Approfondimenti
Cambiamento climatico: quando i suoi effetti ci svegliano dal sonno della ragione
Il cambiamento climatico, presenza silenziosa nella nostra quotidianità, causa problemi allo sviluppo economico, alla food security, alla salute umana e alla protezione della nostra cultura. Per far fronte ai suoi effetti è necessario andare avanti e trovare soluzioni accessibili con politiche sia a livello globale sia a livello locale.
Maggio-Giugno 2017
Parlare di cambiamento climatico, di questi tempi, a chi vive in una zona che non ne è direttamente colpita, è come provare a descrivere ad una persona cosa sia il vento.
Ebbene, nessuno dei due ha forma fisica, infatti, non si possono toccare con mano; non è possibile vederli nella loro interezza, ma sono inevitabilmente presenti nel sistema Terra; infine, ci si rende conto della loro esistenza solo quando hanno un effetto sulla nostra vita di tutti i giorni: il vento ti scompiglia i capelli, ti fa lacrimare gli occhi e spinge le vele a largo. E il cambiamento climatico?
Come il vento, le trasformazioni che il nostro clima sta subendo hanno portato a degli effetti di cui chiunque può fare esperienza, principalmente nei Paesi in via di sviluppo ma anche in quelli già sviluppati. Ecco che ci si rende conto che qualche cambiamento sia necessariamente avvenuto, quando per la prima volta un vino frizzante prodotto in Inghilterra vince una gara di degustazione (1). E quindi (finalmente) così nasce anche nel mondo occidentale la consapevolezza che il cambiamento climatico non sia semplicemente un problema da relegare a qualche sperduto villaggio dell’Africa subsahariana, ma è, in effetti, una presenza silenziosa anche nella nostra quotidianità. Bisogna però stare attenti, perché le sue sferzate sono estremamente forti e una volta incappati nella tempesta che provoca, non c’è via d’uscita.
Verrebbe da chiedersi, perché definire il cambiamento climatico come un “problema” se ci dà la possibilità di assaporare dell’inedito vino inglese? Che cosa c’è di male?
La risposta è che per quanto positiva possa sembrare, ogni minima trasformazione apre ad infiniti scenari e alla perdita di un equilibrio che ha permesso il sostentamento della vita sulla terra. A parte la nascita del vino anglosassone, le conseguenze del “climate change” sono molto più serie e causano problemi allo sviluppo economico, alla food security, alla salute umana e alla protezione della nostra cultura.
Come affermano Pecl e i co-autori dell’articolo pubblicato su Science nel Marzo 2017 (2), una delle conseguenze più drammatiche mediate da questo cambiamento, è la ridistribuzione di alcune specie di piante e animali. Spostamenti del genere hanno avuto luogo anche in passato, ma non a questi livelli, e tutto ciò è dovuto al cambiamento climatico del XXI secolo, che è avvenuto ad una velocità senza precedenti (comparabile ai più importanti cambiamenti degli ultimi 65 milioni di anni (3)). Per rimanere in degli habitat con delle condizioni climatiche più favorevoli, queste specie si sono dovute spostare: di media, le specie terrestri, si sono mosse di 17 km ogni dieci anni e le specie marine, di 78 km, verso i poli (4-5).
Che cosa comporta un cambiamento del genere?
Nuove specie si stanno incontrando, nuove comunità ecologiche si stanno formando e le conseguenze possono avere anche un forte impatto sul genere umano. Ad esempio, un effetto che è immediatamente riscontrabile è la diffusione d’insetti vettori di malattie, come le zanzare (6). Infatti, con la presenza di questi vettori, malattie che erano endemiche di zone tropicali, si diffonderebbero in quelle che una volta erano zone temperate. Inoltre, come Pecl suggerisce (2), dei cambiamenti che appaiono più innocui di altri, possono potenzialmente avere degli effetti sul clima globale. Ad esempio, lo spostamento delle mangrovie e di alcune specie di alghe marine verso i poli, a causa dell’innalzamento delle temperature, cambierebbe il modo in cui il biossido di carbonio viene assorbito dalla superficie terrestre, portando ad una sua maggiore presenza nell’atmosfera.
La ridistribuzione di queste specie di esseri viventi è il tipico esempio di una problematica che andrebbe risolta con un approccio olistico che solo lo sviluppo sostenibile può fornire. Infatti, la sfida non sta solo nell’affrontare lo spostamento di piante e animali in sé, bensì, i problemi da risolvere, come visto nel paragrafo precedente, sono molto più vari e inaspettati. Compito dello sviluppo sostenibile è quello di trovare delle soluzioni utilizzando il suo caratteristico approccio che tiene in considerazione l’applicazione di conoscenze provenienti da una pluralità di settori: la sostenibilità, e la sua mancanza, sono strutturalmente multidisciplinari.
Nel suo The Age of Sustainable Development, Jeffrey Sachs definisce l’esperto di sostenibilità come un medico capace di fare una complessa diagnosi del problema che sta affrontando: deve essere consapevole della complessità del contesto per poter poi fare una diagnosi specifica per ogni questione legata alla sostenibilità che gli si presenti. Un medico sa che una semplice febbre, può essere provocata da una pletora di cause, la difficoltà sta nel capire quale sia quella giusta e suggerire la cura adeguata (7). Soprattutto, questa soluzione, con molta probabilità, non potrà essere applicata di nuovo in una futura situazione in quanto come i pazienti, le problematiche sono diverse di volta in volta.
E quindi cosa fare? Arrendersi all’idea dell’inevitabilità del cambiamento climatico?
La risposta è: assolutamente no. La soluzione risiede nell’adottare policies che agiscano sia a livello globale sia a livello locale. L’implementazione di direttive promosse in un framework internazionale ha l’assoluta priorità politica, ma va anche tenuta in considerazione l’importanza di porre rimedio a problematiche locali. Steffen (8) sostiene, infatti, che dei cambiamenti a livello regionale, se sommati l’uno all’altro nel lungo termine, portano ad avere conseguenze a livello globale; come l’inquinamento delle falde di acqua dolce locali che provocano variazioni all’intero ciclo dell’acqua.
Per affrontare un nemico invisibile come il cambiamento climatico, è inevitabile sentirsi paralizzati. Il fatto che non sia sensorialmente riconoscibile e che, tuttavia, abbia un incredibile impatto, provoca senso d’impotenza a chiunque pensi di poterlo affrontare. Tuttavia come suggerisce Banerjee (9), la soluzione risiede nell’andare avanti e nel cercare soluzioni accessibili. Bisogna perciò procedere un passo alla volta per una strada che sembra non portare da nessuna parte e che è sferzata da un fastidioso vento che non riusciamo a vedere, però c’è; il trucco sta nel coprirsi gli occhi, abbassare la testa e continuare ad andare verso il proprio obiettivo, per quanto possa sembrare duro e frustrante.
(1) Savill R. English sparkling wine beats French champagne to top title. Telegraph.co.uk. 2017 [cited 28 April 2017]. Available from: http://www.telegraph.co.uk/news/newstopics/howaboutthat/7094055/English-sparkling-wine-beats-French-champagne-to-top-title.html
(2) Pecl T G et al. Biodiversity redistribution under climate change: Impacts on ecosystems and human well-being. Science 31 Mar 2017: Vol. 355, Issue 6332, eaai9214 DOI: 10.1126/science.aai9214
(3) Diffenbaugh N, Field C. Changes in Ecologically Critical Terrestrial Climate Conditions. Science. 2013;341(6145):486-492.
(4) Chen I, Hill J, Ohlemuller R, Roy D, Thomas C. Rapid Range Shifts of Species Associated with High Levels of Climate Warming. Science. 2011;333(6045):1024-1026.
(5) Poloczanska E, Brown C, Sydeman W, Kiessling W, Schoeman D, Moore P et al. Global imprint of climate change on marine life. Nature Climate Change. 2013;3(10):919-925.
(6) Campbell L, Luther C, Moo-Llanes D, Ramsey J, Danis-Lozano R, Peterson A. Climate change influences on global distributions of dengue and chikungunya virus vectors. Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences. 2015;370(1665):20140135-20140135.
(7) Sachs J, Pan K. The age of sustainable development. 1st ed. Page 19
(8) Steffen et al. Planetary boundaries: Guiding human development on a changing planet. Science 13 Feb 2015: Vol. 347, Issue 6223, 1259855 DOI: 10.1126/science.1259855
(9) Banerjee, A.V. and Duflo, E. (2011). Poor Economics: A Radical Rethinking of the Way to Fight Global Poverty, PublicAffairs.