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World development report: occorre sfruttare i dati per aiutare i Paesi poveri
Il nuovo rapporto della Banca mondiale evidenzia la pressante necessità a livello globale di stabilire un contratto sociale per i dati, basato su regole comuni e sui pilastri di fiducia, equità e valore. 27/04/21
Un nuovo “contratto sociale per i dati”, che ne consenta l'uso e il riutilizzo per creare valore economico e sociale, garantisca un accesso equo a quel valore e promuova la fiducia dei cittadini che i dati non saranno utilizzati in modo dannoso. È la proposta contenuta nel nuovo World development report 2021, il rapporto annuale prodotto dalla Banca mondiale incentrato per la prima volta sul ruolo dei dati per lo sviluppo. Il corposo volume, pubblicato il 29 marzo con il titolo “Data for better lives”, esamina come sfruttare appieno il valore dei dati e analizza i modelli di governance necessari per supportare la produzione e l'uso di dati che siano etici, equi, sicuri e protetti.
Il Rapporto inizia valutando come un utilizzo più efficace dei dati possa migliorare la progettazione di politiche pubbliche, programmi e forniture di servizi, nonché l'efficienza del mercato e la creazione di posti di lavoro attraverso la crescita del settore privato. In Kenya, ad esempio, i social media, i dati dei telefoni cellulari e i rapporti ufficiali digitalizzati sugli incidenti stradali a Nairobi hanno identificato le strade più pericolose, portando a miglioramenti significativi della sicurezza stradale. Ad Haiti, la tecnologia ha aiutato i coltivatori di mango a tenere traccia dei loro prodotti fino alla vendita finale, eliminando molti intermediari e consentendo loro di conservare una parte maggiore dei profitti.
Tuttavia, molti Paesi poveri hanno delle carenze strutturali che non consentono loro, ad esempio, di monitorare con precisione le finanze pubbliche, riferire sul debito estero o monitorare i loro obiettivi di sviluppo. Hanno quadri legali e normativi per i dati inadeguati. Secondo le stime citate nel documento, meno del 20% dei Paesi a basso e medio reddito dispone di moderne infrastrutture di dati come data center e ha accesso alle strutture di cloud computing. Anche dove esistono strutture nascenti di governance dei dati, la carenza delle istituzioni e la scarsità delle risorse finanziarie limitano in quei Paesi la loro effettiva implementazione e applicazione.
Il repentino passaggio al lavoro virtuale imposto dalla pandemia ha anche messo in luce un divario digitale tra coloro che hanno accesso alla tecnologia e coloro che non ne hanno, ribadendo la necessità di lavorare per rendere fruibili i telefoni cellulari e Internet anche nelle regioni povere del mondo. D’altra parte, il contenimento dei virus ha ostacolato la raccolta di dati di base in numerosi Paesi, sottolineando la necessità di investimenti in infrastrutture, sistemi di dati e capacità statistica. Il Rapporto osserva che i vantaggi del sistema di dati globale, per ora, sono sbilanciati verso i più ricchi. I Paesi a basso reddito si trovano in una posizione di svantaggio competitivo anche quando si tratta di sfruttare i benefici economici delle attività di piattaforme di gestione dei dati.
Per affrontare le disuguaglianze dei dati, il Rapporto raccomanda di dare la priorità a una migliore rappresentanza e accesso ai dati delle persone più emarginate e a migliorare la governance dei dati a livello nazionale. Raccomanda inoltre che la cooperazione internazionale armonizzi le politiche per garantire che il valore dei dati sia sfruttato a vantaggio di tutti. In particolare, il Rapporto chiede un impegno internazionale sugli accordi dell'Omc per il commercio di servizi abilitati ai dati, la riforma dei diritti di tassazione internazionale per le imprese basate sui dati, la collaborazione regionale sullo sviluppo dell'infrastruttura.
Fonte: Wdr 2021
Il World development report riconosce che quasi tutti i Paesi sono lontani dal realizzare questi traguardi e che sarà necessario un grande sforzo a livello globale. Il presidente della Banca mondiale David Malpass ha affermato che “la prospettiva dei poveri è stata in gran parte assente dal dibattito globale sulla governance dei dati e ha urgente bisogno di essere ascoltata”.
di Andrea De Tommasi