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Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili

Attualmente nel mondo 828 milioni di persone vivono in baraccopoli, e il numero è in continuo aumento. In Italia la precarietà abitativa ha assunto ulteriore rilievo a causa dell’acuirsi della crisi sociale: la condizione di sovraffollamento nel 2021 riguarda il 28% della popolazione contro una media europea del 17,1%.

Approfondimenti

Contro il Coronavirus il Governo coinvolga i cittadini esperti

a cura di Pietro Speroni di Fenizio, Doctor rerum naturalium, esperto in eDemocracy e Computational social choice

Mai come adesso si avverte il bisogno di un cambio di marcia. Serve un nuovo “protocollo”, capace di fare rete e di filtrare le idee che arrivano dai cittadini, occorre integrare l’expertise collettivo. Per farlo, alcuni software ci vengono in aiuto.
17 aprile 2020

Il più antico libro di guerra che ci è giunto è l’Arte della guerra, di Sun Tzu, del quinto secolo avanti Cristo. Bellissimo libro, indica l’accordo tra il popolo e l’autorità come uno dei cinque elementi che definiscono chi vincerà la guerra. Abbiamo bisogno di questa integrazione tra popolo e autorità in questa occasione.

Mai come in questo momento è necessario raccogliere idee per uscire dalla quarantena e dalla pandemia al meglio. Ma le idee non devono venire solo dagli esperti. Nella nostra società c’è una mitizzazione del ruolo degli esperti, ma siamo una società in cui il 50% delle persone sopra i 18 anni hanno fatto la maturità; uno su due. Il 19% dei 25-64enni ha un’istruzione universitaria; uno su cinque. C’è una abbondanza di intelletti a disposizione. Eppure ad andare in televisione sono sempre le stesse persone. Le stesse persone che non sono state in grado di prevedere il Coronavirus, che hanno tagliato la sanità quando l’Organizzazione mondiale della sanità ha alzato l’allarme sui rischi di una pandemia nei prossimi anni. Le stesse che quando il Coronavirus è comparso in Cina non hanno ordinato le mascherine, non hanno preparato la nazione, non hanno avvisato le industrie di preparare test di massa (come ha fatto la Corea del Sud) e si sono fatte trovare impreparate. E quando poi hanno agito lo hanno fatto lentamente  appellandosi al principio di proporzionalità. Principio giusto, ma inadatto contro un fenomeno esponenziale. Infatti davanti a un fenomeno che raddoppia a tempi regolari il principio di proporzionalità vuol dire essere sempre in ritardo. Se me l’avessero chiesto glielo avrei detto. Come avrebbe fatto qualsiasi altro matematico.

Mai come adesso c’è bisogno di un cambio di marcia. Un cambio di marcia che non viene da nuove idee, né da nuove persone (che sarebbero vecchie dopodomani). Ma da un nuovo metodo. Come si dice in gergo, un nuovo protocollo. C’è bisogno di una rete che raccolga idee dal pubblico, e c’è bisogno di un sistema in cui il pubblico stesso valuti le proposte e le filtri.

Per arrivare a poche proposte con un enorme sostegno da presentare al governo. Gli esperti non devono essere esclusi in questo processo, ma devono essere presenti in tutti i passaggi. Devono informare, suggerire, alzare i dubbi, e in generale sostenere. Ma non censurare su base autoritaria. Spiegare cosa non funzionerebbe, ma anche perchè non funzionerebbe.

Abbiamo molti esperti, ma l’emergenza del Coronavirus tocca diversi campi e nessuna persona è esperta di epidemiologia ed esperta di economia ed esperta di infrastutture eccetera… Necessariamente dobbiamo quindi integrare l’expertise di varie persone.

Ma oltre agli esperti tradizionali c’è un’altra categoria di persone che dobbiamo coinvolgere nel processo decisionale: i cittadini. Alcuni di loro saranno esperti nei loro ambiti. Altri potrebbero essere esperti per aver studiato l’argomento profondamento. L’economista e esperto di comunità online Alberto Cottica descrive queste persone come: “cittadini che si sono appassionati alla discussione e vi hanno apportato contributi di qualità molto alta. Queste persone sono in genere dei totali sconosciuti che si rivelano preziosi per i processi a cui partecipano, e sorprendono gli osservatori per competenza e passione, e danno, di fatto, il tono al dibattito.” [Cottica, blog post: citizen expert, Noveck, 2016]. Ma integrare queste persone nel dibattito non è facile. E non è sufficiente permettere alle persone di commentare un post su facebook o un tweet. Come spiega Colin Megil (il creatore di Pol.is, lo strumento usato da Taiwan) nei social media le persone tendono ad aggregarsi quando hanno punti di vista comuni. [vedi: Polis in Taiwan]. Potremmo dire che i social media sono ottimi per trovare persone che la pensano come te, ma sono pessimi per sviluppare una posizione comune tra persone con idee differenti.


Ci vogliono strumenti differenti. Ma ci vuole anche che questi strumenti non vengano utilizzati da questa o quella organizzazione, o da questo o quel partito, ma vengano utilizzati dal governo. Il governo deve suggerire di usare questo sistema e poi impegnarsi a considerare le idee vincenti.

Vediamo 3 software che possono essere usati immediatamente per far questo:

1)Il più semplice di tutti è All our ideas. Quando lo si apre ti presenta due idee, e ti chiede di valutare quale sia la migliore tra queste due. Poi altre due; poi altre due. Ma in ogni momento una persona può interrompere e aggiungere la sua idea. Semplice, geniale. Non si può mettere un link a un’idea, per cui non si può mandarla ai propri amici (dando un vantaggio alle persone più popolari). Il software è stato sviluppato dall’Università di Princeton [Salgani et al, 2015] e la piattaforma permette a chiunque di creare le proprie domande (oltre ovviamente a ri-installarla essendo il software open-source). Anni fa, senza annunciare a nessuno la cosa, testai il sistema. Era il momento in cui bisognava scegliere il prossimo Presidente della Repubblica. Per cui chiesi quale sarebbe dovuto essere il prossimo presidente. Al primo posto emerse il giudice Imposimato; all’ultimo Silvio Berlusconi (nonostante pubblicizzai il sistema anche in gruppi Facebook di Forza Italia e della Lega). In genere il risultato di una consultazione come questa è una lista di idee (o nomi) ordinate per popolarità. Nel caso del Coronavirus queste possono essere poi raccolte e valutate per fattibilità e efficacia con i sistemi tradizionali. Si potrebbe fare una consultazione per ogni problema ma potremmo iniziare con: come usciamo dalla quarantena limitando i danni? Per poi proseguire con “Come assicuriamo che l’Italia abbia cibo per tutti fino alla fine dell’emergenza?”; “Come sosteniamo le piccole imprese?”; “Come sosteniamo le medie imprese?” Facendo partire le domande una al giorno. E magari anche una meta-domanda per i più esperti del genere “che domande poniamo?”.

2) Il secondo software è quello usato da Taiwan, dalla ministra Audrey Tang (Il femminile è d’obbligo essendo Audrey la prima persona a essere ministra e transgender). Il software usato è pol.is creato da Colin Megil. Un software in cui viene posto un quesito. Ciascuna persone può presentare la propria idea, e votare le idee degli altri. Il software divide le persone a seconda di come hanno votato in clusters (una cosa abbastanza standard in machine learning) e poi invita le persone a continuare a scrivere nuove proposte. Quando alcune proposte raggiungono un sostegno vicino all’80% e sono quindi sostenute da persone di più clusters è il segnale che quelle proposte hanno superato la divisione. Noi diremmo sono bipartisan. E vengono portate al governo.

3) Il terzo software è quello usato dall’Islanda per prendere decisioni e raccogliere idee a Reykyavik. Si chiama YourPriorities, e permette alle persone di presentare idee, sostenere le idee degli altri. E anche di aggiungere commenti a favore o contro. Il software è ora usato anche da diverse altre municipalità islandesi, collabora con la World Bank e con il governo Inglese per sviluppare la partecipazione [Bjarnason, 2020].

Tutti questi sistemi sono fatti per ridurre al minimo le interazioni. O non si può commentare, o si può commentare, ma non rispondere ai commenti (l’ordine viene modificato). Tutto per evitare che si formino mille piccole conversazioni. E invece si mantenga il focus su un obiettivo unico, presentare una proposta che sia sostenuta da una grande maggioranza di persone. Se non ti piace una proposta la puoi votare negativamente, ma soprattutto riscriverla migliorandola. E qui bisogna fare un chiarimento. Ci è sempre stato detto che la democrazia delle masse è un pessimo sistema decisionale. Una dittatura della maggioranza in cui poche persone riescono a manipolare l’opinione pubblica portando avanti la loro agenda. Oppure dominando e abusando delle persone nella minoranza. Parte di questa critica è sensata, parte è un eredità di un tempo in cui la maggioranza della popolazione non sapeva leggere e scrivere. Per esempio in Italia è vietato indire referendum su materie fiscali, in Svizzera è vietato per i politici modificare le leggi sulle pensioni senza passare per un referendum. Segno che è possibile dare più potere ai cittadini e non crolla il mondo, né le finanze dello Stato.

Per evitare la dittatura della maggioranza abbiamo nel sistema democratico una serie di pesi e contrappesi. E questo procedimento non sarebbe differente. Bisogna distinguere tra idee che hanno un vasto sostegno perchè sono ottime idee, e idee che hanno un vasto sostegno perchè sono accattivanti ma poi o non sono realistiche, o sono contrarie ad alcuni dei nostri valori fondamentali. Per questo è importante che le idee espresse dalla maggioranza vengano poi valutate da esperti tradizionali per valutarne la fattibilità e la correttezza giuridica. Ma questa valutazione deve essere pubblica, spiegando nel caso i problemi per permettere alle persone di correggere il tiro o se non altro di educarsi.

Il Coronavirus è stata una chiamata alle armi. Alcuni combattono in prima linea, altri nelle retrovie. Come ricorda Sun Tzu è importante che tutti si muovano con un’unità di intenti. Ma essendo il sacrificio personale, questo è solo possibile se tutti hanno avuto la possibilità di esprimere la propria opinione e sono convinti che le decisioni prese non siano solo quelle che il governo reputa migliori, ma le migliori possibili. Nel 490 A.C. Atene combattè una delle sue battaglie più pericolose contro il potente impero Persiano. I persiani erano molto più numerosi, ma da una parte c’erano cittadini liberi (o schiavi liberati), dall’altra soldati pagati, adesso diremmo professionisti. Gli ateniesi combattevano per la loro libertà, e condividevano tutti l’obiettivo. Fu una vittoria della Democrazia. Anche il Coronavirus deve essere una vittoria della Democrazia, e non nonostante la Democrazia come qualcuno sembra suggerire.

Bibliografia:

Riguardo all’autore:

Pietro Speroni di Fenizio, http://pietrosperoni.it, matematico, dottore in bioinformatica. Esperto in eDemocracy e Computational Social Choice. E’ stato professore a contratto di Geometria per l’università di Chieti Pescara. Tra i suoi interessi oltre all’algebra applicata alla biochimica ci sono i bitcoin (scrive degli articoli per Lombard Report) e l’automatic trading con cui si guadagna il pane.

 


Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti. 

 

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