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La disuguaglianza digitale è una questione da risolvere al più presto, dato che tre miliardi di persone nel mondo rimangono offline. Nel 2021 l’Italia aumenta la copertura della rete Gigabit alle famiglie, posizionandosi in linea con l'obiettivo prefissato, mentre nel 2020 ha fatto progressi insufficienti per quanto riguarda la spesa in ricerca e sviluppo.

Sanità, disuguaglianze, deepfake: le innovazioni della legge italiana sull’AI

Un resoconto sulla nuova normativa approvata dal Senato. Antropocentrismo, trasparenza e sicurezza al primo posto. Un miliardo di euro di investimenti per startup e Pmi. Ma le sfide sono ancora molte. Testo integrale. 20/10/25

lunedì 20 ottobre 2025
Tempo di lettura: min

Il 17 settembre il Senato ha approvato in via definitiva la prima legge interamente dedicata all’intelligenza artificiale. A dir la verità, nel nostro Paese non se ne è parlato così tanto, nonostante alcune analisi interessanti. Ora che è passata qualche settimana abbiamo deciso perciò di tornare sul tema per analizzare questa legge nelle sue varie, possibili, evoluzioni.

Cominciamo col dire che si tratta del primo quadro normativo nazionale (in Europa) che disciplina sviluppo, adozione e governance dei sistemi di AI nel rispetto dei principi costituzionali e dei diritti fondamentali. Non si tratta di una “via italiana” autonoma, ma di una legge in piena coerenza con l’AI Act europeo.

La normativa, composta da 28 articoli raggruppati in sei capi, si fonda su principi di uso antropocentrico, trasparente e sicuro dell’intelligenza artificiale, concentrandosi soprattutto su innovazione, cybersicurezza, accessibilità e privacy. Viene anche tutelato il dibattito democratico, che deve essere mantenuto al riparo da ingerenze algoritmiche, e più in generale il rispetto dei diritti nazionali ed europei. 

Ma quali settori riguarda, nello specifico, la prima legge italiana sull’intelligenza artificiale?

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Cominciamo dalla sanità. Secondo la normativa, l’AI potrà affiancare i medici ma non sostituirli, tanto nella prevenzione quanto nella diagnosi e nelle scelte terapeutiche. Il principio è “supportare ma non delegare” – vale anche per altri ambiti della legge. L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) avrà un ruolo di primo piano, dovendo gestire una piattaforma nazionale di AI per l’assistenza territoriale, semplificando così l’accesso ai servizi sanitari e mettendo a disposizione strumenti di supporto affidabili. Per quanto riguarda le modalità di gestione dei dati personali e sanitari, la legge non va nello specifico, e rimanda a prossime consultazioni con il Garante.

Andando sul lavoro più in generale, la legge riconosce la validità dell’AI per aumentare la produttività e semplificare i processi, ma mette una serie di paletti per evitare che questa innovazione generi disuguaglianze e precarietà. Prima di tutto, sottolinea la necessità di trasparenza e affidabilità: il datore o il committente sono tenuti a informare i dipendenti quando vengono utilizzati sistemi di intelligenza artificiale nella gestione dei rapporti di lavoro, dall’organizzazione dei turni alla selezione dei candidati a molti altri campi.

La legge specifica anche che gli algoritmi non devono perpetrare differenze basate su sesso, età, origine etnica, credo religioso, orientamento sessuale, opinioni politiche o condizioni personali ed economiche. Per questo motivo è stato creato presso il ministero del Lavoro un Osservatorio sull’adozione dell’intelligenza artificiale, con compiti di monitoraggio e analisi.

Sotto la lente anche le professioni intellettuali in cui “il rapporto fiduciario con il cliente costituisce l’essenza stessa della prestazione”. L’AI qui è ammessa solo come supporto – ad esempio per calcoli complessi e simulazioni – ma decisioni finali e responsabilità restano nelle mani del professionista. Per garantire trasparenza, i clienti devono essere informati come, quanto e quale AI sia stata usata durante la prestazione.

Per le istituzioni pubbliche, la legge chiarisce che i sistemi algoritmici potranno essere adottati per snellire tutti i processi – efficienza degli uffici, procedimenti burocratici e altro – ma sempre mantenendo la persona in prima linea. Stessa ratio per la giustizia. Le attività legate alla difesa nazionale e sicurezza sono escluse dal perimetro della legge, ma devono comunque rispettarne i parametri essenziali e diritti fondamentali.

Altre due norme importanti riguardano diritti d’autore e deepfake. Il primo viene tutelato solo per le opere frutto completo del lavoro umano, oppure generate con l’ausilio dell’AI ma con un apporto creativo significativo della persona. Sul piano penale, viene introdotto il reato di deepfake, punito con la reclusione da uno a cinque anni. È prevista anche un’aggravante generale per i reati commessi tramite l’uso dell’AI, con pene molto severe per frodi e manipolazioni finanziarie.

Infine, per accelerare competitività e adozione, lo Stato ha messo in campo anche un programma di investimenti da un miliardo di euro a favore di startup e Pmi nei campi dell’AI, della cybersicurezza e delle tecnologie emergenti.

Una legge abbastanza strutturata, insomma, in coerenza con il quadro normativo europeo e in controtendenza rispetto alla deregolamentazione americana. Quale sarà l’approccio migliore per i cittadini e le cittadine ce lo potranno dire solo i prossimi anni.

Leggi il testo della legge

 

Copertina: 123rf

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