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Diritti dei minori: salute e discriminazioni da monitorare
Presentato il 12esimo rapporto del Gruppo Crc: in Italia, dopo la pandemia, aumentano povertà minorile e disturbi del comportamento alimentare tra gli adolescenti. Azioni e interventi per invertire la rotta. 7/7/22
Aumenta la popolazione under 18 in condizione di povertà assoluta, confermando un trend riscontrato negli ultimi anni: nel 2021 riguardava il 14,2% del totale a fronte del 13,5% del 2020, percentuale che nel 2014 era pari al 10%. È questo quanto emerge dal “12° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Crc) in Italia”, pubblicato dal Gruppo Crc in occasione dell’anniversario della ratifica della Crc in Italia e presentato il 7 luglio in un incontro con la ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti.
Il Rapporto, che all’inizio di ogni paragrafo fa esplicito riferimento agli Obiettivi dell’Agenda 2030, al fine di sottolineare l’inestricabile legame tra sviluppo sostenibile e diritti delle persone di minore età, è stato realizzato con il contributo di 156 operatori delle oltre 100 associazioni che fanno parte del network Crc. La grande sfida da affrontare, come detto, riguarda, la povertà minorile. Ma l’analisi evidenzia anche come la condizione lavorativa e la cittadinanza dei genitori siano fattori che incidono sulla povertà. Il 28,6% delle famiglie straniere, ad esempio, vive in situazioni di povertà assoluta, in contrasto con la percentuale di famiglie di cittadinanza italiana, pari all’8,6%. Ad essere colpite maggiormente, inoltre, sono le persone che abitano nelle aree metropolitane. Resta significativo il dato di minori che non hanno accesso ad almeno un pasto proteico al giorno: è il 2,8% della popolazione under 18, un dato che in Sicilia raggiunge l’8,4% e in Campania il 4,9%.
Divario digitale e sovraffollamento abitativo: altre facce della povertà. La condizione socio-economica della famiglia ha, inoltre, influenzato la possibilità di seguire la didattica a distanza, adottata per contrastare la pandemia da Covid-19: come evidenzia il Rapporto, ad esempio, oltre un quinto dei minori dai 6 ai 17 anni d’età vive in famiglie che non dispongono di banda larga. Il divario digitale è particolarmente evidente se si confrontano i dati delle regioni del Nord e del Sud Italia: nel meridione è il 19% della popolazione 6-17 anni a non possedere un tablet o un computer, percentuale che si attesta al 12,3% come media nazionale.
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C’è poi l’impossibilità di seguire le lezioni in un luogo tranquillo e isolato: nel 2019 il 41,6% dei minorenni viveva in condizioni di sovraffollamento abitativo, spesso in case con problemi strutturali e scarsa luminosità.
Salute dei minori tra pandemia e inquinamento. Oltre ad avere un impatto sul diritto all’istruzione, la pandemia ha cambiato abitudini e routine, provocando un diffuso senso di incertezza per il futuro. Tra le conseguenze c’è l’aumento dei disturbi del comportamento alimentare tra pre-adolescenti e adolescenti che l’Osservatorio epidemiologico del ministero della Salute stima essere intorno al 30%. Il Rapporto sottolinea l’urgenza di adottare un sistema informativo nazionale per la salute mentale e di garantire l’accesso a strutture neuropsichiatriche infantili su tutto il territorio.
Un altro fattore di rischio per la salute dei minori è l’inquinamento domestico e atmosferico, causato dal traffico, dal riscaldamento e dalle attività industriali, i cui livelli sono allarmanti: secondo l’Istat l’81,9% della popolazione italiana vive in zone con inquinamento superiore ai valori tollerabili stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità, percentuale che raggiunge anche il 100% in alcune regioni: Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Trentino-Alto Adige, Veneto. La mancanza di aree verdi nelle città, inoltre, incide sulla salute psicofisica dei minori, oltre che sui livelli di inquinamento.
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Il principio di non discriminazione. Il Rapporto dedica attenzione alle discriminazioni che subiscono i minori e le minori con disabilità o appartenenti alla comunità LGBT+, in contrasto con il principio di non discriminazione espresso nell’articolo 2 della Crc. I minori con disabilità, in particolare, vedono spesso ridotto il proprio diritto all’istruzione, a causa di strutture e assistenza non adeguata, e incontrano ostacoli di accesso ai servizi ricreativi e sanitari. La mancanza di dati sulla popolazione minorenne con disabilità, inoltre, non permette l’attuazione di politiche puntuali che favoriscano processi di inclusione.
Il Rapporto ricorda, inoltre, che i minori appartenenti alla comunità LGBT+ sono soggetti, con maggiore frequenza, a forme di bullismo e discriminazione, sia a scuola sia in famiglia. In Italia, in particolare, non vi è ancora sufficiente attenzione sul rischio di maltrattamento che i minori della comunità LGBT+ subiscono quando vengono rifiutati dalle famiglie. Il documento propone, quindi, di formare operatori scolastici e sanitari affinché possano supportare i minori della comunità LGBT+ e ricorda, inoltre, l’importanza di fornire un’educazione di genere nelle scuole per contrastare stereotipi e discriminazioni.
Le criticità riscontrate dal Rapporto, dice il Gruppo Crc, evidenziano la necessità di ripensare le politiche rivolte all’infanzia e all’adolescenza e garantire i diritti dei minori. Occorrono una governance partecipata e un monitoraggio delle azioni previste nel cosiddetto quinto Piano infanzia, disponibilità di dati, interventi per il contrasto della povertà minorile, supporto alle famiglie, azioni per promuovere la partecipazione di ragazze e ragazzi. Si tratta tuttavia anche di un periodo di grandi opportunità, perché “finalmente l’infanzia e l’adolescenza sono entrate con maggior attenzione nell’agenda politica, anche grazie al ruolo di sentinella svolto dal Terzo Settore”.
Di Maddalena Binda