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PARITÀ DI GENERE

Raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze

In Italia, solo il 16,2% delle laureate ha una laurea Stem (discipline scientifiche), contro il 37,3% degli uomini, nonostante un +5% delle iscrizioni femminili. Rimane al di sotto della media europea la padronanza di competenze digitali e finanziarie. Nell’Ue il 17% circa degli specialisti Ict (Information and communications technology) e un laureato Stem su tre è donna.

Notizie

Empowerment femminile attraverso il diritto alla salute e alla riproduzione

Il rapporto dell’Unfpa fa luce sui fattori che contribuiscono alla disuguaglianza di genere focalizzandosi principalmente sulla salute e i diritti riproduttivi delle donne.

Due aspetti cruciali della disuguaglianza, quella di genere e la disparità nell’accesso alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi sono il cuore del rapporto dello United Nations Population Fund (Unfpa) Worlds Apart la cui versione italiana, Mondi a parte, è stata presentata il 17 ottobre presso la sede di Roma dell’Associazione della stampa estera in Italia.
Queste due componenti del macro tema della disuguaglianza globale richiedono un’azione molto ampia e ben specifica senza la quale “ molte donne e bambine resteranno intrappolate in un circolo vizioso di povertà, ridotte capacità produttive, diritti umani non fruiti e non rispettati, potenziale irrealizzato – soprattutto nei cosiddetti paesi in via di sviluppo, dove i divari sono più ampi”.
Il rapporto fa luce sulla stretta connessione tra le componenti che ostacolano l’empowerment della donna in tutto il mondo come l’impossibilità di accedere a servizi sanitari adeguati, il mancato accesso ai diritti fondamentali per l’essere umano (come il pieno controllo sul proprio corpo) e i fattori economici. Cercare di trovare una soluzione a una sola di queste componenti non risolve il problema. Il documento riflette sulla messa in pratica delle azioni volte a migliorare tutti gli aspetti.

Alla presentazione del rapporto, organizzata in collaborazione con l’Associazione italiana donne per lo sviluppo (Aidos), è intervenuto Luigi De Chiara, ministro plenipotenziario, capo Unità strategia, processi globali e organizzazioni internazionali del ministero degli Esteri, che lo ha definito uno strumento necessario per i policy maker per la valutazione degli impatti della disuguaglianza di genere. Costringere le donne a sposarsi precocemente, ha continuato De Chiara, nega loro la possibilità di avere un proprio percorso formativo e lavorativo perpetuando il loro stato di povertà. Inoltre, cominciare il percorso di procreazione in giovane età ha risvolti estremamente negativi sulla salute delle donne. Continuare ad ammettere tali comportamenti sta accrescendo la dimensione dell’ingiustizia sociale a livello globale. In questo modo stiamo andando nella direzione opposta al sentiero segnato dall’Agenda 2030 secondo cui “nessuno verrà lasciato indietro”. De Chiara ha esortato all’azione immediata dei governi che già possiedono gli strumenti per la lotta alle disuguaglianze di genere. L’Italia, ad esempio, oltre a partecipare all’Unfpa, ha finanziato a partire dal 2004 un fondo fiduciario Unicef che è stato alla radice dell’azione multilaterale da cui è nato il programma “Female Genital Mutilation Cutting: accelerating change” rivolto soprattutto ad azioni da realizzare in 17 Paesi africani. Oltre agli aiuti finanziari, è importante che i governi si impegnino anche politicamente. Il 25 novembre a Taormina, a questo proposito, si terrà il G7 incentrato sulle pari opportunità e l’empowerment femminile.

A seguire ha preso la parola Mariarosa Cutillo, responsabile del partenariato strategico dell’Unfpa, sul nuovo significato di disuguaglianza. Se prima parlando di disuguaglianze sociali si voleva distinguere tra chi aveva e chi non aveva, ora la differenza è incentrata tra chi può accedere a diritti fondamentali per l’essere umano e chi non può. Questa distinzione riguarda sia le differenze tra gli Stati, sia all’interno degli Stati stessi. Troppe donne ancora non hanno accesso a un’educazione sessuale e a servizi sanitari adeguati che permettano di diminuire il tasso di nascite non desiderate e di aborti effettuati in modalità non sicure. Il modo migliore per sconfiggere queste disparità è fare in modo che se ne continui a parlare per spingere i governi a collaborare e a trovare strumenti adeguati, così come sancito dal Goal 17 dell’Agenda 2030 “Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile”.

Stefano Vella, direttore del Centro nazionale di salute globale, ha illustrato come le disuguaglianze sociali incidano fortemente anche sulla salute globale. E non si tratta soltanto della differenza tra il Nord e il Sud del mondo. Anche in molti paesi del Nord, fasce intere di popolazione che non possono accedere a cure adeguate soffrono e muoiono per malattie prevenibili o curabili.

Sandra Zampa, vicepresidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, ha ribadito l’importanza del coinvolgimento dei governi che devono essere istruiti e informati su queste tematiche. Lo sforzo della Commissione parlamentare è anche quello di educare i parlamentari stessi circa le problematiche connesse alle disuguaglianze di genere.

In conclusione della presentazione è intervenuta Maria Grazia Panunzi, presidente dell’Aidos, che ha specificato gli ambiti di lavoro e d’impegno dell’Associazione: la salute sessuale e riproduttiva e l’empowerment economico delle donne. Questi due ambiti sono strettamente interconnessi e imprescindibili per il raggiungimento di una piena uguaglianza di genere.

 

di Giulia D'Agata

 

 

mercoledì 18 ottobre 2017

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