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Dagli ultimi dati aggiornati al 2021, risulta che sulle otto milioni conosciute, un milione di specie animali e vegetali è a rischio estinzione. L'attività antropica ha velocizzato di mille volte il tasso naturale di estinzione. Continua il declino della biodiversità italiana a causa di problemi irrisolti, come il degrado e il consumo del suolo. 

Notizie

Gli incendi boschivi mettono a rischio i progressi compiuti sul buco dell’ozono

Una nuova ricerca pubblicata su Nature lancia l’allarme: il fumo prodotto dagli ultimi grandi incendi ha fatto allargare il buco dell’ozono sopra l’Antartide. Anche in questo processo incide in modo negativo la crisi climatica.  29/3/23

Grazie all’accordo internazionale che nel 1987 mise al bando i gas clorofluorocarburi (cfc) il buco dell’ozono negli ultimi decenni si è costantemente ridotto. Una storia di successo, un punto a favore per l’attività diplomatica internazionale che invece non riesce a contrastare gravissimi fenomeni di declino ambientale come la crisi climatica e la perdita di biodiversità. Ma potrebbe non essere finita qui.

È quanto sostiene lo studio “Chlorine activation and enhanced ozone depletion induced by wildfire aerosol”, pubblicato l’8 marzo su Nature, che riapre la questione puntando il dito contro i grandi incendi degli ultimi anni. “Il fumo dei recenti incendi minaccia di rallentare e persino di invertire il recupero dello strato di ozono terrestre, lo stesso per cui il mondo ha lavorato così duramente dal 1987”, si legge infatti nello studio dove viene spiegato che “nel 2021 il buco sopra l'Antartide ha ricominciato a gonfiarsi, proprio a un anno di distanza dai devastanti mega-incendi che hanno bruciato 60 milioni di acri di vegetazione in Australia”.

Il legame tra incendi e riduzione dello strato di ozono. Lo studio mette in relazione le particelle di fumo generate dai grandi incendi e la stratosfera: più tempo passa e più queste particelle risultano un veleno per quella parte dell’atmosfera. A sostegno di questa analisi vi è il fatto che i ricercatori hanno notato una rapida crescita del buco dell’ozono solo nell’agosto del 2020, nonostante questa sia dipesa dagli incendi australiani del biennio 2019-2020 responsabili del rilascio di oltre un milione di tonnellate di fumo. Il risultato è che a settembre il buco si era allargato di due milioni e mezzo di chilometri quadrati, circa il 10% in più dell'anno precedente.


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Gli incendi australiani del 2020 sono stati un vero campanello d'allarme per la comunità scientifica", ha dichiarato Susan Solomon, scienziata del Massachusetts institute of technology che lavora da decenni sull'esaurimento dell'ozono e tra le autrici dello studio: “L'effetto degli incendi non era stato precedentemente considerato negli scenari che mostravano un continuo recupero dell'ozono. Penso che l’effetto di allargamento possa dipendere dal fatto che gli incendi diventano sempre più frequenti e intensi man mano che il pianeta si riscalda".

A rischio la salute del Pianeta, ma anche delle persone. Gli incendi della taiga siberiana del 2003 in Russia sono stati i più grandi mai registrati, si stima che abbiano bruciato circa 55 milioni di acri boschivi. I più recenti incendi boschivi australiani, invece, si collocano al secondo posto di questa triste classifica. Entrambi questi disastri naturali sono stati seguiti da una significativa erosione dello strato di ozono, eppure c’è ancora tanto da scoprire. Non è infatti ancora chiaro come le particelle di fumo influenzino in maniera definitiva il buco dell’ozono, la cosa sicura è che il fumo con il tempo tende a far precipitare nella stratosfera i livelli di biossido di azoto, un fatto che dà avvio all’“effetto domino” descritto dal lavoro di ricerca.

Lo strato di ozono è una parte cruciale della stratosfera che, in pratica, trattiene le radiazioni solari che risultano dannose per la salute umana. L’epoca dell’antropocene in cui il cambiamento climatico la fa da padrone sembra, dunque, rimettere tutto in discussione.

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di Ivan Manzo

 

Fonte copertina: jjvanginkel, 123rf.com

mercoledì 29 marzo 2023

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