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PARITÀ DI GENERE

Raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze

In Italia, solo il 16,2% delle laureate ha una laurea Stem (discipline scientifiche), contro il 37,3% degli uomini, nonostante un +5% delle iscrizioni femminili. Rimane al di sotto della media europea la padronanza di competenze digitali e finanziarie. Nell’Ue il 17% circa degli specialisti Ict (Information and communications technology) e un laureato Stem su tre è donna.

Approfondimenti

Transizione digitale di genere e Pnrr: dall’Osservatorio di Donne 4.0 un’analisi sui dati di partenza

di Monica Cerutti e Loredana Grimaldi,  referenti Osservatorio Pnrr Donne 4.0

Le donne sono state finora escluse dalla trasformazione digitale e quelle al vertice nelle università, regioni, province e città metropolitane non superano il 10%. Qualche piccolo segnale di miglioramento invece nelle percentuali femminili dei C-level delle imprese Ict.

29 marzo 2023

L’associazione Donne 4.0 ha lanciato nel mese di novembre 2021 un Osservatorio sull’impatto di genere digitale del Pnrr, basato su 12 Kpi (Key performance indicator), divisi in 4 aree, accessibilità e coinvolgimento, istruzione e formazione, lavoro e leadership, e imprenditoria e investimenti.

Il focus principale è naturalmente sulla missione del Pnrr “M1”, digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, anche se il nostro monitoraggio è esteso a tutte le missioni, poiché ognuna di esse è interessata da progetti digitali.

Da subito abbiamo individuato come una delle principali criticità la possibilità delle deroghe alle clausole occupazionali, senza che fosse identificato un soggetto responsabile della verifica della loro fondatezza. Abbiamo iniziato ad esaminare i dati raccolti da Anac su questo aspetto e sta emergendo un ampio utilizzo delle deroghe che rischia di inficiare l’obiettivo di un aumento significativo dell’occupazione femminile, soprattutto in quei settori dove la presenza della donne attualmente è minoritaria, e continuerà in questo modo ad esserlo in modo ancor più marcato.

L’altra criticità, che cerchiamo di affrontare con l’Osservatorio, è rappresentata dal fatto che la maggior parte delle misure adottate venga considerata non classificabile secondo una prospettiva di genere, quando invece teoricamente tutte le azioni messe in campo o la quasi totalità non sono neutre, ma hanno un impatto diverso sui generi, che però dovremmo poter misurare.

Da queste valutazioni deriva un ampio raggio d’azione per il nostro Osservatorio, che si scontra con la carenza dei dati accessibili in generale, e in particolare sulla dimensione di genere.

Per questo abbiamo avviato contatti con diversi enti, non solo Anac, ma anche Invitalia, Unioncamere, Infratel, Mef, Mur, in modo da poter raccogliere dati specifici relativi ai nostri Kpi.

Attualmente infatti gli unici dati immediatamente fruibili sul sito del Pnrr, italiadomani.gov.it, sono quelli relativi ai bandi e, nei casi in cui risultano accessibili, possiamo andare a verificare quali tengano conto delle clausole di genere, per avere una misura per ora di tipo qualitativo, sull’impatto di genere previsto ex-ante dagli attuatori dei progetti.

In particolare, nell’intervallo temporale che va da giugno 2022 a febbraio 2023, abbiamo riscontrato una situazione piuttosto eterogenea per le singole missioni:

  • M1 – troviamo riferimenti generici al criterio della parità di genere, ad eccezione ad esempio del Fondo rotativo imprese (Fri) per il sostegno alle imprese e gli investimenti di sviluppo dove non vi è alcun riferimento.
  • M2 – metà dei bandi non hanno riferimento alla parità di genere.
  • M3 – nessun riferimento alla parità di genere.
  • M4 – sono presenti riferimenti articolati alla parità di genere, come valorizzare il numero di imprese finanziate, indicandone la dimensione e il numero di ricercatori coinvolti per genere e età, o viene citato il “gender balance”.
  • M5 – sono presenti riferimenti generici al criterio della parità di genere e abbiamo comunque il sostegno all’imprenditoria femminile.
  • M6 – sono riportati gli obblighi delle relazioni di parità delle imprese.

Nell’impostazione specifica dell’attività del nostro Osservatorio, stiamo completando la valorizzazione dei Kpi identificati per quanto riguarda il loro valore di partenza, il cosiddetto T con zero o baseline, avendo definito il Kpo, vale a dire il valore-obiettivo che vorremmo fosse raggiunto con la realizzazione del Pnrr.

Questa fase ci ha permesso di avere una fotografia di partenza in diversi settori con la rilevazione di dati specifici e significativi sulla condizione femminile Ict, finora raramente messi a confronto, anche facendo risaltare ciò che già va nella direzione auspicata.

Un esempio è quello relativo al Kpi 2, appartenente all’area accessibilità e coinvolgimento, “Servizi tech dalle donne per le donne”, per cui il nostro obiettivo è che le donne siano coinvolte nella creazione di piattaforme di smart cities, smart economy, e-health e smart environment per creare servizi utili alle donne, e quindi a tutti, valorizzando tutte le competenze, anche quelle umanistiche. In questo caso il nostro Kpo, valore obiettivo, è il 45% di donne nei tavoli decisionali pubblici nei progetti di transizione digitale.

Abbiamo perciò analizzato i dati attuali rispetto alle figure apicali nelle organizzazioni di soggetti pubblici che contribuiscono alla transizione digitale (f-donne, m-uomini):

  • Dipartimento della trasformazione digitale - Capodipartimento: 1m - Coordinatori: 4 f + 2;
  • Agid – Agenzia per l’Italia digitale - Presidente:1 m - Responsabili: 17 f + 9 m;
  • Repubblica digitale - Capodipartimento: 1 m - Coordinatori: 4 f + 2 m;
  • Agenzia per la cybersicurezza nazionale – Presidente: 1 m - Vicepresidente: 1 f;
  • Infratel – Presidente: 1 f – Amministratore delegato: 1 m;
  • Enea - Presidente: 1 m - CDA: 1f + 3 m;
  • Enea tech - Presidente: 1 m - CEO: 1 m - Consiglieri: 1f + 2 m;
  • Cnr dipartimento di ingegneria, Ict e tecnologie per l'energia e i trasporti (Diitet) - Direttore: 1 m - Direttori Istituti: 1 f + 14 m;
  • Gruppo di lavoro sulla strategia nazionale per l’intelligenza artificiale – Componenti: 5 f + 4 m;
  • Agcom - Commissari: 2 f + 4 m - Segretariato: 1 f + 2 m - Direzioni: 2 f + 4 m - Servizi: 2 f + 5 m.

In questi enti passiamo dunque da situazioni molto critiche, in cui la percentuale di genere è del 6% fino al 63% dell’Agid, che si è dotata tra l’altro recentemente di un Gender equality plan.

I dati della baseline per quanto riguarda la presenza delle donne, che lavorano e occupano posizione apicali nell’economia digitale o fanno impresa nel comparto Ict, mostrano come il divario digitale di genere sia ancora profondo, anche se qualche segnale ci conferma - una volta di più - che per le donne quella del digitale è la principale strada da percorrere per un lavoro di qualità e un ruolo da protagoniste nell’economia e nella società. Per l’elaborazione di questi dati ringraziamo per la collaborazione il Centro studi delle camere di commercio Guglielmo Tagliacarne.

Nel Kpi 7 sulla presenza di donne nei lavori tech, che vorremmo raggiungesse il valore di almeno il 30%, la situazione è la seguente: le specialiste Ict in Italia sono il 16% contro il 19% della media europea, ma notizia peggiore è che la crescita tra 2017 e 2021, in Italia di circa il 10%, è la più bassa d’Europa dove il ritmo è del 37,9%. La presenza di donne che lavorano nel comparto Ict allargato è invece del 29,9%, ma nel comparto del software si arriva solo al 24,1%, con un incremento nell’ultimo anno del 13,4%.

Abbastanza critica anche la situazione della presenza apicale femminile nell’Ict, monitorata nel Kpi 8 per il quale il valore-obiettivo è del 40% nei Cda e 35% nelle prime linee.

Il livello raggiunto dalle donne nei Cda nel 2022 è inferiore a quello ottenuto nel complesso dell’economia: nei CdA delle imprese Ict sono presenti il 21,5% di donne (e solo il 14,1% nelle aziende di software) contro il 25,3% del totale dell’economia. E tra il 2017 e il 2022 sono cresciute meno degli uomini: 4,7% contro 5,5%.

Interessante però il movimento in senso opposto e positivo per le donne nelle prime linee (C-level): nel 2022 la presenza è salita al 25% contro il 23,6% del totale economia e negli ultimi cinque anni è cresciuta del 3,5% nelle aziende Ict, contro un calo delle donne nel resto dell’economia (-5,6%) e degli uomini nello stesso comparto Ict (-9,2%). A testimonianza che la crescita complessiva del settore è in grado di aprire spazi per le donne con le giuste competenze, ma il settore ha ancora forti barriere per quanto riguarda la scalata al vertice delle imprese da parte delle donne.

E la situazione è ancora peggiore se guardiamo alle posizioni di vertice negli organi decisionali pubblici, dove per il Kpi 9 abbiamo fissato il valore del Kpo al 40%.  Nel 2020 l’Istat rileva solo 15,9% di donne che hanno posizioni di rilievo negli organi di vertice delle Istituzioni pubbliche. Rispetto alla media generale, già molto bassa, va sottolineato che nelle università, regioni, provincie e città metropolitane, le donne al vertice non superano il 10%.

Con il Kpi 10 stiamo monitorando l’intensità e la rapidità di erogazione dei finanziamenti del Pnrr (400 milioni di euro) ad imprese e start up tech guidate da donne, fissando al 35% del totale il valore obiettivo.

Oggi, secondo le nostre rilevazioni, il 50% dei finanziamenti è su progetti femminili in ambito On (Oltre nuove imprese a tasso zero) e Smart&start (circolare Mise 4/5/22), con obiettivi di incentivazione alle imprese innovative e tecnologiche.

Segnaliamo però che i tempi di gestione dei finanziamenti risultano incompatibili con gli obiettivi del Pnrr di finanziare 700 imprese per il 2023 e 2.400 per il 2026. Infatti per Fondo impresa femminile (200 milioni di euro) a fronte di 8000 domande di imprese con +1 anno e 4985 domande di imprese con -1 anno, risultano solo otto finanziamenti assegnati ad oggi.

Questa lentezza è tanto più grave dal momento che si innesta su un tessuto ancora troppo debole. Su 14211 Start up innovative (1/2023), solo il 13,5% è a guida femminile e nel perimetro Ict, pari a 7460 imprese, lo è solo il 6,18%.

Le imprese femminili però oltre ad essere sostenute in fase di avvio e di sviluppo devono essere anche le prime ad incarnare una cultura della parità di genere, per questo che nel Kpi 11 del nostro Osservatorio abbiamo puntato alla certificazione della parità di genere come elemento qualificante e imprescindibile delle aziende tech. Purtroppo sembra che, nonostante le molte critiche delle associazioni e della società civile, il nuovo codice degli appalti sarà approvato con la modifica che non lega più all’ottenimento della certificazione di parità di genere (Prassi di riferimento Uni/Pdr 125:2022) le misure premiali fino ad ora garantite, che avevano avviato in pochi mesi un volano virtuoso di aziende (oltre 230 ad oggi) certificate.

In una logica di complementarietà tra pubblico e privato pensiamo che la finanza e il venture capital dovrebbero essere strumenti di accelerazione per il lancio di nuove imprese tech femminili, incentivati anche da stimoli pubblici, come previsto dal nostro Kpi 12. Purtroppo così non è. Si registra al momento che il Fondo di sostegno al venture capital per investimenti nel capitale di rischio di imprese femminili al fine della realizzazione di progetti a elevata innovazione ovvero a contenuto di innovazione tecnologica è di soli tre milioni di euro per il 2021 tramite Sgr (Mise dm 27/12/21). Non risulta che la misura sia stata rifinanziata.

Il panorama che emerge dalla ricognizione dei dati di partenza dell’Osservatorio sul Pnrr di Donne 4.0 è una fotografia netta della grande distanza che dobbiamo colmare rispetto ad obiettivi di parità di genere, che nel settore dell’economia digitale sono drammaticamente urgenti.

L’innovazione digitale è già penetrata nella nostra vita e cresce esponenzialmente, ma le donne non sono state alla guida di questa trasformazione, prevalentemente ne sono state escluse. Se non interverremo con decisione e misure specifiche, esse ne pagheranno due volte le conseguenze: sia perché il mondo futuro si sta costruendo a “misura maschile” - o peggio su stereotipi di genere -, sia perché il lavoro in cui saranno confinate sarà nei settori tradizionali, a bassa crescita e bassa remunerazione, consolidando ulteriormente la segregazione orizzontale, già grave, di oggi.

Come Donne 4.0 il nostro impegno è continuare nella rilevazione dell’impatto di genere digitale del Pnrr analizzando le misure in itinere e i primi effetti di quelle già attuate (i dati saranno pubblicati sul sito Pnrr.donne4.it). Proseguiremo inoltre a fare rete con altri soggetti della società civile per stimolare i decisori pubblici e le imprese private ad agire in direzione di un visibile cambio di passo.

 


Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti.

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