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RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE

Ridurre l'ineguaglianza all'interno di e fra le Nazioni

Pandemia e inflazione acuiscono le disparità all’interno del Paese: dal 2019 al 2021 è peggiorato l’indice di disuguaglianza del reddito disponibile e permangono elevate differenze territoriali e di genere. Anche nel resto del mondo si amplia il divario tra ricchi e poveri: il 10% di popolazione più abbiente possiede il 76% della ricchezza globale.

Notizie

Oil: risultati insoddisfacenti su crescita economica e disuguaglianze

Un nuovo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro fotografa il percorso dei governi per raggiungere il Goal 8 che promuove una crescita duratura e un lavoro dignitoso per tutti. Il quadro che emerge non è positivo. 19/7/2019

Negli ultimi tempi qualche risultato sul fronte della crescita economica e del miglioramento delle condizioni del lavoro è stato ottenuto. Anche se la crescita globale ha risentito della crisi del 2008-09, a partire dal 2010 si è comunque attestata intorno a una media del 2% l’anno (era circa il doppio nel periodo pre-crisi). In generale, pure la produttività del lavoro è tornata a crescere, mentre è diminuito il lavoro minorile. Ma molto rimane da fare, se si vuole realizzare il Goal 8 dell’Agenda 2030, quello che mira a “promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile”. Nonché ad assicurare “la piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutti”. A tirare le somme su quanto è stato fatto - e su quanto resta ancora da fare - per raggiungere i Target previsti dal Goal 8 è l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), che ha presentato il suo ultimo rapporto dal titolo “Time to act for SDG 8: Integrating decent work, sustained growth and environmental integrity” il 10 luglio.

Ne emerge un quadro scoraggiante. Se è vero, infatti, che la crisi del 2008-09 sembra essere ormai alle spalle, molti Paesi non hanno ancora recuperato i livelli di crescita pre-crisi. Inoltre, aumentano in modo allarmante le disuguaglianze. A partire dal 2000, la crescita economica (misurata in termini di Pil pro capite) e quella della produttività del lavoro risultano essere più elevate nei Paesi a reddito medio-basso e medio-alto che in quelli a reddito basso o alto. In altri termini, si allarga la forbice tra Paesi poveri e Paesi a medio reddito. In aggiunta, i Paesi meno sviluppati non raggiungono l’obiettivo specifico previsto per loro di una crescita pari ad almeno il 7% annuo. Si tratta di dati preoccupanti secondo l’Oil che, forte della sua conoscenza del mondo del lavoro, non manca di sottolineare che una mancata, o modesta, crescita economica rende praticamente impossibile il progresso nei confronti dei diversi Target (sono 12) previsti dal Goal 8, e che riguardano tra l’altro l’occupazione, l’inclusione sociale, la tutela dei diritti dei lavoratori, la sicurezza sul lavoro. E infatti non si riduce il lavoro informale, che coinvolge più del 60% dei lavoratori di tutto il mondo, non solo nei Paesi a più basso reddito. Né si riduce il gap di genere: se il tasso di disoccupazione complessivo supera il 10% in molti Paesi, nei casi peggiori la disoccupazione femminile può attestarsi intorno al 24%.

Insieme alle donne, i disabili e i giovani rappresentano gli altri gruppi più fragili nel mondo del lavoro. I giovani, in particolare, incontrano difficoltà nel farsi riconoscere la parità di retribuzione per un lavoro di pari valore. Si tratta di problemi che coinvolgono tutti i Paesi, senza distinzione di reddito. Per esempio, la percentuale dei giovani che non studiano né lavorano (i cosiddetti Neet) è all’incirca uguale tra i Paesi a basso e quelli a medio reddito mentre è tre volte più alta per le donne che per gli uomini. Non solo: dal 2005 a oggi la percentuale di giovani Neet nel mondo è rimasta praticamente la stessa. Infine, il lavoro minorile, che come si è detto è sceso, non si è però ridotto abbastanza da permettere di sradicare il fenomeno entro il 2025, come prevede il Target specifico del Goal 8. In conclusione, ai risultati insoddisfacenti sul fronte della crescita si sommano gli insuccessi per il mancato miglioramento dell’uguaglianza e della giustizia sociale.

Secondo l’Oil questi insuccessi richiedono la definizione di un approccio diverso. Si tratta, in poche parole, di collegare i vari aspetti dell’Obiettivo 8 agli altri Obiettivi contenuti nell’Agenda 2030, allo scopo di creare sinergie e di innescare un circolo virtuoso. Il Goal numero 8 rappresenta il cuore dell’Agenda stessa e coinvolge dimensioni economiche, sociali e ambientali. Un successo sul fronte del Goal 8 può comportare una vittoria sulla povertà (Goal 1); portare a una riduzione delle diseguaglianze (Goal 10); contribuire a promuovere la pace e la giustizia, migliorando le istituzioni (Goal 16); tutelare salute e benessere (Goal 3) o ridurre le diseguaglianze di genere (Goal 5). I legami si creano anche nella direzione opposta: qualsiasi avanzamento in relazione a uno qualsiasi di questi Obiettivi costituisce una pre-condizione per l’ottenimento del Goal 8.

In relazione a questa analisi, l’Oil descrive le possibili politiche economiche ed istituzionali che potrebbero avvicinare i Paesi all’Obiettivo, rendendolo realizzabile entro il 2030. Si tratta di definire un’agenda di politiche integrate, per innescare un processo cumulativo che porti alla realizzazione dell’Obiettivo. Richiamando l’approccio che già era alla base della sua “Agenda per il lavoro dignitoso”, l’Oil chiama i Governi di tutto il mondo a rivedere profondamente l’impostazione stessa delle proprie politiche economiche e per l’occupazione. Le tradizionali politiche macroeconomiche e settoriali dovranno essere integrate e coordinate con quelle a tutela dei salari e dei redditi da lavoro; dovranno contenere misure a favore dell’innovazione e della formazione, per fare crescere la produttività; dovranno cercare di far emergere il lavoro informale. Al tempo stesso, dovranno creare, o migliorare, i meccanismi istituzionali a tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, dei loro diritti e dell’uguaglianza di genere. Ma tutto questo è necessariamente di breve respiro, sottolinea l’Oil, se i Governi non si pongono anche l’obiettivo di spezzare il legame tra crescita e sfruttamento delle risorse ambientali, promuovendo l’innovazione tecnologica e incoraggiando nuovi modelli di consumo.

di Maurizio Russo

                     

venerdì 19 luglio 2019

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