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Rapporto Mef sul Bes: la pandemia ha inciso sul nostro benessere, come staremo in futuro?
Aumentano le emissioni, donne e giovani i più penalizzati dal Covid-19, torna a crescere l’aspettativa di vita. La relazione del ministero dell’Economia descrive gli impatti, vecchi e futuri, delle politiche italiane sul benessere. 10/3/22
È stata presentata, il 7 marzo, la relazione del Ministero dell’economia e delle finanze (Mef) sul Bes 2022. Il documento oltre a stimare gli impatti che la legge di bilancio 2022 e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) avranno sugli indicatori Istat di “Benessere equo e sostenibile” per il periodo 2021-2024, fornisce una panoramica sullo stato di salute del sistema economico e sociale italiano.
In base alle norme di attuazione della riforma della legge di bilancio varata nel 2016, il Mef dovrebbe fornire una proiezione triennale degli effetti della politica economica su dodici indicatori Bes (vedere tabella).
Il processo si è rivelato piuttosto complesso, ma per la prima volta vengono valutati gli impatti delle politiche su otto indicatori, invece che su cinque come fatto lo scorso anno; anche per gli altri quattro, sulla base dei dati Istat, la relazione offre una disamina sull’attuale stato di salute del nostro Paese.
Come sta l’Italia del post pandemia?
“La crisi sanitaria provocata dalla pandemia, e non ancora conclusa, ha reso evidente l’importanza fondamentale delle politiche pubbliche nel mitigare le disuguaglianze e, più in generale, il disagio economico e sociale, soprattutto quando l’attività produttiva e le relazioni sociali vengono sottoposte a shock di particolare gravità e intensità”, si legge nella presentazione della relazione. “Il 2020 ha segnato un arretramento del benessere economico e un peggioramento delle disuguaglianze e della povertà assoluta. Tuttavia, l’impatto della pandemia è stato notevolmente attutito dagli ingenti interventi attuati dal Governo negli ultimi anni per tutelare la salute della popolazione, per sostenere i redditi dei lavoratori e delle famiglie più povere, per assistere le imprese e i settori più colpiti dalla crisi, per assicurare la continuità dell’erogazione del credito, e per mitigare l’impatto del rincaro del costo dell’elettricità e del gas”
Dopo sei anni di incrementi per la prima volta nel 2020 si è registrato un calo dell’1,5% del reddito disponibile lordo corretto pro-capite. Una diminuzione dovuta soprattutto agli effetti dell’inflazione. Anche disuguaglianze e povertà sono state intaccate dalla pandemia, basti pensare che la disuguaglianza di reddito disponibile è tornata ai livelli del 2017, e che la povertà assoluta si è aggravata a causa della recessione indotta dal Covid-19. Dati peggiori si sono poi registrati sulla speranza di vita, ridotta di 1,1 anni (è passata da 83,2 anni nel 2019 a 82,2 anni nel 2020); sull’eccesso di peso (+1% nel 2020 rispetto al 2019); sul numero di ore lavorate, dato che ha inciso maggiormente sulle forme di lavoro a tempo determinato, in particolare quello svolto dai giovani e dalle donne. Inoltre, c’è stata una diminuzione per via della pandemia delle emissioni gas serra, mentre ci sono stati meno abbandoni agli studi (in particolare per le ragazze).
Come starà l’Italia nei prossimi anni?
Le previsioni formulate dallo studio indicano che i prossimi anni dovrebbero essere caratterizzati da un “un tendenziale miglioramento” di alcuni indicatori di Bes. Per esempio, per quanto riguarda il reddito disponibile lordo corretto pro-capite, uno degli otto indicatori analizzati, nel periodo 2022-2024 è previsto in robusta crescita, con variazioni annue superiori al 3%. Il governo stima che nel 2024 sarà del 14% superiore rispetto al 2018.
Se invece parliamo di disparità, nonostante l’introduzione di alcune misure nei prossimi anni come l’assegno unico e universale e la revisione dell’Irpef, non ci saranno grandi benefici nel 2024 sulla lotta alla “disuguaglianza dei redditi”.
Sulla povertà assoluta il Mef costruisce due scenari. Le simulazioni ci dicono che al 2024 i livelli potrebbero essere simili a quelli del 2018, oppure che potrebbe esserci un miglioramento di 0,3 punti, con l’indicatore che passerebbe da 7,0 a 7,3 (su una scala da 0 a 10) grazie alle normative messe in campo.
Dopo lo stop dovuto alla pandemia, tornerà a crescere la speranza di vita nel nostro Paese, che già nel 2021 si segnala in aumento di 0,7 anni: “nel triennio successivo al 2021 l’indicatore dovrebbe migliorare ulteriormente, seppur ad un ritmo più modesto e con una dinamica più virtuosa per le femmine rispetto ai maschi”. E si prevedono trend positivi, anche se modesti, per l’eccesso di peso a cui “contribuiranno soprattutto una maggiore attività sportiva, una dieta più bilanciata e la ripresa dei redditi dopo la caduta del 2020” (anche se l’aumento dei prezzi potrebbe smentire questa previsione).
Viene poi fatta una previsione anche sull’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione. Secondo il Mef per l’indicatore nel 2021 è previsto un peggioramento dovuto “principalmente da fattori connessi alla ripresa del mercato del lavoro quali la minore disoccupazione giovanile e l’incremento dei posti di lavoro nell'edilizia, fattori che, in base al modello, costituiscono un incentivo all’abbandono scolastico”. Non si segnalano grossi scostamenti nei tre anni successivi.
Sul lavoro, dovrebbe invece riprendere la tendenza al miglioramento osservata nel periodo che ha preceduto la pandemia “favorita dal progressivo recupero dell’attività economica e dalle conseguenti ripercussioni positive sul mercato del lavoro, in particolare per gli occupati, previsti in aumento, e per i disoccupati che si prevedono in riduzione” da qui al 2024.
Infine, il Mef segnala che le emissioni di CO2 pro-capite dovrebbero stabilizzarsi al 2024 ai livelli del 2019: “nel 2022 proseguirà la ripresa dell’economia e conseguentemente si prevede un ulteriore aumento delle emissioni di CO2 associate alle attività economiche, tuttavia la variazione sarà decisamente più contenuta rispetto a quella del 2021. Infine, nell’ultimo biennio di previsione le emissioni di CO2 totali dovrebbero aumentare lievemente, con incrementi tali da non modificare l’indicatore”.
di Ivan Manzo