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RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE

Ridurre l'ineguaglianza all'interno di e fra le Nazioni

Pandemia e inflazione acuiscono le disparità all’interno del Paese: dal 2019 al 2021 è peggiorato l’indice di disuguaglianza del reddito disponibile e permangono elevate differenze territoriali e di genere. Anche nel resto del mondo si amplia il divario tra ricchi e poveri: il 10% di popolazione più abbiente possiede il 76% della ricchezza globale.

Notizie

Inps: tasso di occupazione al massimo storico (61%), ma distante dalla media Ue

Il Rapporto pubblicato dall’ente di previdenza sociale mostra un Paese in crescita occupazionale, con grandi differenze Nord-Sud. Quasi dieci milioni i beneficiari dell’assegno unico universale.  29/9/23

Nel 2022, in Italia, si è verificato un “notevole recupero occupazionale” che ha portato al massimo storico del 61% il tasso di occupazione nel Paese. Questo è uno dei dati più rilevanti contenuti del Rapporto annuale dell’Inps, arrivato alla sua 22esima edizione e presentato a settembre. Il documento fa il punto sulla situazione occupazionale italiana, andando ad analizzare le caratteristiche del mercato del lavoro odierno, con una particolare relazione con il contesto post-pandemico.

La ripresa del mercato del lavoro

A due anni dallo scoppio della crisi pandemica, in Italia la percentuale delle persone occupate sta crescendo, e questo “riguarda soprattutto il lavoro dipendente, che si è caratterizzato per un aumento delle assunzioni e per una maggiore stabilità lavorativa”. Emerge anche un significativo incremento del lavoro privato a tempo indeterminato.

Il dato, in sé positivo, deve però essere analizzato alla luce di alcuni cambiamenti strutturali legati al mercato del lavoro in Italia. Infatti, il Rapporto evidenzia che esiste una “questione demografica” che deve essere presa in considerazione, perché “il miglioramento di alcuni importanti indicatori (tasso di attività, tasso di disoccupazione) è sempre più ‘facilitato’ dalla negativa dinamica demografica”. Secondo i dati forniti da Istat-Rfl, dal 2011 al 2023, la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) è diminuita di quasi due milioni di unità. In altre parole, dato che negli ultimi dieci anni la popolazione di riferimento sta strutturalmente diminuendo, “la costanza del numero degli occupanti è sufficiente per dar luogo a una variazione positiva del tasso di occupazione”.


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Il divario tra Nord e Sud

 Lo scorso anno al Nord il numero delle persone occupate (17,2 milioni) non solo era maggiore di quello pre-pandemia (17 milioni), ma addirittura superiore a quello precedente alla crisi finanziaria del 2008 (16,5 milioni). Al Sud invece il rapporto è invertito: la pandemia non sembra aver avuto un impatto particolarmente incisivo sul tasso di occupazione (6,2 milioni di occupati nel quarto trimestre 2022 a fronte di 6,1 milioni nel quarto trimestre 2019), ma continua invece a pesare l’eredità della crisi del 2008, visto che nel 2007 il numero degli occupati era di 6,5 milioni.

Il paragone con l’Europa

 L’Italia non regge però il confronto con il resto dell’Unione europea, dove in media il tasso di occupazione si attesta al 69,5% nel terzo trimestre del 2022. Il tasso di occupazione italiano rimane basso se paragonato a quello tedesco (77%), e inferiore anche a quello francese e  spagnolo (68%). La distanza tra la situazione italiana è quella europea deriva dal divario occupazionale Nord/Sud: infatti, se il tasso di occupazione al Nord (69% nel quarto trimestre 2022) è in linea con la media Ue, al Sud (47,1% nello stesso periodo) è nettamente inferiore.


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Redditi e inflazione

Rispetto al 2019, il numero di settimane lavorate nel nostro Paese nel 2022 è aumentato, passando da 42,9 a 43. In crescita anche il numero di assicurati, che sono passati da 25,5 milioni nel 2019 a 26,2 milioni nel 2022.

Significativo l’impatto dell’inflazione sul potere d’acquisto delle famiglie di lavoratori dipendenti e di pensionati. Infatti, un lavoratore dipendente (si escludono dal calcolo gli operai agricoli e i lavoratori domestici) nel 2022 percepiva una retribuzione media annua pari a 25.112 euro, che risulta essere un incremento del 4% rispetto ai valori del 2019. Ma tenendo conto che l’anno scorso l’inflazione si attestava all’8,1%, il documento sottolinea che “il monte complessivo dei redditi e delle retribuzioni in termini reali risulta inferiore a quello del 2019”.

Assegno unico universale

A poco più di un anno dalla sua istituzione, i beneficiari dell'assegno unico universale (Auu) hanno raggiunto quasi quota dieci milioni. La spesa complessiva per i primi dodici mesi è risultata pari a circa 16 miliardi, erogati a 5,7 milioni di nuclei familiari medi al mese, per lo più non percettori di Reddito di cittadinanza.

Leggi il Rapporto

 

di Milos Skakal

 

Fonte copertina: nikahgeh, da 123rf.com

venerdì 29 settembre 2023

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