Notizie
Una scuola diseguale: i deficit strutturali e congiunturali del sistema educativo
Save the Children rileva le criticità del sistema scolastico nazionale a partire dal collegamento tra povertà materiale ed educativa. Il focus su carenze strutturali, dispersione scolastica e differenze territoriali. 20/9/22
Il rapporto “Alla ricerca del tempo perduto - Un’analisi delle disuguaglianze nell’offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana”, lanciato il 7 settembre da Save the Children, mette in evidenza le disuguaglianze nell’offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana, oggi costretta ad affrontare la sfida della povertà educativa con mezzi molto limitati.
La complessità del momento storico, tra crisi globali, recessione economica e interruzione dei percorsi scolastici, rischia infatti di azzerare la spesa per l’istruzione delle famiglie meno abbienti, riducendo di fatto gli spazi di emancipazione dei giovani, già oggi in buona parte incastrati nella categoria dei Neet (15-29enni non inseriti in alcun percorso lavorativo, di istruzione né di formazione), il numero più alto in Europa (23,1% rispetto alla media Ue del 13,1%).
Accesso alla qualità dell’educazione. Sebbene focalizzato su un’analisi italiana, il rapporto menziona anche la necessità di garantire l’accesso e la qualità dell’educazione ad ogni bambino e bambina nel mondo. Sono attualmente 222 milioni i minori nel mondo che vivono in contesti di crisi e necessitano di supporto per l’istruzione, di cui 78,2 milioni non frequentano più la scuola.
I dati nazionali più recenti testimoniano l’incremento dell’incidenza della povertà assoluta tra i minori, passata dal 13,5% del 2020, al 14,2% del 2021 (1 milione 382mila bambini), dopo una relativa diminuzione nel 2019, e al tempo stesso della povertà educativa. Due aspetti, quello della povertà economica ed educativa, strettamente correlati.
Invalsi 2022: dispersione esplicita e implicita. L’ultima indagine svolta dall’Invalsi nel 2022 rileva alcuni miglioramenti degli apprendimenti rispetto al quadro 2021, ma la tendenza è ancora quella di un arretramento della quota di studentesse e studenti che raggiungono i traguardi previsti per i rispettivi gradi scolastici.
- 12,7% - tasso di abbandono esplicito Italia 2021;
- 9,0% - tasso di abbandono esplicito imposto come Goal Ue 2030.
Nel 2021 il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione si è attestato al 12,7%, ancora lontano dal traguardo fissato dal Consiglio dell’Ue nel 2021 del 9% entro il 2030. Su questo fronte solo Spagna e Romania fanno peggio di noi in Europa.
Nel 2022 passa a 9,7% (7,5% nel 2019) la percentuale di studenti che arriva al diploma di scuola superiore senza le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro e dell’Università (dispersione implicita).
Il sistema scolastico nazionale sconta carenze strutturali. Una delle cause più rilevanti è certamente un livello di spesa pubblica per l’istruzione ancora insufficiente a ridurre i gap territoriali esistenti in termini di offerta scolastica di qualità e a contrastare quindi efficacemente il fenomeno della povertà educativa.
Disuguaglianze territoriali. L’Italia è attraversata da profonde disuguaglianze territoriali nelle opportunità di crescita di bambine, bambini e adolescenti. Nel caso della dispersione esplicita, l’abbandono scolastico nella maggior parte delle regioni del Sud va ben oltre la media nazionale (12,7%), con le punte in Sicilia (21,1%) e Puglia (17,6%), e valori decisamente più alti rispetto a Centro e Nord anche in Campania (16,4%) e Calabria (14%). Nelle regioni meridionali, infatti, nonostante una riduzione consistente avvenuta nell’ultimo anno in particolare in Puglia (-4,3%) e in Calabria (-3,8%), permangono percentuali di dispersi alla fine del percorso di istruzione più elevate rispetto alla media nazionale, con una punta del 19,8% in Campania.
Indicatori strutturali. Il Rapporto prende in considerazione alcuni indicatori strutturali su tempi, spazi e servizi educativi, come la presenza di mensa scolastica e tempo pieno, palestra e certificato di agibilità, mettendo in luce la correlazione positiva tra la qualità dell’offerta in termini di strutture e tempo scuola e il livello di apprendimento conseguito da studentesse e studenti.
Solo nelle province del Centro e Nord Italia, ad esempio, il 50% almeno delle scuole primarie è provvisto della mensa scolastica, fondamentale per assicurare il tempo pieno, ma preziosa anche per garantire a tutti i bambini, soprattutto quelli in povertà assoluta, un’alimentazione corretta per lo sviluppo psico-fisico e uno spazio importante di socialità e relazione.
Mettendo a confronto le 10 province italiane con l’indice di dispersione implicita più basso e più alto, si rileva come nelle province dove l’indice è più basso, le scuole primarie hanno assicurato ai bambini maggior offerta di tempo pieno (frequentato dal 31,5% degli studenti contro il 24,9% nelle province ad alta dispersione), maggior numero di mense (il 25,9% delle scuole contro il 18,8%), di palestre (42,4% contro 29%) e sono inoltre dotate di certificato di agibilità (47,9% contro 25,3%). Correlazione ancora più rilevante se si considerano i minori svantaggiati dal punto di vista socioeconomico.
“Nelle zone più deprivate, dove operiamo con Save the Children, tocchiamo con mano gli effetti sui bambini e gli adolescenti dell’onda lunga della crisi prodotta dalla pandemia e di una povertà che colpisce, con l’aumento dell’inflazione, in primo luogo le famiglie con bambini”
Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
Investire nel sistema scolastico. Dal Rapporto emerge chiaramente quanto un’offerta adeguata di spazi e di tempi educativi possa contribuire efficacemente a ridurre le disuguaglianze educative territoriali.
Save the Children sostiene sia dunque fondamentale aumentare significativamente le risorse per l’istruzione, portandole al pari della media europea (5% del PIL). Ciò significherebbe per l’Italia (che attualmente destina il 4,3% del PIL) rendere disponibili circa 93 miliardi, contro i circa 71 stanziati nel 2020.
Una scuola più forte e capace di ridurre le disuguaglianze e rispondere ai bisogni reali dei territori sarebbe anche la migliore risposta alla sfida che bambine, bambini e adolescenti con background migratorio si trovano ad affrontare. Lungo il percorso scolastico il 26,9% degli studenti di origine straniera acquisisce un ritardo dovuto alla ripetizione di uno o più anni scolastici, contro il 7,5% dei compagni di origine italiana; nel solo segmento della secondaria superiore, il ritardo arriva a interessare il 53,2% degli studenti con background migratorio, a fronte del 16% degli studenti di origine italiana.
Il 26,9% degli studenti con background migratorio è ripetente
Infine, nell’ultima sezione del documento, Save the Children propone una serie di misure per rilanciare la scuola pubblica, come ad esempio la messa a punto di un sistema di rilevazione dati completo ed efficiente, la realizzazione di un’infrastruttura educativa per la prima infanzia capillare e la possibilità di accedere al tempo pieno o prolungato per tutti gli studenti e le studentesse. “L’Italia ha oggi la possibilità, grazie anche ai finanziamenti stanziati dall’Unione Europea con il Next Generation EU, di investire nella scuola. Investire di più e meglio”, si legge nel documento, “Non per un ritorno alla normalità, ma per un vero e proprio rilancio della scuola pubblica: per trasformarla e metterla in condizione di poter affrontare le sfide educative future, combattere efficacemente la dispersione scolastica e dare la possibilità a tutti gli studenti e le studentesse di acquisire le competenze essenziali per crescere ed avere una vita attiva”.
di Monica Sozzi
Fonte immagine di copertina: ernestoeslava (2018), su pixabay.com