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LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze

La concentrazione media globale di CO2 in atmosfera ha raggiunto nel 2022 nuovi livelli record, pari a 415,8 ppm (parti per milione). Dopo il crollo delle emissioni per la pandemia (-8,9%) nel 2020, le emissioni in Italia sono aumentate nel 2021 del 4,8%.

Notizie

Europa e Agenda 2030: l'analisi Eurostat sui singoli Obiettivi in Ue

A partire da 51 indicatori, la relazione dell'Ufficio Statistico dell'Ue “Sustainable Development in the European Union” fotografa il quadro europeo e le criticità da affrontare per il raggiungimento degli SDGs.

L'Agenda 2030 sottoscritta nel 2015 dai 193 Paesi Onu rappresenta il tentativo di tracciare un percorso di sviluppo sostenibile comune per tutti i cittadini del Pianeta. Ma prendendo in considerazione solo l'Europa, a che punto è l'attuazione degli Obiettivi? E quali sono le maggiori criticità da affrontare? La relazione pubblicata dall'Eurostat “Sustainable Development in the European Union — A statistical glance from the viewpoint of the UN Sustainable Development Goals” analizza la situazione dei singoli 17 SDGs, Sustainable Development Goals, in Ue attraverso l'elaborazione di 51 indicatori.

Ecco una sintesi dei risultati della ricerca:

1. Sconfiggere la povertà

Quasi un quarto della popolazione europea, il 23,7 %, è a rischio povertà o esclusione sociale, secondo i dati del 2015, con una lieve flessione rispetto al 2005, quando erano il 25,8 %. La forma di povertà più diffusa è quella monetaria, che colpisce il 10,2% della popolazione, posizionando i Paesi Ue al di sotto della media degli altri Stati del G20, come gli Usa, la Turchia e il Messico.

2. Sconfiggere la fame

L'agricoltura biologica ha rappresentato nel 2015 oltre il 6,2 % della produzione agricola, con un incremento del 3,6% durante lo scorso decennio.

3. Salute e benessere

Le bambine nate in Ue nel 2014 hanno un'aspettativa di vita di 83,6 anni: 5 e mezzo più dei loro coetanei maschi. Nonostante questo divario di genere, la durata media della vita è costantemente cresciuta a partire dal 2004, con un primato mondiale detenuto dalla popolazione giapponese. Nell'area Ue il 21,6% dei cittadini ritiene di essere in buona salute, mentre più dei due terzi la valuta molto buona. D'altro canto la popolazione europea che lamenta uno scarso accesso ai servizi medico sanitari a causa di difficoltà economiche è aumentata dallo 0,3% del 2008 al 2,4% del 2014.

4. Istruzione di qualità per tutti

La percentuale di studenti che abbandona gli studi o percorsi di formazione si attesta all'11% secondo i dati del 2005, rappresentando un miglioramento rispetto al 2006 di 4,3 punti percentuali. Della popolazione di ragazzi di 15 anni, una porzione compresa tra un sesto e un quarto di loro, mostra carenze nella lettura, nella matematica e nelle scienze secondo l'indagine PISA nel 2012. Complessivamente le prestazioni degli studenti europei meno preparati in queste discipline sono simili a quelle dei colleghi statunitensi ma superano quelle degli studenti dai risultati peggiori in Corea del Sud e Giappone. Nel 2015 la popolazione europea tra i 30 e i 34 anni che ha completato corsi di istruzione superiore è arrivata al 38,7%: un significativo aumento rispetto al 2002, quando questi erano il 23,6%.

5. Parità di genere

Il divario tra i salari di uomini e donne registra in Europa una percentuale del 16% a favore dei primi, secondo i dati del 2014: un lieve miglioramento in confronto al 2006, quando questo era superiore dell'1,6%. In merito alla rappresentanza politica, nel 2016 le donne hanno occupato il 29% dei seggi nei parlamenti nazionali, con un aumento rispetto al 2003, quando queste erano solo il 20%.

6. Acqua pulita e sevizi igienico-sanitari

La richiesta biochimica di ossigeno, (Bod), è un indicatore dell'inquinamento nei fiumi e dell'efficacia dei trattamenti di bonifica delle acque. Secondo i dati relativi a 18 Paesi Ue, il Bod è calato del 20,4% tra il 2002 e il 2012, mostrando un significativo e costante miglioramento. Nonostante la maggior parte dei Paesi membri non abbia particolari problemi di accesso ai servizi igienico-sanitari, la popolazione di quei pochi Paesi affetti da queste mancanze raggiunge i 12 milioni di abitanti, costituendo il 2,4% dell'Ue: nel 2005 questi erano il 3,7.

7. Energia pulita e accessibile

Le energie rinnovabili rappresentano il 16% dei consumi in Ue, secondo i dati del 2014. Percentuale raddoppiata rispetto al 2004, quando erano solo l'8,5%. Nonostante la popolazione europea che non ha la possibilità di scaldare adeguatamente la propria casa sia dminuita di 1,5 punti percentuale tra il 2007 e il 2015, ancora il 9,4% non riesce a tenere ben calda la propria abitazione.

8. Buona occupazione e crescita economica

Il prodotto interno lordo procapite è aumentato di un punto percentuale tra il 2000 e il 2015. Confrontando questi tassi di crescita con altre economie avanzate come gli Usa, il Canada e il Giappone si riscontra un andamento simile. Nel 2015, il 70,1% dei cittadini tra i 20 e i 64 anni era occupato; un avanzamento rispetto al 2001, quando questo tasso era al 66,9%, ma ancora a un livello non allineabile con i dati pre-crisi del 2008.

9. Innovazione e infrastrutture

L'Europa spende circa il 2% del suo prodotto interno lordo in Ricerca e innovazione, secondo i dati del 2014, un lieve miglioramento rispetto al 2002, quando questo era l'1,8%. I Paesi nordeuropei, l'Irlanda, la Germania e il Lussemburgo sono considerati leader per quanto riguarda l'eco-innovazione, mentre i più arretrati sotto questo aspetto sono i Paesi dell'Europa orientale quali Grecia, Cipro e Malta. Nel 2015, il 95% delle imprese aveva accesso a internet, un significativo aumento sul 2007 quando erano il 77%.

10. Ridurre le diseguaglianze

Il prodotto interno lordo procapite in Ue è in media di 26.500 euro, secondo i dati del 2015, rappresentando un aumento di 3.600 euro, in confronto al 2000. La percentuale di scarto tra i più ricchi e i più poveri all'interno dello stesso Paesi variano dal 7.8% nel Regno Unito all'1,6% della Finlandia. Sono 19 i Paesi dell'Unione che a partire dal 2004 hanno ridotto la distanza tra i cittadini più benestanti e quelli meno abbienti, anche se ancora oggi all'interno dell'Ue in media coloro che guadagnano maggiormente hanno stipendi cinque volte superiori rispetto alle classi più povere.

11. Città e comunità sostenibili

Tra il 2000 e il 2014, la concentrazione di polveri sottili, (Pm10) alla quale la popolazione europea è stata potenzialmente esposta è diminuita del 21,6 % e attestandosi intorno ai 22,5 microgrammi per metro cubo, quantità ben al di sotto del limite annuale di 40 microgrammi per metro cubo. I livelli di riciclo dei rifiuti cittadini, incluso il compost, hanno raggiunto il 43,5%, documentando un importante cambiamento in confronto al 2000, anno in cui erano solo il 25,2 %. Nonostante questo dato, tre Stati membri su quattro riciclano ancora meno della media europea. Altra cifra significativa è quella che riguarda la mobilità: nel 2012 infatti un cittadino dell'Unione su cinque denunciava serie difficoltà ad accedere ai trasporti pubblici, specie nelle aree non urbane.

12. Consumo e produzione responsabili

La produttività nel 2015 è migliorata del 33% sul 2000, finalizzando beni e servizi con una riduzione degli sprechi. Sul fronte del consumo interno di materiali si è vista una flessione nel 2015, arrivando a 13,2 tonnellate procapite: 2,3 in meno rispetto al 2000.

13. Lotta al cambiamento climatico

Le emissioni di gas serra sono diminuite tra il 1990 e il 2014 del 23% in Europa. Comparate a quelle prodotte da altri Paesi industrializzati, l'Ue è leader in questa transizione dopo la Russia. La temperatura della superficie terrestre è costantemente aumentata nel corso del 20esimo secolo, raggiungendo sempre nuovi record. Rispetto all'epoca preindustriale infatti la temperatura media tra il 2006 e il 2015 è aumentata di 0,84 gradi, quasi la metà della soglia dei 2 gradi, considerata il limite da non superare. Il decennio in corso è per l'Europa il più caldo di sempre, registrando un grado e mezzo in più rispetto all'epoca preindustriale.

14. Flora e fauna acquatica

I dati inerenti la pesca nelle aree più attive in questo ambito non permettono di isolare tendenze chiare. Gli sforzi per la tutela di determinate aree marine protette non sono sufficienti: in Europa i siti designati dalla Direttiva Ue del 1992 sugli Habitat sono ancora solo il 55% di quelli previsti, mentre quelli terrestri arrivano al 92% (dati del 2013). La quantità di pesca complessiva in Europa è diminuita del 22% rispetto al 2000, con un totale nel 2015 di 5.112.555 di tonnellate.

15. Flora e fauna terrestre

Rispetto alle aree marine, i siti terrestri individuati dalla Direttiva sugli Habitat si attestano al 92% di quelli previsti. La varietà e l'abbondanza degli uccelli in Europa ha visto un calo del 12,6% tra il 1990 e il 2014. Il gruppo degli uccelli legati ai terreni agricoli è quello che ha subito la flessione più netta, segnando 31,5 punti percentuali in meno, e mostrando così che gli ecosistemi agricoli sono in particolare sofferenza.

16. Pace, giustizia e istituzioni solide

Nel 2014 in Europa sono avvenuti 4.698 omicidi intenzionali. A partire dal 2008 questi si sono costantemente ridotti di oltre cento casi ogni anno. Le forze di polizia sono le istituzioni che godono della maggiore fiducia dei cittadini, con un punteggio di 5,9 su 10. Seguono la giustizia, con 4,6, e la politica, con un punteggio di 3,5.

17. Partnership per gli Obiettivi

L'Europa ha speso nel 2015 lo 0,47% del Prodotto nazionale lordo in aiuto pubblico allo sviluppo, un lieve aumento sul 2005. Nonostante questo l'Ue non ha raggiunto l'obiettivo di arrivare allo 0,7%. Con le sue importazioni dai Paesi in via di sviluppo, per un valore di 834,9 miliardi nel 2014, l'Europa ne rappresenta il mercato più importante al mondo. Nel 2002 il valore di queste importazioni era di 358,8 miliardi.

di Elis Viettone

mercoledì 10 maggio 2017

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