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Cgil, Cisl e Uil: "A sostegno delle famiglie basta bonus, più misure sul lavoro”
Politiche fiscali a favore dei nuclei familiari e misure di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro: l'appello unitario delle tre sigle sindacali per interventi pubblici strutturali.
“Il nostro Paese deve investire di più sul potenziale offerto dalle famiglie se vuole rafforzare la coesione sociale e dare una spinta ed una nuova direzione allo sviluppo”: così Cgil, Cisl e Uil in una nota congiunta per la prima volta hanno delineato una linea comune sulle politiche a sostegno della famiglia.
Le tre sigle sindacali, infatti, a margine della terza Conferenza nazionale della famiglia, organizzata dal Dipartimento per le politiche dedicato presso la presidenza del Consiglio dei ministri, con il supporto dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, il 28 e 29 settembre, hanno rilanciato il tema dello stato del welfare in Italia.
Se la tendenza registrata negli anni passati ha visto come principale assistenza ai nuclei familiari un supporto monetario, quali il bonus bebè per le famiglie a medio-basso reddito con un figlio a carico, il bonus per famiglie numerose con tre o più bambini, il bonus mamme domani, esigibile dalle donne oltre il settimo mese di gravidanza, a queste misure sono stati più di recente affiancati interventi pubblici focalizzati alla conciliazione della vita quotidiana con quella lavorativa. Un esempio ne sono i voucher per madri occupate, il bonus per il pagamento dell'asilo nido, o ancora il congedo parentale, oggi esteso a dieci mesi e pagato al 30% del salario, e il congedo di paternità di quattro giorni.
Secondo i tre sindacati dunque, le prime azioni da intraprendere in materia di welfare dovranno essere l'istituzione di un nuovo assegno familiare universale, la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali integrate con i livelli di assistenza minima sanitaria, rafforzando in questo modo la rete dei servizi al cittadino. Ancora: un piano per le non autosufficienze, una normativa quadro nazionale sulle cure a lungo termine e infine un investimento sui servizi socio-educativi da zero a tre anni, senza mai perdere di vista il fondamentale coinvolgimento di tutto il partenariato economico e sociale.
di Elis Viettone