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Csw68: necessari 360 miliardi di dollari all'anno in più per la parità di genere
Le sfide finanziarie e istituzionali per porre fine alla povertà femminile richiedono investimenti mirati per l'emancipazione economica delle donne, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. I risultati del grande incontro globale. [VIDEO] 25/3/24
Il 22 marzo si è conclusa a New York la 68esima sessione della Commissione sulla condizione delle donne (Csw68), il principale organismo intergovernativo globale dedicato alla promozione dell'uguaglianza di genere e dell'empowerment delle donne. Istituita con la risoluzione Ecosoc 11(II) del 21 giugno 1946, è una commissione funzionale del Consiglio economico e sociale (Ecosoc) delle Nazioni Unite che, dal 1996, svolge un ruolo di primo piano nel monitoraggio e nella revisione dei progressi e dei problemi nell'attuazione della Dichiarazione e della Piattaforma d'azione di Pechino del 1995, il principale documento politico globale sull'uguaglianza di genere, e nell'integrazione della prospettiva di genere nelle attività delle Nazioni Unite.
Il tema prioritario quest’anno è stato "accelerare il raggiungimento dell'uguaglianza di genere e l'emancipazione di tutte le donne e le ragazze affrontando la povertà e rafforzando le istituzioni e i finanziamenti con una prospettiva di genere".
Senza parità di genere un Paese non può rispondere alle crisi
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Infatti, si legge nei documenti della Commissione, le donne sono colpite in modo sproporzionato dalla povertà e dalle crisi alimentari ed energetiche. Il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità incidono pesantemente sulle donne e le bambine, specialmente in contesti di povertà o nelle comunità rurali dipendenti dalle risorse naturali. Per raggiungere il Goal 1 dell’Agenda 2030 di porre fine alla povertà entro il 2030, i progressi devono essere 26 volte più rapidi. Si stima che nel 2030 ancora 575 milioni di persone potrebbero vivere in condizioni di estrema povertà, una situazione che colpisce attualmente il 10,3% delle donne. Se le attuali tendenze proseguiranno, si prevede che l'8% delle donne nel mondo (342 milioni) vivrà con meno di 2,15 dollari al giorno, principalmente nell'Africa subsahariana.
Durante la sessione annuale durata due settimane, i rappresentanti degli Stati membri dell'Onu, delle organizzazioni della società civile e degli enti delle Nazioni Unite si sono riuniti presso la sede dell'Onu a New York per discutere i progressi e le lacune nell'attuazione della Dichiarazione e della Piattaforma d'azione di Pechino. Quest’anno, la Commissione ha evidenziato la necessità di risorse finanziarie per raggiungere gli obiettivi strategici in ogni area critica. Le sfide finanziarie e istituzionali richiedono investimenti mirati da tutte le fonti per migliorare l'emancipazione economica delle donne: sono necessari 360 miliardi di dollari all'anno in più per raggiungere l'uguaglianza di genere nei principali Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Tuttavia, ci sono disparità significative nella rete di sicurezza finanziaria globale, con i Paesi in via di sviluppo che hanno accesso limitato alle risorse necessarie per affrontare le crisi economiche, e l'elevato servizio del debito impedisce infatti a molti Paesi di investire adeguatamente in settori cruciali come istruzione e sanità. I finanziamenti per il clima, principalmente sotto forma di prestiti, spostano l'onere finanziario verso i Paesi in via di sviluppo, nonostante abbiano contribuito meno alla crisi climatica. È cruciale, si legge nel documento, riorientare la rete finanziaria globale per garantire una distribuzione equa delle risorse e una maggiore responsabilità dei Paesi ad alto reddito nel finanziamento per il clima.
Il giorno dell’inizio dei lavori il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha sottolineato inoltre l’urgente necessità di difendere i diritti delle donne che sono minacciati, citando un’inversione dei progressi faticosamente conquistati, l’aumento della violenza contro le donne e il crescente divario digitale tra i sessi. Guterres ha anche espresso preoccupazione per la situazione delle donne in alcuni Paesi, tra cui l’Afghanistan, dove i talebani hanno emanato più di 50 editti che reprimono i diritti delle donne e delle ragazze, e il Sudan, dove decine di donne sarebbero state vittime di stupri e altre forme di violenza sessuale durante il conflitto in corso. “Nelle zone di conflitto di tutto il mondo, le donne e le ragazze soffrono di più a causa delle guerre condotte dagli uomini”, ha dichiarato sottolineando l’impatto sproporzionato delle guerre sulle donne. Ha evidenziato poi la spaventosa situazione a Gaza, dove oltre due terzi delle persone uccise e ferite durante l’offensiva israeliana sarebbero donne e ragazze, ricordando le scioccanti testimonianze di violenza sessuale contro le donne palestinesi durante le detenzioni, le incursioni nelle case e i posti di blocco nei territori palestinesi occupati.
Il Segretario generale ha sottolineato anche che, nonostante sia dimostrato che la piena partecipazione delle donne renda la costruzione della pace molto più efficace, il numero di donne nei ruoli decisionali è in calo. “I fatti sono chiari: le donne portano alla pace”, ha dichiarato, chiedendo maggiori finanziamenti e nuove politiche per incrementare la partecipazione femminile e gli investimenti nelle donne costruttrici di pace.
Nei documenti della Commissione è stato chiesto infine un maggiore impegno per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile per aumentare rapidamente i finanziamenti e accelerare i progressi. L’impegno comprende tre azioni chiave: affrontare l'alto costo del debito e il rischio di sofferenza del debito, aumentare i finanziamenti accessibili e a lungo termine dalle banche multilaterali di sviluppo ed espandere i finanziamenti di emergenza. Attraverso una mobilitazione equa delle risorse e un orientamento degli investimenti e delle politiche verso la fine della povertà delle donne e delle ragazze, si può transitare verso un nuovo paradigma di sviluppo centrato sul benessere delle persone e del pianeta.
di Sofia Petrarca