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La disuguaglianza digitale è una questione da risolvere al più presto, dato che tre miliardi di persone nel mondo rimangono offline. Nel 2021 l’Italia aumenta la copertura della rete Gigabit alle famiglie, posizionandosi in linea con l'obiettivo prefissato, mentre nel 2020 ha fatto progressi insufficienti per quanto riguarda la spesa in ricerca e sviluppo.

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Entro il 2029 almeno 3,3 milioni di assunzioni, ma la metà dei profili è difficile da reperire

Il primo Report Mismatch Cnel–Unioncamere fotografa un mercato del lavoro in espansione ma squilibrato. Mallen: cronica carenza di figure tecniche. Brunetta: servono più investimenti nei servizi ad alta conoscenza. 4/8/25

lunedì 4 agosto 2025
Tempo di lettura: min

Nel primo semestre del 2025 le imprese italiane hanno programmato oltre 2,94 milioni di assunzioni, segnando un +2,4% rispetto allo stesso periodo del 2024. A trainare la crescita è il settore dei servizi, che assorbe oltre il 72% delle entrate previste, con un dinamismo significativo nei comparti turismo, alloggio e ristorazione (+12,5%) e commercio (+6,9%). A fronte di questi segnali positivi, il nuovo “Report sul mismatch tra domanda e offerta di lavoro in Italia” – da Cnel e Unioncamere – evidenzia un forte squilibrio strutturale nel mercato del lavoro. Nonostante la crescita complessiva, cala infatti la domanda nei settori più innovativi: il comparto Ict registra un -13,4% e i servizi avanzati di supporto alle imprese -8,8%.

Anche l’industria in senso stretto segna una contrazione: il settore metalmeccanico ed elettronico ha ridotto il proprio fabbisogno di 28mila contratti. Le micro e piccole imprese restano le più dinamiche, con un incremento di 67mila entrate programmate. Ma la difficoltà di reperire personale resta molto elevata: secondo il report, quasi un’assunzione su due (47,6%) è considerata difficile.

A lanciare l’allarme è il presidente del Cnel Renato Brunetta: “Per non restare indietro nella competizione globale, il nostro Paese deve incrementare gli investimenti nei servizi ad alta intensità di conoscenza. Serve una svolta strutturale, soprattutto sul fronte dell’istruzione e della formazione per accrescere competenze scientifiche e tecnologiche”.


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Un nuovo strumento per leggere i fabbisogni del Paese

Il documento, pubblicato il 28 luglio, rappresenta il primo frutto della collaborazione strategica tra Cnel e Unioncamere. Si basa sui dati del sistema informativo Excelsior, realizzato con il ministero del Lavoro, e ha cadenza semestrale. Con un duplice obiettivo: da un lato offrire un quadro aggiornato e dettagliato sulle tendenze del mercato del lavoro, dall’altro contribuire a migliorare le politiche pubbliche in tema di formazione, orientamento, promozione dei settori strategici e attrattività dei territori. La pubblicazione si articola in due sezioni: una dedicata all’analisi dei dati di breve periodo (le entrate programmate nei settori industria e servizi), l’altra alle previsioni a medio termine, con orizzonte quinquennale (2025–2029), includendo anche agricoltura e Pubblica amministrazione.

Secondo Andrea Prete, presidente di Unioncamere, “il mismatching è un problema molto critico per l’economia italiana. La sua soluzione richiede una vasta azione di orientamento dei percorsi di formazione, di valorizzazione dell’istruzione tecnica e di miglior diffusione delle occasioni di lavoro create dalle imprese. Per questo il coinvolgimento delle forze sociali è fondamentale».

Dove si cercano persone, e dove mancano competenze

Le imprese continuano a segnalare una elevata difficoltà di reperimento di nuove risorse: sfiora il 60% dei casi nell’industria metalmeccanica ed elettronica e supera il 62% nelle costruzioni. La carenza riguarda soprattutto le figure tecniche, scientifiche e specializzate: ingegneri, informatici, operai qualificati, ma anche autisti, saldatori ed elettricisti. Le difficoltà sono più contenute per impiegati (32,1%) e professioni non qualificate (35,6%). Dal punto di vista territoriale, le aree metropolitane – da Torino a Palermo – risultano le più dinamiche, insieme alle province del Nord-Est. Nei territori a vocazione turistica si rilevano trend positivi, mentre altrove la crescita è più contenuta.

Nel primo semestre 2025 il fabbisogno di lavoratori stranieri ha raggiunto le 549mila unità, pari al 19% del totale, in crescita soprattutto nei settori turismo, commercio e servizi alle persone. Tuttavia, anche in questi ambiti il turnover elevato e la mancanza di profili adeguati comportano lunghi tempi di ricerca: in media oltre quattro mesi, con punte di sei nei settori tradizionali come il tessile e il legno.

Le previsioni al 2029: servizi e profili tecnici in primo piano

Nel quinquennio 2025–2029, le imprese italiane e la Pubblica amministrazione avranno bisogno di assumere tra 3,3 e 3,7 milioni di persone. Il 74% riguarderà il settore dei servizi, con una domanda particolarmente elevata nei servizi alla persona (757–826mila unità), nel commercio e nella Pa. L’industria in senso stretto coprirà circa il 17% del fabbisogno, trainata dalle industrie metalmeccaniche ed elettroniche, mentre le costruzioni – spinte dagli investimenti del Pnrr – potranno generare tra 203mila e 242mila posti di lavoro.

Un elemento centrale è il livello di istruzione: oltre il 46% delle richieste riguarderà persone con formazione tecnica secondaria, mentre il 37% sarà destinato a laureati e diplomati Its. Solo il 12-13% dei posti previsti potrà essere occupato da persone con bassa scolarizzazione. Marcella Mallen, presidente dell’ASviS e consigliera del Cnel, osserva: “Il nostro mercato del lavoro soffre di una cronica carenza di figure tecniche e specializzate. Il mismatch non è una fatalità: va affrontato con riforme coraggiose, visione strategica e investimenti nei talenti”.

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di Monica Sozzi

 

Copertina: Unsplash

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