Notizie
La mobilità condivisa ha ripreso a crescere ma è ancora concentrata in poche città
La mobilità condivisa si consolida nelle città italiane e riprende a crescere dopo lo shock della pandemia. È quanto emerge dal quinto Rapporto nazionale sulla sharing mobility realizzato dall’Osservatorio Nazionale sulla Sharing mobility, promosso da ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, ministero della Transizione ecologica e Fondazione per lo sviluppo sostenibile. I dati, presentati lo scorso novembre, fanno riferimento al 2020 e ai primi dieci mesi del 2021, “un lasso di tempo storicamente critico a livello globale e nazionale: crisi sanitaria e poi crisi economica e sociale con grave calo del Prodotto interno lordo”.
Gli impatti della pandemia. Le diverse misure di contenimento hanno fortemente condizionato la mobilità con interi segmenti di domanda azzerati o fortemente ridotti. L’insieme dei servizi di sharing mobility ha registrato un calo annuale complessivo delle percorrenze con ogni mezzo in condivisione del 30,6%. Si tratta di un calo simile a quello della mobilità privata (-32,3%), ma inferiore rispetto ad altri servizi di mobilità, come per esempio il servizio ferroviario regionale o ad alta velocità o il servizio di trasporto aereo calati rispettivamente del 38%, 66% e 69%.
La domanda di carsharing è quella che ha risentito maggiormente delle restrizioni alla mobilità. Il bikesharing ha subito un forte impatto dalla minore mobilità delle persone in ambito urbano, anche a fronte di un’offerta in crescita e sempre più votata all’uso delle e-bike. Sulla variazione percentuale negativa dei noleggi del bikesharing pesa una generale riconfigurazione del mercato in cui probabilmente ha anche un ruolo la concorrenza esercitata dai nuovi servizi di monopattini in sharing. Lo scootersharing, il terzo servizio di micromobilità, è caratterizzato da performance migliori rispetto al bikesharing.
La ripresa. Nel 2021 scooter, bike e monopattini in sharing hanno superato i valori del 2019 pre-pandemia. Le iscrizioni ai servizi di sharing mobility in Italia hanno raggiunto la quota di 5.600.000 con 158 servizi di sharing attivi in 49 città (il triplo del 2015). Sono solo quattro, però, le città italiane dove sono presenti tutti i quattro servizi di sharing (car, bike, scooter, monopattini): Milano, Roma, Torino e Firenze. Nello specifico, è la Capitale a guidare la ripresa della domanda nelle città della sharing mobility, ma Milano è prima in tutti e tre gli indicatori (percorrenze, numero veicoli, numero noleggi). Importanti le differenze tra le Nord e Centro Sud. Le città settentrionali sono caratterizzate da una presenza di servizi ampia e variegata, mentre al Sud si nota innanzitutto la mancanza di servizi in due regioni, Molise e Basilicata.
I monopattini. Pur apparendo in un contesto critico, i monopattini hanno dimostrato una grande espansione d’offerta in termini di veicoli, operatori e città servite e un forte gradimento da parte degli utenti. Nel 2020 il monopattino in condivisione è diventato il servizio più diffuso in Italia e quello più presente nelle città del Sud. Il monopattino conferma la tendenza verso una mobilità fatta di veicoli sempre meno ingombranti e leggeri in controtendenza al gigantismo dei veicoli di proprietà: il peso medio del veicolo condiviso in Italia si è ridotto di circa un quarto nell’arco di cinque anni passando da circa 400 kg ai 120 kg attuali.
Innovazione, sovrapposizione e concentrazione. Sono le parole chiave individuate dal Rapporto per descrivere il fenomeno della sharing mobility, individuando in essi alcune criticità. Gli ostacoli più rilevanti che devono essere superati sono la distribuzione non omogenea di questi servizi nel territorio, la scarsa integrazione tra servizi di mobilità condivisa, la mancanza di un quadro di regole che interessi organicamente tutta l’offerta della mobilità condivisa e l’assenza di un flusso di risorse pubbliche stabili per sostenere, quando necessario, la stessa.
Azione pubblica e privata. La proliferazione di queste diverse tipologie di servizio è da ricondurre in larga parte all’iniziativa privata, dove il ruolo dell’ente locale è quello di concedere spazio, stabilire regole e individuare requisiti tecnici.Questa accelerazione e sovrapposizione di servizi di sharing denota una grande vitalità e propensione all’innovazione ma mette anche in luce la necessità di una crescita più razionale e regolamentata. L’obiettivo da raggiungere continua ad essere quello di ridurre l’uso e il possesso di veicoli di proprietà, soprattutto nelle aree urbane, un obiettivo che oggi, rispetto a venti anni fa, è sempre più impellente, ma anche più plausibile di quanto non lo sia stato in passato.
Scarica il Rapporto
Guarda la presentazione
di Monica Sozzi