per dare un futuro alla vita   
e valore al futuro

SCONFIGGERE LA POVERTA'

Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo

Nel mondo, su otto miliardi di persone almeno un miliardo vive in povertà, e nel 2022 sono previsti 263milioni di nuovi poveri. Nel 2021 le famiglie italiane povere erano 1.960mila, mentre la povertà minorile assoluta ha colpito 1.382mila bambini.

Approfondimenti

Povertà nei bambini: uno svantaggio che si ritrasmette attraverso le generazioni

di Christian Morabito, Save The Children

L'indigenza che colpisce i minori nei primi anni di vita è pericolosa: rischia di innescare un circolo vizioso delle povertà. Una famiglia su 10 è in grave difficoltà, ecco perché sono importanti gli investimenti sulla prima infanzia, in Italia tra i più bassi d'Europa.
Giugno 2016

La povertà che colpisce i bambini nei primi anni di vita è insidiosa, perché determina uno svantaggio in un momento di particolare vulnerabilità della loro esistenza, che difficilmente potrà essere colmato in seguito. Uno svantaggio influenzato dalla situazione socio-economica familiare e da altri fattori quali ad esempio possono essere il luogo geografico in cui si cresce o la disabilità. Uno svantaggio di partenza che può avere effetti di lungo periodo, e che finisce per trasmettersi di generazione in generazione, innescando un vero e proprio circolo vizioso delle povertà. I nuovi Obiettivi di Sviluppo del Millennio danno grande risalto alla povertà e alla disuguagliaza dei minori. Tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2030, il primo indica la necessità di ‘porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo’ (1). Con la campagna Illuminiamo il Futuro - Obiettivi 2030, Save the Children vuole contribuire alla realizzazione dell’agenda di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite nel nostro paese.

 

La povertà dei minori in Italia

Povertà Assoluta

In Italia sono più di 1 milione i bambini e gli adolescenti che vivono in povertà assoluta, quasi una famiglia italiana su dieci (2). L’escalation della povertà è impressionante: in 10 anni, l'incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con almeno un minore triplica, passando dal 2,8% all'8,4% (3). Del milione di minori che vivono in povertà assoluta nel nostro paese, all'incirca 861,000 vivono in una famiglia dove c'é almeno un occupato. Questo significa che il reddito da lavoro, da solo, non riesce a garantire l'accesso ai beni di prima necessità. L'investimento sulla prima infanzia è tra i più bassi d’Europa e la diffusione e le caratteristiche dei servizi per l’infanzia sono anche in questo caso molto eterogenee sul territorio, a tutto svantaggio ancora una volta del Sud Italia. Differenze geografiche sono significative anche riguardo la composizione delle famiglie in povertà assoluta: al Sud sono composte in larghissima maggioranza da soli italiani, mentre al Nord è elevata la percentuale di famiglie con un background migratorio. La crisi economica e la progressiva riduzione, negli anni, degli investimenti sociali diretti all’infanzia hanno determinato una situazione critica per molti bambini e adolescenti in Italia: la povertà assoluta minorile ha raggiunto livelli di assoluto allarme.

 

Povertà Relativa

Un altro dato rilevante è quello della povertà relativa - soglia convenzionale che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera. In Italia la povertà relativa tocca poco meno di 2 milioni di minori, il 19% del totale. I minori sono maggiormente a rischio povertà rispetto agli adulti (10 punti percentuali in più) (4). Le differenze geografiche sono altresì marcate: se al Nord e Centro la percentuale di bambini ed adolescenti in povertà relativa è di poco inferiore al 15% (12,2% e 13,4% rispettivamente), al Sud raggiunge quasi il 30% (5). Tutte le regioni del Sud hanno percentuali di povertà relativa al di sopra della media nazionale, con punte massime in Calabria dove circa la metà dei bambini ed adolescenti sotto i 18 vive in povertà relativa. Tra il 2013 ed il 2014, la percentuale di minori in povertà relativa è aumentata in 11 regioni (dati non disponibili per Molise, Bolzano, Valle d Aosta). Particolarmente significativa la crescita in Calabria (+13pp), Basilicata (+12,6pp), , ma anche Emilia Romagna (+7,7pp), Friuli Venezia Giulia (+5,4pp) (6). La povertà relativa colpisce maggiormente i bambini sotto i 3 anni (un dato in crescita rispetto al 2012). Una situazione estremamente preoccupante, se si considerano gli anni dalla nascita all’entrata nella scuola come il periodo cruciale per lo sviluppo delle capacità cognitive, socio-emotive e fisiche di ogni bambino che lo accompagneranno durante l’arco della vita.

 

Povertà multi-dimensionale dei minori: l'aspetto educativo

Il primo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile sottolinea la necessità di combattere la povertà in qualsiasi forma si manifesti. La povertà ha carattere multidimensionale, quindi non si misura soltanto in termini di disponibilità economica, ma anche come privazione nell’opportunità di apprendere, sperimentare, sviluppare capacità, talenti e aspirazioni. Nel 2014, Save the Children ha lanciato un allarme proprio sulla diffusione della povertà definita 'educativa' in Italia, elaborando, con il supporto di un comitato scientifico, il primo Indice di Povertà Educativa, che misura la privazione delle opportunità educative nelle regioni italiane (7). Dalle analisi svolte in questi anni, risulta largamente insufficiente, soprattutto nelle regioni meridionali, la presa a carico dei bambini sotto i 3 anni dei servizi per l’infanzia. Nessuna regione italiana, infatti, è in linea con l’obiettivo europeo della copertura al 33% degli asili nido (la media italiana è del 13%): più del 25% con l’Emilia Romagna, mentre la Calabria è il fanalino di coda, con il 2% (8). Un altro obiettivo mancato è la riduzione della dispersione scolastica sotto il 10% (9) (la media nazionale è del 15%): la dispersione raggiunge numeri altissimi in Sicilia e Sardegna (24%) ma anche in regioni del Nord come la Valle d’Aosta (16%). La povertà, per i minori, si manifesta anche nella privazione delle opportunità di accedere alla cultura, allo sport, leggere libri, utilizzare internet. I dati elaborati dall'ISTAT per Save the Children, indicano che il 64% dei minori non ha svolto 4 o più attività tra le 7 considerate (sport in modo continuativo, internet ogni giorno, teatro, concerti, musei, siti archeologici, lettura di un libro), e il 17% ne ha svolto soltanto una, l'11% nessuna. Se nel Sud e nelle Isole, l'incidenza della privazione 'culturale e ricreativa' è più marcata (supera il 70%), nelle regioni del Nord riguarda comunque circa la metà dei minori considerati (10). Nel dettaglio, Il 48% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro se non quelli scolastici nell’anno precedente, il 69% non ha visitato un sito archeologico e il 55% un museo, il 46% non ha svolto alcuna attività sportiva (11). Le differenze di reddito dei genitori incidono anche sulla possibilità di fruire di diversi tipi di intrattenimento, culturale e sportivo, sottolineando il legame tra povertà economica e povertà educativa e culturale dei minori.

 

Il confronto europeo

Oltre ai dati raccolti in Italia dall’ISTAT sulla povertà assoluta e relativa, l’Unione Europea adotta una propria misura, definita rischio di povertà ed esclusione sociale, utilizzando un indicatore composito, che tiene insieme povertà di reddito, di lavoro e indici di deprivazione. Secondo i dati EUROSTAT, l’Italia ha una delle percentuali più alte di minori a rischio povertà ed esclusione sociale tra i paesi dell'Unione Europea (il 32%), inferiore soltanto a quella rilevata in alcuni nuovi stati membri (Romania, Bulgaria, Ungheria, e Lettonia) o in paesi particolarmente segnati dalla crisi finanziaria come la Grecia e la Spagna (12). Una delle cause principali dell'alta percentuale di minori a rischio povertà ed esclusione sociale in Italia rispetto ad altri paesi UE è la scarsa efficacia delle misure di welfare messe in campo in questi anni. Infatti, se osserviamo la percentuale dei minori a rischio povertà misurata prima dell’intervento delle politiche di welfare e la stessa percentuale misurata dopo che le misure sono state erogate vediamo che in Italia tale percentuale diminuisce di appena 8 punti percentuali, notevolmente al di sotto della media Europea (14pp). Al contrario nei paesi scandinavi, ad esempio, gli interventi messi in campo per contrastare la povertà sono molto più efficaci riuscendo a ridurre tale percentuale di circa 25pp(13).

 

Una strategia di contrasto alla povertà minorile

Il primo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile, indica la necessità, per combattere la povertà, di applicare a livello nazionale sistemi adeguati e misure di protezione sociale per tutti. In Italia oggi non esiste un sistema universalistico per il contrasto alla povertà dei minori o alle famiglie con figli né di tipo diretto, es. assegni per i figli (salvo l’assegno per il terzo figlio), né indiretto, visto che le detrazioni fiscali non sono da considerarsi universali, a causa della incapienza che riguarda ovviamente i più poveri. C’è da registrare positivamente il fatto che nel 2016, il Governo abbia definito una misura pluriennale di contrasto alla povertà assoluta economica, il Sostegno alla Inclusione Attiva, individuando come gruppo prioritario proprio le famiglie con figli minori. Inoltre, sempre nel 2016, il Governo ha avviato, in via sperimentale, un fondo dedicato specificatamente alla lotta alla povertà educativa dei bambini e degli adolescenti. Tuttavia le risorse stanziate per queste misure sono ad oggi ancora insufficienti ed è indispensabile che questo sia solo un primo passo verso un sistema universalistico ed integrato di contrasto alla povertà.

 

----

NOTE:

1 - UN Sustainable Development Goals (2015) https://sustainabledevelopment.un.org/

2 - Save the Children Atlante dell'Infanzia a Rischio 'Bambini Senza' (2015). Fonte ISTAT (2014).

3 - Idem.

4 - ISTAT Rapporto Annuale 2016 (2016).

5 - Save the Children Atlante dell'Infanzia a Rischio 'Bambini Senza' (2015). Fonte ISTAT (2014).

6 - Idem.

7 - Save the Children Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo? (2016). Sono 10 gli indicatori presi in esame dall'Indice di Povertà Educativa di Save the Children: % dei ragazzi di 15 anni che non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica misurati attraverso i test OCSE PISA; % dei ragazzi di 15 anni che non raggiunge i livelli minimi di competenze in lettura misurati attraverso i test OCSE PISA; % dispersione scolastica misurato attraverso l’indicatore europeo “Early School Leavers; % di minori tra i 6 e 17 anni che non hanno svolto 4 o più attivita ricreative e culturali tra 7 considerate; % bambini tra 0 e 2 anni senza accesso ai servizi pubblici educativi per l'infanzia; % classi della scuola primaria senza tempo pieno; % classi della scuola secondaria di primo grado senza tempo pieno; % di alunni che non usufruisce del servizio mensa; % alunni che frequentano scuole con infrastrutture inadeguate per l'apprendimento misurato attraverso l'indicatore OCSE PISA; % aule didattiche senza connessione internet veloce. Per la costruzione dell'IPE 2016, Save the Children ha adottato la metodologia sviluppata dall'Istat per il rapporto sul "Benessere Equo e Sostenibile" del 2016.

8 - Fonte ISTAT (2014).

9 - Obiettivo fissato dall’Ue al 2020 (Strategia Europa 2020). Fonte EUROSTAT (2015).

10 - Save the Children Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo? (2016). Fonte ISTAT (2014).

11 - Idem.

12 - Fonte EUROSTAT (2014).

13 - Idem.

 

Aderenti

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
Via Farini 17, 00185 Roma C.F. 97893090585 P.IVA 14610671001

Licenza Creative Commons
This work is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale