per dare un futuro alla vita   
e valore al futuro

PARITÀ DI GENERE

Raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze

In Italia, solo il 16,2% delle laureate ha una laurea Stem (discipline scientifiche), contro il 37,3% degli uomini, nonostante un +5% delle iscrizioni femminili. Rimane al di sotto della media europea la padronanza di competenze digitali e finanziarie. Nell’Ue il 17% circa degli specialisti Ict (Information and communications technology) e un laureato Stem su tre è donna.

Notizie

Nel 2022 in Italia oltre 2.500 possibili vittime di tratta e sfruttamento

I principali ambiti riguardano quello sessuale, lavorativo e destinato a sfruttamento. L’analisi nel rapporto di Save the Children, che porta alla luce le drammatiche condizioni e il destino dei figli di vittime di sfruttamento.  6/9/23

Il 26 luglio Save the Children Italia ha pubblicato la 13esima edizione di "Piccoli schiavi invisibili", il rapporto annuale sulla tratta e lo sfruttamento minorile. Quest’anno il documento si concentra sulle drammatiche condizioni di vita dei minori e delle loro famiglie vittime dello sfruttamento lavorativo nel settore agricolo, in particolare nelle province di Latina e Ragusa. Le figlie e i figli dei braccianti agricoli, già vittime di sfruttamento, spesso subiscono lo stesso destino dei genitori e crescono in condizioni di forte isolamento, con difficoltà di accesso alla scuola e ai servizi sanitari e sociali. Molti di loro sono "invisibili" per le istituzioni, non registrati all'anagrafe, rendendo difficile avere una panoramica completa della loro presenza sul territorio.

I dati nazionali. In Italia, nel 2021 sono state individuate 757 vittime di tratta, di cui il 53% di sesso femminile. I minori rappresentano circa il 35% delle vittime. La tratta a fini di sfruttamento sessuale coinvolge 431 vittime, mentre 204 sono sfruttate per manodopera e 122 per altre finalità.

Nel 2022, i progetti antitratta in Italia hanno valutato 2.517 persone come possibili vittime di tratta e sfruttamento. Il 64% delle persone valutate erano donne, il 33% uomini e il 3% persone transessuali. Almeno 101 erano minori. Nello stesso anno, sono state prese in carico 850 nuove persone da parte dei Progetti, di cui il 58,9% sono donne, il 35,3% sono uomini e il 5,8% sono persone transessuali. Tra queste, 14 erano minori al momento dell'inizio del percorso.

Le nazionalità prevalenti delle nuove vittime emerse prese in carico sono Nigeria, Pakistan, Marocco, Bangladesh, Brasile, Costa d'Avorio e Senegal. Il 38% è vittima di sfruttamento sessuale, il 27,3% di sfruttamento lavorativo e il 25,6% è destinato allo sfruttamento.
Tra le Regioni che prendono in carico più vittime di tratta e grave sfruttamento troviamo il Piemonte, l’Emilia-Romagna, la Sicilia, la Campania, il Veneto, la Lombardia, e la Puglia.

 

In Italia, è disponibile il Numero Verde Anti-tratta 800 290 290, multilingue ed operativo tutto l’anno 24/24h, per informazioni, segnalazioni e richieste di aiuto.

Nel territorio di Ragusa e provincia, nel periodo 2020-2022, il Numero Verde ha ricevuto un totale di sei chiamate, cinque delle quali sono state prime chiamate per segnalazioni o richieste di aiuto. Le nazionalità coinvolte sono state nigeriana, colombiana, tunisina e italiana. Nel territorio di Latina, il Numero Verde ha ricevuto 27 chiamate, di cui 10 prime chiamate. La maggior parte delle chiamate riguardava cittadine nigeriane, mentre altre coinvolgevano una cittadina congolese e una cittadina romena.

Il focus sulle provincie di Latina e Ragusa. Il Rapporto di Save the Children si focalizza sui bambini e sugli adolescenti che crescono in aree in cui i genitori sono vittime di sfruttamento, esponendoli fin dalla nascita a una violazione sistematica dei loro diritti fondamentali. Questa condizione li espone anche al rischio di diventare vittime di sfruttamento e abusi. Il Rapporto si concentra sui minori che vivono nelle zone caratterizzate dallo sfruttamento del lavoro agricolo, in particolare nelle aree considerate ad alto rischio della provincia di Latina nel Lazio e nella Fascia trasformata di Ragusa in Sicilia, importanti distretti per l'agroalimentare italiano.

Maestra, papà è morto di lavoro”. Racconta G. di nove anni il cui papà di 40 anni è morto d’infarto sul lavoro.
Io lavoro anche in serra, raccolgo le verdure, poi pompiamo i fiori per far sì che non si ammalino. Un po’ mi dà fastidio respirare il pesticida, ma è diventato il mio profumo ormai”, dice un altro ragazzino.

Il Rapporto include testimonianze dirette di persone vittime di sfruttamento, oltre a rappresentanti delle istituzioni, della società civile, dei sindacati, dei pediatri, dei medici di base e degli insegnanti. Il quadro che emerge è caratterizzato da una diffusa privazione dei diritti fondamentali che compromette il presente e il futuro delle bambine e dei bambini che nascono e crescono in queste condizioni.

In un video realizzato da Save the Children, sono i ragazzi e i loro genitori a raccontare direttamente la loro vita quotidiana e il luogo in cui vivono. Attraverso le testimonianze, emergono le dure condizioni di sfruttamento che coinvolgono intere famiglie.

Le condizioni delle bambine e dei bambini. Pur non essendo il caporalato focus del report, il documento rileva che la condizione dei genitori vittime di questa situazione ha conseguenze significative sull'infanzia dei minori. Il fenomeno dello sfruttamento lavorativo è infatti diffuso nei territori esaminati, in particolare tra la popolazione agricola di origine indiana, proveniente principalmente dal Punjab e giunta ormai alla terza generazione.

I genitori sono disposti a firmare qualsiasi documento pur di garantire la stabilità della famiglia. La mancanza di conoscenza, a volte della lingua italiana, ma comunque del sistema legislativo, impedisce loro di conoscere i propri diritti, e di conseguenza anche i figli crescono senza familiarizzare con il concetto di "diritto".

Molti di questi bambini sono costretti a rimanere da soli durante il giorno, mentre i genitori lavorano nei campi. Alcuni iniziano a lavorare già a 9-10 anni, prendendosi cura non solo di se stessi, ma anche dei fratelli più piccoli. Abbandonano la scuola, spesso a partire dai 12-13 anni, con paghe molto basse, privandoli dell'opportunità di ricevere un'istruzione adeguata e di sviluppare le proprie capacità. Non praticano sport né altre attività ricreative e a volte iniziano già anche a lavorare nei magazzini, impacchettando frutta e ortaggi destinati alla grande distribuzione, o spruzzano veleno contro i parassiti senza protezioni adeguate.

Inoltre, molti di questi bambini hanno problemi di apprendimento non diagnosticati e vivono in condizioni abitative degradate, alcuni sono vittime di maltrattamenti e non ricevono assistenza psicologica, mentre altri non hanno una residenza legale e quindi non possono ricevere assistenza.

Le raccomandazioni. Alla luce dei dati raccolti e delle evidenze emerse dal Rapporto, Save the Children dedica un capitolo a un insieme di raccomandazioni, chiedendo ad esempio al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali di integrare il piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato con un programma specifico per aiutare i figli dei lavoratori agricoli vittime di sfruttamento, in collaborazione con il terzo settore e le parti sociali. Inoltre, richiede un coordinamento tra prefetture, scuole, servizi sociali, associazioni e sindacati per monitorare la presenza dei minori nelle aree agricole e garantire l'offerta dei servizi di base.

Scarica il Rapporto

 

di Monica Sozzi

 

Fonte copertina: Copyright: Copyright: eyeskyin, da 123rf.com

mercoledì 6 settembre 2023

Aderenti

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
Via Farini 17, 00185 Roma C.F. 97893090585 P.IVA 14610671001

Licenza Creative Commons
This work is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale