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L’Accordo di Parigi non basta, l’Onu lavora a un patto unico ambientale
L’Onu potrebbe presto lanciare un patto globale per l’ambiente. Un nuovo accordo, più ampio e vincolante, che lavorerà in parallelo a quello parigino e che dovrà essere in grado di risanare i fallimenti ambientali. 17/9/2018
Durante un incontro alle Nazioni unite la settimana scorsa, il presidente dell’Assemblea generale, Miroslav Lajcak, ha lanciato l’idea di un patto globale per l’ambiente. Un patto che potrebbe concretizzarsi dopo che l’Onu avrà fatto il punto sui problemi e sui fallimenti ambientali più rilevanti, come l’inquinamento da materie plastiche. La notizia è stata lanciata pochi giorni prima rispetto all’importante discorso di António Guterres sui cambiamenti climatici, in cui ha evidenziato tutte le sue preoccupazioni in merito alle questioni ambientali: “Il mondo rischia di superare il punto di non ritorno sui cambiamenti climatici, con conseguenze disastrose per le persone e i sistemi naturali del pianeta”.
L’ipotesi di un patto ambientale globale non è un’idea nuova; è stata lanciata per la prima volta nel 2017 dal presidente francese Emmanuel Macron e dall’ex governatore della California Arnold Schwarzenegger. Si trattava di una bozza di documento in grado di offrire una vasta serie di diritti legali ambientali a tutte le persone del mondo.
Lo scorso maggio le Nazioni Unite si sono impegnate a intraprendere un percorso mirato a colmare le eventuali lacune legislative del sistema ambientale, rifiutando però di partire dalla proposta francese, ritenuta troppo ampia e confusa, con un approccio poco propenso alla risoluzione dei problemi.
Così come riportato nella risoluzione 72/277 dell’Assemblea generale, è stato chiesto al Segretario generale di presentare una relazione che identifichi e valuti le eventuali lacune nel diritto e nella governance ambientale. La stessa risoluzione ha istituito un gruppo di lavoro specifico che, sulla base della relazione del Segretario, dovrà individuare le opzioni possibili per affrontare i problemi emersi.
"La montagna che abbiamo di fronte è molto alta ma non è insormontabile. Sappiamo come scalarla", ha continuato Guterres. "In parole povere, dobbiamo frenare le emissioni di gas a effetto serra e portare avanti un’intensa azione per il clima" ha aggiunto. Nel corso del suo intervento il Segretario ha più volte ribadito il concetto che ripensare l’economia per affrontare i cambiamenti climatici non è un’operazione costosa e non danneggia la crescita economica. "L'azione per il clima e il progresso socio-economico si sostengono a vicenda, con guadagni di 26 mila miliardi di dollari previsti entro il 2030” ha dichiarato Guterres, citando i risultati del recente rapporto della Global Commission on the Economy and Climate. I benefici trascendono i dati monetari. "L'approvvigionamento idrico resiliente ai cambiamenti climatici e le misure igieniche potrebbero salvare la vita di oltre 360 mila neonati ogni anno, l'aria pulita ha enormi benefici per la salute pubblica e i nuovi posti di lavoro nelle energie rinnovabili superano quelli creati nel petrolio e industrie del gas" ha spiegato il Segretario, citando numerosi esempi in tutto il mondo che portano benefici a paesi e comunità.
L’imperativo è accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni. Come abbiamo già segnalato, Guterres ha annunciato che nel 2019 convocherà un vertice sul clima. "Invito tutti i leader a venire al Summit sul clima del prossimo anno, per riferire non solo su ciò che stanno facendo, ma su cosa intendono fare quando si riuniranno nel 2020 per la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite”, ha detto.
"Non c'è più tempo da perdere. Ogni giorno che non riusciamo ad agire, è un giorno in cui avanziamo verso un destino che nessuno di noi vuole. Un destino che lasciamo nelle mani delle generazioni future”.
di Tommaso Tautonico