di Doi Tung.
Ma quando mi capita di spiegare il concetto di thrivability in lingua italiana mi trovo in difficoltà, perfino in imbarazzo, perché mi accorgo che non vengo compreso. Possibile che una parola così chiara ed essenziale non abbia una traduzione in italiano? È strano ma è proprio così. Potete consultare tutti i vostri dizionari di traduzione e i vocabolari di lingua italiana: se conoscete bene il concetto di thrivability, dovrete riconoscere che non esiste ancora una parola per esprimerlo in italiano. Ogni dizionario dice la sua, offrendo dei sinonimi che spaziano da prosperità a benessere, a ricchezza, tutte variazioni non accurate imprecise e assolutamente non complete per tradurre thrivability, come è evidente nella illustrazione del Vocabolario Zingarelli (foto sotto).
Vediamo allora cosa significa thrivability in inglese. Quello che ne ho capito io osservando la thrivability messa in pratica a Doi Tung, nella provincia più a Nord della Thailandia è “il percorso di un insieme di persone che si allontanano da pratiche socio-economiche insostenibili verso un mondo in cui tutti hanno un'alta qualità della vita, una voce in capitolo e un’ambiente naturale che le sostiene. Tale percorso attraversa tutti i sistemi di intermediazione e di sussidiarietà delle persone, della società civile, dell’economia e dello Stato, richiedendo loro di evolvere il modo umano di stare insieme e di collaborare, in modo che la saggezza e l’azione collettiva producano un mondo fiorente e inclusivo e una vita felice per tutti” (definizione estratta dalle opere di Annaloes Smitsman e Alexander Laszlo citate più avanti nel testo e poi modificata in base alla mia esperienza personale). Sei righe di percorso e di destinazione di tante persone davvero si possono esprimere tutte in una sola parola? Alcuni amici esperti del settore della sostenibilità socio-economica ed ambientale mi hanno suggerito che la parola più adatta ad esprimere lo stesso concetto in italiano potrebbe essere “prosperità” magari con l’aggiunta degli aggettivi “florida, inclusiva e sostenibile”. Ma non mi hanno convinto. I dizionari di traduzione online restano muti se chiedete di tradurre thrivability in italiano, in francese, in spagnolo, in thai o in arabo. E quest’altra stranezza la dice lunga! Inoltre thrivability ha anche il suo aggettivo thrivable, il suo verbo to thrive, il gerundio aggettivo thriving e l’avverbio thrivingly (come mostra le seguente immagine, Grande dizionario Inglese – italiano Hazon Garzanti 1981).
Ma i dizionari online sono invece pronti a suggerire una risposta creativa se chiedo la traduzione di thrivability in swahili (ukuaji), in vietnamita (phát triển mạnh), in birmano (စွမ်းအား hcwmaarr), in cinese semplificato (繁荣性 fánróng xìng), in nepalese (सफलता saphalatā), in giapponese (繁栄 han'ei), in amarico ( መቻቻል mechachali), in esperanto (perspektivo) e in yiddishטרייוואַביליטי ) treyvability). Quest’ultima traduzione nella lingua antica di Israele, che ha semplicemente traslitterato la parola inglese, mi ha suggerito di fare lo stesso in italiano, cioè italianizzare la parola inglese, creando dunque il neologismo “trivabilità”. Ma visto che in altre lingue la parola thrivability esiste, ho provato a tradurre quelle parole in italiano. Ecco il risultato: traducendo dal swahili ukuaji ho ottenuto “crescita sostenibile”; dal vietnamita phát triển mạnh “fioritura”; dal birmano hcwmaarr “potere partecipativo”; dal cinese fánróng xìng “prosperità di tutti”; dal giapponese han'ei “prosperità”; dall’amarico mechachali “tolleranza”, dal nepalese saphalatā “successo”, e infine dall’esperanto perspektivo “prospettiva”. Ognuna di queste traduzioni da lingue diverse fornisce un tassello per comporre il mosaico complesso della trivabilità.
Adesso che ci siamo fatti un’idea preliminare di cosa stiamo parlando, possiamo chiedere agli esperti, agli accademici e agli scrittori. La prima ricercatrice ed esperta che si nota per numero di opere pubblicate sul tema della thrivability è la professoressa Anneloes Smitsman, Ph.D. nel suo libro del 2019 “Into the heart of systems change”, cioè “Dentro al cuore del cambio di sistema”. La professoressa Smitsman (nella foto a sinistra) è una studiosa di sistemi evolutivi della società, futurologa, attivista, fondatrice di Earthwise un’organizzazione che vuole creare leadership creative per una nuova civilizzazione basata sulla thrivability. Secondo lei, la thrivability è “il potenziale di sviluppo intrinseco alla nostra vita utile per la nostra crescita evolutiva che si auto-realizza. Come potenziale di progresso essa si sviluppa attraverso un processo di apprendimento evolutivo ecosistemico. Attraverso questo processo sviluppiamo le capacità creative, la consapevolezza e l'amore futuri per attuare e incarnare l'attualizzazione dei potenziali di prosperità all'interno dei mondi e dei sistemi di cui facciamo parte. Incarnate, queste potenzialità diventano possibilità di ulteriore crescita e sviluppo in un modo che la vita diviene generativa e crea le condizioni per far prosperare ognuno di noi e la vita nel suo insieme”. In tutti i suoi studi, discorsi e conferenze la professoressa Smitsman sottolinea che la thrivability per essere genuina deve essere collettiva, tendere ad essere globale e fondarsi sul principale valore comune dell’umanità, l’amore per le altre persone.
Un altro noto promotore della thrivability è Alexander Laszlo, nel suo libro del 2019, “Syntony sense: Evolutionary Intuition for World Changers”, “Il senso della sintonia: intuizione evolutiva per chi cambia il mondo”. Per Laszlo (nella foto a destra) la thrivability è “un concetto che si basa sulla sostenibilità e la promuove abbracciando e incoraggiando la capacità umana di condurre una vita fiorente, gioiosa e amorevole in coesistenza con il proprio ambiente di vita. Come tale, essa coltiva un senso di timore reverenziale, del sacro, della celebrazione della vita come parte integrante di tutti i processi di sviluppo. Si può dire che la thrivability racchiude in sé le dinamiche che promuovono l'affermazione della vita, la creazione futura e le opportunità che aumentano i percorsi dell'espressione umana in sintonia con la Terra e tutta la vita che essa contiene.”
Laszlo é stato protagonista e presidente per molti anni della International society for the systems sciences (Isss), Società internazionale delle scienze dei sistemi, che promuove un approccio olistico alle sfide della trasformazione epocale che viviamo. Inoltre egli ha sempre sottolineato la priorità che si dovrebbe dare agli ecosistemi educativi, per comprendere i cambiamenti della società e dare buone fondazioni alle trasformazioni necessarie.
Ci sono molti altri ricercatori che hanno contribuito a definire il concetto di thrivability. Non ho spazio qui per citarli tutti. Vorrei però citare l’opera che mi è sembrata più completa. Si tratta del libro Thrivability della scrittrice e saggista Jean M. Russell.
Jean M Russell (foto a sinistra) è una progettista di ecosistemi sociali, hacker e facilitatrice culturale. Fondatrice del movimento internazionale per la thrivability ed esperta di prosperità collettiva, Jean è leader di una comunità di agenti del cambiamento, innovatori, costruttori e operatori della trasforma-zione creativa del mondo. Il suo lavoro su thrivability, innovazione, filantropia e cambiamenti culturali è stato citato dalla riviste Economist, Harvard business review, Stanford social innovation review e Worldchanging. Ha ricevuto una menzione d'onore sulla lista delle 200 persone migliori persone di tutti i tempi "i cui contributi arricchiscono percorsi per futuri sostenibili".
Secondo Jean Russell, “la thrivability trascende le modalità di sopravvivenza, la sostenibilità e la resilienza. Essa abbraccia il flusso della crescita come fonte di vita, gioia e significato, si aggiunge al flusso e ne cavalca le onde, invece di cercare di annullarne gli effetti. Ogni strato include e trascende anche il livello precedente , espandendo entrambe le interconnessioni e ampliando la consapevolezza del sistema, mentre ogni strato raggiunge nuovi limiti e scopre che sono in atto più forze di quante possano essere spiegate all'interno della loro sfera di competenza. Inoltre, la thrivability non è una progressione, in cui è necessario passare da uno stadio per arrivare al successivo. Puoi invece avere aspetti di te stesso o della tua organizzazione in più punti della mappa della thrivability e il movimento di trasformazione può andare da una zona all'altra".
Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti.