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RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE

Ridurre l'ineguaglianza all'interno di e fra le Nazioni

Pandemia e inflazione acuiscono le disparità all’interno del Paese: dal 2019 al 2021 è peggiorato l’indice di disuguaglianza del reddito disponibile e permangono elevate differenze territoriali e di genere. Anche nel resto del mondo si amplia il divario tra ricchi e poveri: il 10% di popolazione più abbiente possiede il 76% della ricchezza globale.

Notizie

Crisi climatica: per i poveri ci sono sempre meno soldi per mettersi in salvo

Da uno studio del Potsdam institute for climate impact research: poiché il cambiamento climatico incide anche sui livelli di reddito, i flussi migratori dai Paesi poveri sono aumentati meno di quanto si pensava.    2/2/23

L'aumento di temperatura, che a causa della crisi climatica innescata dall’attività umana continua a macinare record su record, sta generando una serie di impatti su tutte le economie del Pianeta. Sappiamo che i livelli di reddito influenzano i flussi migratori, e sappiamo che con l’aggravarsi del fattore climatico le persone sono più incentivate a spostarsi, dato che in molte zone rischiano la vita a causa della scarsità di risorse. Sul tema c’è però una novità.

Secondo lo studio “More people too poor to move: divergent effects of climate change on global migration patterns”, pubblicato il 17 gennaio da un team del Potsdam institute for climate impact research, il cambiamento climatico ha di sicuro aumentato il tasso di migrazione in tutto il mondo ma, almeno negli ultimi 30 anni, non al ritmo che ci si aspettava.

Il motivo è spiegato da Jacob Schewe, tra gli autori della ricerca: “Il cambiamento climatico riduce la crescita economica in quasi tutti i Paesi del mondo, ma ha effetti molto diversi se si considerano Paesi più poveri e Paesi più ricchi. In sostanza, la migrazione legata al cambiamento climatico è aumentata, ma lo ha fatto in misura minore di quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Il motivo è amaro: nei Paesi poveri, molte persone che hanno bisogno di migrare non hanno i mezzi finanziari per farlo. Non hanno altra scelta, dunque, che restare dove sono”.

In pratica le persone non possono sostenere i costi legati a uno spostamento, e questo perché la crisi climatica toglie la possibilità di tirarsi fuori dalla soglia di povertà. Un fatto che è particolarmente accentuato nel Sud del mondo. La mancanza di risorse finanziarie, inoltre, non consente a queste stesse persone di poter attivare dei processi di adattamento; tradotto: chi è costretto a restare non ha neanche come difendersi dagli impatti del cambiamento climatico.

Per rendere l’analisi focalizzata solo sui livelli di reddito, lo studio non prende in considerazione gli spostamenti causati dai disastri naturali e non tiene conto della migrazione interna (quella che avviene restando all’interno dei confini nazionali). Fatta questa fondamentale premessa, i ricercatori sostengono che “il recente cambiamento climatico abbia agito per aumentare la mobilità nelle parti più ricche del mondo – in particolare tra Paesi a reddito medio e quelli a reddito elevato - e per diminuire la mobilità nelle parti più povere”. Sono stati inoltre registrati scarsi effetti sui flussi migratori tra Paesi ricchi e Paesi poveri e, in particolare, non è chiaro se e quanto il cambiamento climatico abbia aumentato la migrazione dall'Africa o dall'Asia meridionale verso l'Europa, il Nord America o l'Australia e la Nuova Zelanda.

Guarda lo studio

 

di Ivan Manzo

 

Fonte copertina: chatdesbalkans, da 123rf.com

giovedì 2 febbraio 2023

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