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Vergognarsi di volare? Le domande poste dal viaggio di Greta in Usa
L'attivista è diretta al vertice Onu per il clima su una barca a zero emissioni ma la sua scelta contro l’uso degli aerei avvia un dibattito e non mancano le critiche anche perché l’organizzazione della traversata richiede diversi voli. [VIDEO] 21/08/19.
Greta Thunberg è in rotta verso gli Stati Uniti per intervenire al vertice Onu sul clima il 23 settembre. Una partecipazione a impatto zero, o quasi, quella dell'attivista per l'ambiente più famosa al mondo. Per traversare l'Oceano Atlantico la sua scelta è ricaduta su una barca a vela, la Malizia II, per un viaggio dal Regno Unito a New York di 12-14 giorni; insieme a lei un equipaggio di cinque persone.
Dal 2015 Thunberg rifiuta infatti di prendere aerei, preferendo spostamenti alternativi meno dannosi per l'ambiente. Secondo una relazione riportata dall'Ansa, il 2% delle emissioni di CO2 nel mondo sono generate proprio dal settore dell'aeronautica civile e la stessa Thunberg, intervistata nella trasmissione Piazza pulita, aveva affermato: “Un volo intercontinentale può cancellare venti anni di raccolta differenziata”. Una denuncia precisa contro un settore portante dell'economia globale che nel 2017 ha registrato un fatturato complessivo di 2.700 miliardi di dollari e, considerando anche l'indotto, 63 milioni di posti di lavoro. Numeri in continua crescita, come spiega il Rapporto World Air Transport Statistics a cura dell'International Air Transport Association (Iata), dove si calcola che nel 2018 i passeggeri siano stati più di quattro miliardi, con 22mila coppie di città collegate da voli diretti, il doppio delle 10.250 del 1998.
Sulla scia dell'esempio della giovane svedese è nato Flygskam, letteralmente “vergogna del volo”: un movimento europeo per sensibilizzare le persone sui costi ambientali del traffico aereo e incoraggiarle a scegliere altri mezzi. Stimare quanti siano al momento i sostenitori del movimento non è semplice ma qualche dato arriva proprio dalla Svezia. Negli ultimi 18 mesi la percentuale di cittadini svedesi che afferma di preferire, se possibile, il treno anziché l'aereo è passata dal 20% al 37%. A renderlo noto è SJ, il maggiore operatore ferroviario svedese che nel 2018 ha venduto 1,5 milioni di biglietti, il 5% in più dell'anno precedente. Swedavia, la compagnia che gestisce gli aeroporti del Paese scandinavo, lamenta invece che dal gennaio all'aprile del 2019 il numero dei passeggeri è diminuito dell'8%.
In uno scenario ipotetico, proiettare un calo di queste dimensioni su scala globale, viste le cifre sopra indicate, avrebbe un peso in termini economici e occupazionali. Senza considerare la crescita della ricchezza in Paesi che si sono sviluppati anche grazie al turismo di massa, come ad esempio, solo per citarne uno, le Isole Seychelles, dove un terzo della popolazione lavora con i turisti.
Altro esempio della riflessione pubblica sui voli è la petizione Flight Free 2020, promossa dal blog We Stay on The Ground, che attraverso una campagna per ora diffusa in Svezia, Regno Unito, Danimarca, Belgio, Francia, Germania e Canada mira alla raccolta di 100mila firme in ciascuno di questi Paesi. Ogni firmatario si impegna a non volare per i successivi 12 mesi, producendo così una riduzione dell'impronta ecologia mondiale.
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Argomenti e tendenze ben noti alle compagnie aeree e agli operatori del settore che corrono ai ripari cercando di riorganizzare le tratte aeree, promettendo più attenzione a pratiche sostenibili. Sempre secondo la Iata, nel 2018 i velivoli hanno viaggiato occupando l’81,9% dei posti a disposizione e migliorato del 12% l'efficienza del consumo di carburante rispetto al 2010. Alexandre de Juniac, amministratore delegato e direttore generale di Iata, con un passato di cinque anni ai vertici di Air France: “La libertà di volare è più accessibile a larghi strati di popolazione con la conseguenza che il mondo è un posto più prospero anche se il rovescio della medaglia è che aumentano i costi ambientali, che tutte le compagnie cercano di ridurre. E anche la Iata rema in questa direzione: dal 2020 fermeremo la crescita delle emissioni di CO2 mentre nel 2050 il trasporto aereo emetterà la metà dell’anidride carbonica rispetto al 2005”.
Così, mentre Greta descrive la propria traversata come un "campeggio su montagne russe", in un'imbarcazione dagli spazi molto semplici, alimentata solo da pannelli solari e turbine sottomarine, senza servizi igienici ma solo un secchio per lavarsi, non mancano critiche secondo cui un volo aereo per lei e il padre avrebbe avuto un minore impatto.
Sponsor e membro dell'impresa è infatti Pierre Casiraghi, la cui famiglia è tra i proprietari della compagnia Monacair - Monaco Helicopter Charter Company, un servizio di elicotteri da Monaco e Nizza che registra una media di 50 voli al giorno. Non solo. Si contesta al viaggio a emissioni zero che due dei marinai che accompagnano Thunberg nella traversata torneranno dagli Usa volando mentre altri due arriveranno a New York per riportare la barca in Europa proprio via cielo.
di Elis Viettone