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Soer 2020: Ue non sta facendo abbastanza per affrontare le sfide ambientali
Presentazione in streaming di tre rapporti sullo stato dell’ambiente in Europa e in Italia. Nel nostro Paese grave la situazione per fauna e flora. In calo i gas serra, aumentano le rinnovabili. Tra i primi in Ue per l’economia circolare. 4/6/20
L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e l’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) hanno presentato il 3 giugno in diretta streaming e in videoconferenza con Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, e David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, tre report dedicati alla situazione ambientale in Europa e in Italia: il Soer 2020 - The European environment state and outlook 2020 dell’Eea; l’Annuario dei dati ambientali 2019 dell’Ispra, una fotografia dello stato dell’ambiente in Italia; e il Rapporto ambiente di sistema Snpa, dedicato alle esperienze regionali.
“Dobbiamo ripartire bene per evitare che le situazioni che stiamo vivendo possano ricominciare. L’emergenza ha insegnato che dobbiamo investire nella ricerca pubblica mettendola al completo servizio dei cittadini”, ha dichiarato il presidente dell’Ispra Stefano Laporta, aprendo i lavori del convegno dal titolo “Soer 2020. Lo stato dell’ambiente in Europa e in Italia”. “Il messaggio comune di tutti i rapporti che oggi presentiamo è che senza un intervento urgente non riusciremo a centrare gli obiettivi. È quindi indispensabile l’adozione di politiche di contrasto alle minacce ambientali e che stimolino l’economia circolare. Dobbiamo rilanciare”, ha concluso Laporta, “un nuovo modello economico basato su uno sviluppo ambientale e culturale”. L’Annuario Ispra esce nel momento in cui il mondo è impegnato nella sfida senza precedenti del Covid-19 e si confronta quest’anno con i recenti trend europei elaborati dall’Agenzia europea dell’ambiente nel Soer 2020.
I principali risultati del Soer 2020
L’Europa non sta compiendo progressi sufficienti nell’affrontare le sfide ambientali. È quanto si legge nel rapporto Soer 2020, alla sua sesta edizione, che è stato presentato da Hans Bruyninckx, direttore generale dell’Agenzia europea dell’ambiente, in collegamento da Copenaghen. La valutazione illustra che, sebbene la maggior parte degli Obiettivi dell’Agenda 2030 con scadenza al 2020, soprattutto quelli sulla biodiversità, non sarà raggiunta, vi è ancora la possibilità di centrare quelli a più lungo termine e quelli fissati per il 2030 e il 2050. Le tendenze recenti sottolineano progressi in alcune aree importanti quali la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, le emissioni industriali, la produzione di rifiuti, il miglioramento dell'efficienza energetica e la percentuale di energia rinnovabile. Tuttavia, circa il 20% della popolazione urbana dell’Ue vive in aree esposte a concentrazioni di inquinanti atmosferici superiori ad almeno uno standard di qualità dell’aria dell’Unione. Vi è inoltre una crescente preoccupazione per le sostanze chimiche pericolose e i rischi che ne derivano.
In base alle elaborazioni del Soer 2020, solo due dei 14 indicatori utilizzati per monitorare il capitale naturale - l’insieme delle risorse naturali essenziali per lo sviluppo del Paese, in termini economici e sociali - mostrano andamenti auspicabili per l’Europa: solo le aree protette sono in buono stato, sia terrestri che marine, mentre va male la tutela della flora, fauna, degli ecosistemi e del suolo. Guardando al futuro, con una migliore integrazione delle politiche sull'ambiente e la salute, le prospettive per la riduzione dei rischi ambientali per la salute potrebbero essere più ottimistiche.
Il Rapporto sottolinea che è possibile ancora conseguire gli obiettivi ambientali del 2030 e 2050 se saranno attuate misure coraggiose in sette aree chiave: realizzare il potenziale non sfruttato delle attuali politiche ambientali; adottare la sostenibilità come quadro di riferimento per l'elaborazione delle politiche; mettersi alla guida dell'azione internazionale verso la sostenibilità; promuovere l'innovazione nella società; aumentare gli investimenti e riorientare il settore finanziario per supportare progetti e imprese sostenibili; gestire i rischi e garantire una transizione socialmente equa; creare più conoscenze e competenze.
L’Annuario dei dati ambientali 2019
Con le sue 60mila specie animali e 12mila vegetali, l'Italia è uno dei Paesi europei più ricchi di biodiversità e con livelli elevatissimi di endemismo (specie esclusive del nostro territorio). Un patrimonio che vede però alti livelli di minaccia per flora e fauna. Forte argine al degrado sono la Rete Natura 2000 e il Sistema delle aree protette italiane: quelle terrestri sono 843 e coprono il 10,5% del territorio nazionale, 29 le aree marine protette, 2.613 i siti della Rete Natura 2000 (19,3% del territorio nazionale). È quanto emerge dall’Annuario dei dati ambientali 2019 presentato da Alessandro Bratti, direttore generale dell’Ispra e vicepresidente dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea).
Quanto allo stato di salute della fauna in Italia, tra i vertebrati sono i pesci d’acqua dolce quelli più minacciati (48%), seguiti dagli anfibi (36%) e dai mammiferi (23%). Tra le piante più tutelate dalle norme Ue, il 42% è a rischio. Le minacce più gravi vengono, però, dal costante aumento delle specie esotiche introdotte in Italia - più di 3.300 nell’ultimo secolo - dal degrado, dall’inquinamento e dalla frammentazione del territorio. In buono stato solo il 48% dei fiumi e il 20% dei laghi italiani. Bene le aree protette del nostro Paese.
Le temperature crescono in Italia più che in altre parti del mondo (+1,71° nel 2018 contro +0,98° globale). È stato calcolato un aumento della temperatura media pari a circa 0,38 gradi ogni dieci anni nel periodo 1981-2018. Elemento che porta l'Italia ad allontanarsi dagli obiettivi di contrasto dei cambiamenti climatici. Nuovo picco per la temperatura dei mari italiani nel 2018 (+1,08 gradi), il secondo dopo il 2015, rispetto al periodo 1961-1990.
Ciononostante, diminuiscono del 17,2% le emissioni di gas serra in Italia nel medio periodo (1990-2018). Nel primo trimestre di quest'anno, poi, si stima per il 2020 una riduzione, a causa del lockdown, dei gas serra del 5,5% a fronte di una variazione congiunturale del Pil pari a -4,7 %. Nel 2018 la diminuzione era stata dello 0,9%, rispetto all'anno precedente e per il 2019 la tendenza è di una riduzione del 2,0% rispetto al 2018. In Italia, la quota di energia da fonti rinnovabili è pari al 18,3% rispetto al consumo finale lordo, valore superiore all’obiettivo del 17% da raggiungere entro il 2020. Prossimo obiettivo da raggiungere è i 32% entro il 2030. L’Italia è terza in Ue per produttività delle risorse e cresce più della media europea nell’uso circolare dei materiali. Situazione preoccupante, invece, per gli inquinanti atmosferici, con il bacino padano che si rileva il “malato” d’Europa. Tuttavia, l’effetto lockdown ha provocato una riduzione del 40-50% dei livelli di biossido di azoto in Pianura padana.
Il Rapporto ambiente di sistema
“L’emergenza sanitaria ha dimostrato ancora una volta come il rapporto tra salute e ambiente rappresenti un binomio indissolubile, anche se retto da un fragile equilibrio”. Lo ha detto Carlo Emanuele Pepe, vicepresidente del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), introducendo il Rapporto ambiente di sistema Snpa. Il Rapporto è realizzato in un unico volume strutturato in due parti. La prima descrive le realtà regionali attraverso l’analisi di 16 indicatori; la seconda è composta da brevi articoli che riguardano specificità regionali particolarmente rilevanti.
Gli interventi degli ospiti
“L’Europa deve avere la leadership mondiale e morale sull’ambiente. Dobbiamo progettare una nuova Ue più equa, verde, digitale e proiettata al futuro”, ha affermato il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, in collegamento da Bruxelles. “Le sfide ambientali possono essere risolte solo se mettiamo la riduzione della disuguaglianza al centro della nostra azione politica. I cambiamenti climatici e la disuguaglianza vanno di pari passo, abbiamo bisogno di una giusta transizione che protegga tutti i nostri cittadini”, ha concluso.
“Il lavoro da fare è sia sul piano interno che sul fronte internazionale”, ha dichiarato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, “bisogna considerare che per troppo tempo si è trascurato il fatto che un modello di sviluppo basato sullo sfruttamento e sul degrado ambientale ha creato la crisi climatica e aumentato le diseguaglianze sociali. Dobbiamo incentivare la realizzazione di quelle che sono le priorità evidenziate nel settimo programma di azione per l'ambiente e avere un'economia a basse emissioni di carbonio che sia efficiente anche nell'impiego delle risorse. Da qui anche con i contributi dell'Ispra e delle sue indagini”, ha concluso Conte, “deve arrivare nuova linfa e ispirare la nostra azione per trasformare l'economia e la società del nostro Paese”.
“È una lettura ampia quella offerta dal Soer 2020, condotta su 33 Paesi con un trend di 5 anni”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che ha aggiunto: “Guardando ai dati dell’Annuario, l’Italia nel complesso non si pone male. Il nostro Paese vuole essere leader nel cambiamento ambientale e, come anticipato a livello europeo, mira ad individuare un nuovo impatto che passi dall’attuale 40% al 50-60%, il che vuol dire investire sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica, spingendo sulla convenienza reale dei cittadini oltre che sull’ambiente”.
“Dobbiamo considerare”, ha proseguito Costa, “che perdere una specie vuol dire perdere un codice genetico che incide sulla natura nella quale noi esseri umani siamo inseriti. Così anche con il suolo: già sono stati persi 23 mila chilometri quadrati. Con il superbonus puntiamo sulla rigenerazione favorendo la trasformazione del vecchio in nuovo e moderno, senza consumare suolo.
In un video messaggio, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha richiamato l’importanza del Green Deal europeo per “trasformare l’Europa e renderla più competitiva. Possiamo trasformare la crisi in un un’opportunità per ricostruire le nostre economie in modo diverso, per renderle più resilienti in modo da lasciare ai nostri figli un posto migliore”.
Scarica i materiali
Annuario dei dati ambientali 2019
di Andrea De Tommasi