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L’aumento dei senza dimora in Ue: sempre più donne e bambini dormono per strada
Secondo le stime della Fondazione Abbé Pierre e Feantsa, 700mila persone non hanno un alloggio dignitoso, con percentuali più alte tra i minori non accompagnati, i migranti, le famiglie povere e le persone con disabilità. 31/08/20
Circa 700mila persone sono senza dimora nell’Unione europea, con un aumento del 70% negli ultimi dieci anni. Il numero dei senza tetto è diminuito drasticamente durante la recente crisi sanitaria, grazie alle misure di emergenza per fornire rifugio ai più vulnerabili, ma rimane comunque su livelli preoccupanti. È quanto rilevano la Fondazione Abbé Pierre e l’European federation of organisations working with the people who are homeless (Feantsa) nel rapporto “Fifth overview of Housing Exclusion in Europe” rilasciato lo scorso 27 luglio. Lo studio offre una panoramica sulle condizioni delle persone senza dimora in Europa, identificando gli elementi chiave di una politica abitativa che estenda l’accesso agli alloggi a coloro che attualmente ne sono esclusi, in primis a causa degli alti costi delle abitazioni. Lo studio ha dimostrato anche che, mobilitando meno del 3% delle sovvenzioni previste nel bilancio del piano di recupero post-Covid, l’Unione europea e gli Stati membri sarebbero in grado di alloggiare immediatamente tutti i senzatetto in Europa in condizioni dignitose per un anno intero.
Ogni anno il Rapporto si concentra su un tema particolare: questa volta, la Fondazione Abbé Pierre e Feantsa hanno focalizzato la loro attenzione sulle persone in esilio, che sono sovra-rappresentate tra i senza dimora e i cui diritti fondamentali, in particolare l’accoglienza e l’accesso a condizioni di alloggio dignitose, vengono messi in discussione continuamente. Il documento rileva anche una crescita allarmante dei senzatetto tra i minori, i giovani, la comunità Lgbtiq, le donne single, i richiedenti asilo e le persone sotto protezione internazionale. I senzatetto sono stati colpiti in modo particolare dagli impatti del Covid-19, con effetti ancora da valutare esattamente, tuttavia alcuni governi in tutto il mondo hanno prontamente reagito con misure adeguate. Ad esempio, si afferma che più del 90% delle persone che dormiva per strada nel Regno Unito han avuto un posto sicuro dove stare durante i picchi del virus.
Sarah Coupechoux e Chloé Serme-Morin, autrici del Rapporto, hanno evidenziato che tali sforzi da parte dei governi hanno dimostrato che “la categoria dei senzatetto non è sistemica ma, al contrario, potrebbe essere sradicata se la volontà politica, i finanziamenti per progetti intersettoriali e le risorse umane fossero allineati sugli stessi obiettivi”.
Tuttavia, poiché l'Europa esce da una delle peggiori crisi di sempre, non è chiaro se e come i governi trasformeranno tali misure di emergenza a breve termine in soluzioni permanenti. Ministeri delle politiche abitative nei Paesi Bassi, in Galles e funzionari di Bruxelles, Lione, Parigi, Barcellona, Madrid e Londra hanno già annunciato piani per trovare soluzioni post-Covid a lungo termine a varie forme di esclusione legate all'edilizia abitativa.
Le strategie cittadine devono però essere anche adattate alle richieste specifiche dei richiedenti asilo e delle persone sotto protezione internazionale, che affrontano particolari sfide e rischi di esclusione abitativa. Il Rapporto sottolinea che le condizioni di accoglienza e di alloggio per queste categorie sono attualmente inadeguate, soprattutto nei Paesi dell'Europa meridionale. In Italia il numero di richiedenti asilo respinti sotto la procedura di Dublino è quasi triplicato tra il 2013 (2.500 persone respinte) e il 2018 (6.500). In Spagna, le domande di asilo si sono moltiplicate di 45 volte in sei anni. Le norme e le pratiche variano tra gli Stati membri dell'Unione europea, ma le caratteristiche comuni sono:
- sistemi di accoglienza per l’emergenza obsoleti e inadeguati;
- accesso a condizioni abitative dignitose ostacolato dal regolamento di Dublino e da un inasprimento delle legislazioni nazionali;
- misure inadeguate per le persone in situazioni vulnerabili (minori, vittime di violenza, persone con problemi di salute mentale);
- assenza di opzioni di alloggio per i migranti in transito.
Con rare eccezioni, come la Finlandia, i Paesi europei nel loro insieme hanno vissuto, tra il 2008 e il 2018, un’esplosione del numero delle persone rimaste senza fissa dimora: + 211% in Irlanda; + 121% nei Paesi Bassi; + 72% in Inghilterra; + 50% in Francia. In Italia la percentuale di persone senzatetto per più di due anni è aumentata dal 27,4 al 41,1%. La percentuale di quanti lo sono da più di quattro anni è passata dal 16% del 2011 al 21,4% del 2014. La stima ad oggi nel nostro Paese è di circa 50mila persone prive di dimora, ma la cifra è in costante aumento. Nell’Unione europea le disuguaglianze abitative tra famiglie povere e non povere sono in aumento: le famiglie povere hanno otto volte più probabilità di non riuscire a sostenere i costi delle abitazioni rispetto alle altre. Si tratta, comunque, di cifre che vanno prese con cautela in quanto, avverte il direttore di Feantsa Freek Spinnewijn, basate su censimenti parcellizzati.
I dati che restituiscono una situazione drammatica sono molti: in Irlanda un senzatetto su tre in un alloggio temporaneo è un bambino; in Svezia tra il 1993 e il 2017 la quota di donne tra la popolazione senza fissa dimora è passata dal 17% al 38%; in Olanda il numero dei giovani senzatetto è passato da 4mila nel 2009 a 12.600 nel 2018; in Germania le famiglie con bambini rappresentano il 27,2% dei rifugiati senza fissa dimora; in Grecia il 51% dei 3.774 minori non accompagnati è senzatetto.
di Andrea De Tommasi