Approfondimenti
Per sconfiggere la povertà bisogna abolire i paradisi fiscali
di Marco Mandelli, Consulente per l’ambiente, l’energia e la nuova economia. Gestisce il portale Promoambiente
Solo attraverso la redistribuzione della ricchezza, la lotta al neocolonialismo e la cessazione delle guerre nel mondo si può seriamente pensare di realizzare il Goal 1 dell’Agenda 2030.
23 aprile 2021
Martedi 13 aprile 2021, la rete televisiva Rai 5 ha trasmesso “The idol”, film palestinese del 2015, nell'ambito della rassegna “Obiettivo mondo”. Questa proiezione era legata ad uno degli obiettivi Onu per il 2030: sconfiggere la povertà. Il film racconta la storia vera di Muhammad Assaf, che dalla Striscia di Gaza riesce a partecipare al talent show “Arab idol”, a vincerlo e a diventare un famoso cantante. Dopo il film, un breve dibattito condotto dal giornalista Giorgio Zanchini.
Sconfiggere la povertà
Un argomento difficile ed assai complesso. Che coinvolge inevitabilmente la storia degli ultimi secoli della razza umana. Storia di cui non si parla, salvo rare occasioni, negli innumerevoli articoli, libri, trasmissioni radiotelevisive, siti web, progetti delle Ong. Si dice che la storia sia maestra di vita, ma essa viene poco consultata per affrontare il tema “sconfiggere la povertà”.
Ho imparato a diffidare dalle cifre e dalle statistiche ascoltando per anni i dibattiti televisivi (ora chiamati “talk show”), laddove gli intervenuti, sia essi politici che giornalisti o altro, piegano i numeri e le statistiche secondo i propri interessi, alla faccia dell'oggettività dei dati.
Quanti sono i poveri nel mondo? Poveri sarebbero coloro che guadagnano meno di due dollari al giorno, 60 dollari al mese. Cosa si compra con 60 dollari al mese? Molto poco. Evidentemente con 60 dollari al mese si vive del raccolto del proprio fazzoletto di terra, ci si fabbrica i vestiti da soli in una casa di canne, paglia o legno.
A Cuba si vive con meno di 60 dollari al mese, ma pare che i cubani abbiano istruzione e salute garantiti dallo stato. La Repubblica popolare cinese ha annunciato poche settimane fa di avere abolito la povertà; sarà vero? Sul sito web del “Quotidiano del popolo”, organo ufficiale del partito comunista cinese (http://en.people.cn), c'è una sezione apposita.
Quanti sono i poveri nel mondo? Proviamo a fare una stima: 1 miliardo di africani, 800 milioni di indiani, 300 milioni di cinesi, 500 milioni nelle altre nazioni dell'Asia, 500 milioni in centro e sud America. In Europa 50 milioni, tendente a 100, dopo la pandemia. Totale, poco più di 3 miliardi di poveri nel mondo. Su una popolazione totale di circa 7,85 miliardi. Ed un miliardo di questi poveri patisce direttamente la fame.
Come sconfiggere la povertà?
Questo è il primo obiettivo dei Sustainable Development Goals (obiettivi per lo sviluppo sostenibile) dell'Onu per l'anno 2030. Uno dei modi per contribuire a sconfiggere la povertà, di cui non mi pare aver letto molto in merito, è quello di abolire i paradisi fiscali.
Sarà impossibile redistribuire la ricchezza mondiale, fintanto che essa sarà occultata nei paradisi fiscali. Tanto semplice da capire, quanto difficile da attuare.
Ma l'Onu che ci sta a fare? Non è interesse delle principali nazioni combattere l'evasione fiscale e rintracciare le ricchezze occultate? La lobby dei ricchi ovviamente non è d'accordo e fa di tutto per ostacolare questo processo.
Mentre si cerca di abolire i paradisi fiscali, si dovrebbe abolire il neocolonialismo. Tema ancora più complesso del precedente, considerato che il poderoso balzo in avanti dell'economia mondiale degli ultimi due secoli, complici le rivoluzioni industriali e il consolidarsi del capitalismo, è dovuto al saccheggio sistematico delle risorse naturali ed umane delle colonie e delle ex-colonie delle nazioni europee, a cui poi si sono aggiunti Usa e Prc.
E nel frattempo, bisogna abolire la guerra. Tema ancora ancora più complesso dei due precedenti. La guerra è nel Dna degli esseri umani, ci vorrebbe una mutazione genetica. La guerra comincia dal vicino di casa, che vede la mia erba più verde della sua (o viceversa). La guerra comincia nel condominio, nel quartiere e via a salire, fino a coinvolgere le nazioni.
La guerra in Afghanistan (2001-2021) pare sia costata fino ad oggi 2mila miliardi di dollari. No comment.
Il regista Leandro Castellani aveva realizzato nel 1984 per la Rai una serie in sei puntate “Prima e dopo la bomba”, dedicata alla nascita ed allo sviluppo dell'era nucleare. Il pacifismo nato negli anni '60 dello scorso secolo ha contribuito all'abbandono della guerra in Vietnam da parte degli USA, ma poi ha poco o per nulla influito sulle decine di altre guerre, alcune ancora in corso, nate successivamente.
Papa Francesco parla spesso di “terza guerra mondiale africana”, con riferimento alle decine di conflitti palesi o latenti in quel continente. Conflitti spesso aizzati dalle nazioni del nord del mondo e dalle loro multinazionali, per accaparrarsi le ricchezze minerarie.
Se solo una minima parte delle risorse investite in armamenti fosse rivolta ad investimenti per migliorare il tenore di vita dei tre miliardi di poveri, avremmo già risolto il problema da un pezzo.
Migliaia di persone del nord del mondo si prodigano in centinaia di progetti in Africa, Asia, centro e sud America, per migliorare le condizioni di vita dei loro abitanti. Ma sono una goccia nel mare, che spesso assume l'aspetto di “carità pelosa”, con cui ci si ripulisce la cattiva coscienza.
Come si dice spesso, non dare un pesce all'affamato, ma insegnagli a pescare e mangerà per tutta la vita. Proseguendo nel concetto, per sconfiggere la povertà e la fame nel mondo, dobbiamo rivedere le nostre ricchezze ed i nostri stili di vita e cooperare veramente con i popoli che abbiamo soggiogato per secoli, per farli ripartire. Non mi sembra ci siano alternative.
Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti.