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Notizie

Banca mondiale: la mancanza d’acqua contribuisce all’aumento delle migrazioni

Diciassette Paesi che ospitano il 25% della popolazione mondiale stanno affrontando stress idrici estremi. La siccità può ridurre la crescita economica di una città fino al 12%. Occorrono politiche idriche intelligenti.  1/9/21

Nel mondo ci sono più di un miliardo di migranti e la variabilità delle precipitazioni, causate dai cambiamenti climatici, sarà una delle cause che influiranno maggiormente sulla migrazione. Lo dichiara il rapporto “Ebb and Flow” pubblicato il 23 agosto dalla Banca mondiale, che prevede che nel prossimo futuro le città del mondo dovranno affrontare un numero sempre crescente di eventi legati alla mancanza di acqua. Il report è composto da due volumi: “Water, migration, and development” è dedicato al legame tra acqua, migrazione e sviluppo economico, mentre “Water in the shadow of conflict” affronta le interazioni tra acqua, conflitti armati e dinamiche migratorie in Medio Oriente e Nord Africa, ossia i Paesi Mena.

Mancanza d’acqua. I deficit idrici, evidenzia il Rapporto, sono legati al 10% dell'aumento della migrazione globale e i cambiamenti climatici stanno accelerando la crisi idrica. Gli shock nelle precipitazioni, quando queste sono significativamente al di sopra o al di sotto della media nel lungo periodo per una regione, saranno una forza trainante della migrazione. La variabilità delle precipitazioni colpisce in maniera sproporzionata i Paesi in via di sviluppo, più dipendenti dalla manodopera agricola, e dove i più poveri non hanno i mezzi per migrare, anche quando è l’unica soluzione a disposizione. Queste popolazioni subiscono più volte gli effetti del deficit idrico: mancanza d’acqua, opportunità economiche che svaniscono e mancanza dei mezzi per trasferirsi in luoghi con migliori prospettive.

L’acqua nelle zone di conflitto. Nelle aree colpite da conflitti, come la regione Mena, la situazione è ancora più complessa. È la regione più povera d'acqua del mondo, con oltre il 60% della popolazione che vive in aree con elevato stress idrico, rispetto al 35% a livello globale. In questi Paesi l’acqua è spesso una “vittima” dei conflitti piuttosto che motivo di migrazione. Le infrastrutture idriche sono prese di mira durante le guerre, dal 2011 ci sono stati almeno 180 casi in cui le infrastrutture idriche sono state danneggiate a Gaza, in Yemen, Siria e Libia, lasciando centinaia di migliaia di persone senza accesso all’acqua. In queste regioni, guerra e disoccupazione influiscono maggiormente sulla migrazione rispetto agli eventi legati all'acqua, come la siccità. Con l'intensificarsi degli effetti del cambiamento climatico, sottolinea il Rapporto, questi modelli storici potrebbero non essere più confermati: nelle aree prive di buon governo, i cambiamenti climatici potrebbero esacerbare vulnerabilità e tensioni sulle risorse idriche, creando insicurezza e fragilità.


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Investimenti smart. Gli shock idrici, continua il Rapporto, sono costosi: una siccità può ridurre la crescita economica di una città fino al 12%. È fondamentale investire in politiche e infrastrutture in grado di migliorare la resilienza idrica urbana perché le città guidino la crescita economica. Il riciclaggio delle acque reflue e la raccolta dell'acqua piovana forniscono forniture idriche alternative, con notevoli vantaggi ambientali. Le città intelligenti hanno bisogno di politiche idriche intelligenti: occorre progettare e pianificare incentivi per un uso efficiente dell'acqua, riformando sussidi iniqui e inefficienti. A livello globale, continua il documento, i sussidi sono distribuiti in maniera disomogenea: solo il 6% dei sussidi per acqua e servizi igienico-sanitari vanno al 20% delle popolazioni più povere, mentre il 56% va al 20% più ricco. In questo modo si consolida la disuguaglianza, si premia l'inefficienza, e si rende l'acqua troppo economica, rischiando di promuoverne un uso eccessivo, che minaccia la sostenibilità dei servizi idrici.

I governi devono proteggere le persone, i mezzi di sussistenza e le risorse. Investire in approvvigionamento idrico, servizi igienico-sanitari, istruzione, assistenza sanitaria e alloggi sicuri avvantaggia i migranti più poveri nelle aree urbane. Inoltre, prosegue il Rapporto, lo stoccaggio supplementare dell'acqua da destinare all'irrigazione può proteggere le comunità rurali più vulnerabili dalla scarsità della risorsa idrica. Accanto alle infrastrutture realizzate dall’uomo è necessario puntare anche sulle infrastrutture verdi come i bacini idrografici e le foreste, capaci di immagazzinare, filtrare e distribuire sia le acque superficiali che sotterranee, migliorando la resilienza e la qualità delle forniture idriche. Anche le città dovranno giocare un ruolo fondamentale: dovrebbero essere ridisegnate per assomigliare a “spugne” che assorbono l'acqua e la immagazzinano sotto terra, rendendola disponibile, laddove possibile, per destinarla a nuovi usi.


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Resilienza idrica. Le regioni del Medio Oriente e del Nord Africa hanno urgente bisogno di muoversi verso la resilienza idrica. La prolungata crisi dei rifugiati e la scarsità d'acqua richiedono particolare sostegno umanitario e politiche in grado di promuovere la sicurezza idrica a lungo termine e la resilienza agli shock futuri. Per garantire prevenzione e sviluppo di queste regioni, è necessario intervenire sulle persone e sul territorio, affrontando le problematiche delle comunità nell'accesso alle risorse idriche, promuovendo il ripristino dei bacini idrografici, monitorando e rafforzando la sicurezza delle infrastrutture, aiutando i fornitori di servizi idrici a riconquistare quote di mercato. A livello nazionale è necessario identificare soluzioni infrastrutturali decentralizzate, a bassa tecnologia, capaci di promuovere il recupero dei costi e l'efficienza dei servizi idrici, concentrandosi sulla regolamentazione e sul monitoraggio dell'estrazione delle acque sotterranee. Ma, conclude il Rapporto, le politiche di ricostruzione delle infrastrutture rischiano di fallire senza un rinnovato tessuto sociale che abbia fiducia nelle istituzioni. Obiettivo che può essere raggiunto attraverso interventi basati sulle persone e sui territori.

 

Consulta il Rapporto

 

di Tommaso Tautonico

mercoledì 1 settembre 2021

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