Sostenibilità sociale e transizione ecologica, italiani sensibili ma poco informati
Povertà, salute e lavoro i temi sociali ritenuti più importanti dai giovani. Scarsa fiducia negli attori pubblici, ma anche verso aziende e media. Questo il quadro tracciato dalle ricerche Eikon e YouTrend sulla sostenibilità. 17/12/24
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite è conosciuta dal 78% delle giovani e dei giovani, soprattutto grazie alla scuola (49%) e ai social media (38%), un dato nettamente superiore alla popolazione tra i 18 e i 65 anni (59%). Tuttavia, quando si parla di sostenibilità sociale (64%), solo un giovane su quattro dimostra di comprenderne il significato, anche se questo non pregiudica il loro coinvolgimento personale che tocca il 65%. Notevolmente inferiore è la fiducia che gli intervistati ripongono invece verso le proprie aziende/organizzazioni (47%) e, ancor meno, verso le istituzioni (38%).
È quanto emerge del Rapporto 2024 stilato dal Social sustainability lab di Eikon Strategic Consulting “Giovani e sostenibilità sociale”, pubblicato in occasione della Social sustainability week, tenutasi a Roma a inizio dicembre. La ricerca, condotta su un campione di duemila giovani italiani ed italiane di età compresa tra i 16 e i 34 anni, ha coinvolto in parte i cosiddetti millennials - coloro che sono diventati maggiorenni nel nuovo millennio e che, dopo una relativa stabilità, hanno vissuto l’impatto della crisi economica - e in parte la Gen Z, ovvero la generazione successiva, cresciuta in un mondo caratterizzato dalla pandemia e da crisi costanti.
I temi sociali prioritari per i giovani
Tra gli Obiettivi dell’Agenda 2030 di carattere sociale, le giovani e i giovani ritengono prioritari i Goal 1, 3 e 8, che si riferiscono rispettivamente alla lotta alla povertà, a salute e benessere, e al lavoro dignitoso. In particolare, su quest’ultimo tema il 78% ritiene che le istituzioni non facciano abbastanza per promuovere l’occupazione giovanile, anche se il 53% apprezza l’impegno verso lo smart working e il lavoro flessibile.
Tra chi lavora, il 67% percepisce un’attenzione insufficiente da parte delle aziende al benessere psico-fisico dei dipendenti. Inoltre, il 59% nota discriminazioni professionali verso le donne quando diventano madri. In prospettiva futura, i giovani mettono al primo posto nelle priorità lavorative la retribuzione (47%) e la stabilità contrattuale (41%), seguite da formazione continua e opportunità di carriera.
L’atteggiamento verso il futuro
Rispetto al futuro, gli intervistati si dividono tra ottimismo e sfiducia: il 37% ritiene di avere più opportunità rispetto ai propri genitori, mentre il 34% ne vede meno. In questo contesto, il 37% punta sulla meritocrazia e sulle proprie capacità, mentre il 22% affronta le difficoltà con fatica. Ad ogni modo permane un senso di precarietà economica e isolamento sociale.
ASCOLTA ENRICO GIOVANNINI SULLE DUE RICERCHE NELLA RUBRICA DI RADIO RADICALE “SCEGLIERE IL FUTURO”
Percezioni sulla transizione ecologica: il Rapporto YouTrend
Di tenore simile, anche se incentrato sul tema della transizione ecologica ed esteso a un campione di cittadine e cittadini italiani senza limiti di età, è il quadro delineato da “Echi. Percezioni sulla transizione ecologica”, il Rapporto 2024 di YouTrend, presentato a inizio dicembre, che mostra una crescente consapevolezza sul cambiamento climatico, anche se con una comprensione dei termini chiave disomogenea. Espressioni come cambiamento climatico e sostenibilità sono familiari al 38% degli intervistati, mentre concetti più tecnici, come transizione ecologica, restano poco compresi (39% non li utilizza mai).
Il ruolo dei media
Secondo i dati, la fiducia degli italiani verso i media è bassa e solo il 22% ritiene di essere adeguatamente informato sugli impatti climatici. I mezzi di comunicazione sono percepiti come poco etici e poco competenti e non riescono a soddisfare la domanda di una comunicazione accurata ed equilibrata: il 47% degli intervistati ritiene infatti che sottovalutino l’impatto del cambiamento climatico, mentre il 22% li accusa di esagerarlo.
Un altro dato relativo alla comunicazione che emerge dall’indagine, è quello sulle parole della sostenibilità “unificanti” o “divisive”: le tre parole più unificanti risultano essere riciclabile, sostenibile, tracciabile, mentre ecoansia quella più divisiva. Più in generale, la ricerca rileva che è la mancata conoscenza dei concetti più specifici a rendere determinate parole più divisive.